ll manager di Generali Alessio Gerbella: «L’inflazione erode i depositi. Meglio comprare titoli scontati, ma con grande potenziale di recupero».
ll manager di Generali Alessio Gerbella: «L’inflazione erode i depositi. Meglio comprare titoli scontati, ma con grande potenziale di recupero».Mercati in bilico tra la paura di una recessione dietro l’angolo e l’ansia di uscire dall’angolo degli investitori per sfuggire alla trappola dell’inflazione. «Non c’è più la scorciatoia del parcheggio sul conto dei soldi perché con un’inflazione oltre il 10% significa perdere valore senza neanche provarci». La Verità ne ha parlato con Alessio Gerbella, responsabile della linea di gestioni Family Office di Banca Generali. Da inizio anno i listini azionari perdono quasi il 20% e i bond fanno ancora peggio, come biasimare chi cerca un porto sicuro anche lasciando fermi i propri soldi? «È evidente che ci troviamo in una fase complicata dove le perdite a doppia cifra dei mercati finanziari stanno spaventando più di un investitore. D’altro canto, però, bisogna essere chiari nel riconoscere che quella di detenere i risparmi sul conto corrente è una scelta sbagliata, se non altro per un motivo ben preciso. Con un’inflazione oltre il 10%, infatti, il tasso d’interesse attualmente offerto da alcune soluzioni di deposito non sono sufficienti a compensare la perdita di potere d’acquisto. Bisogna quindi trovare ambiti d’investimento che siano davvero coerenti con il nuovo contesto di mercato e tornare a impiegare il cash in eccesso. La storia ci insegna che i mercati nel tempo sono sempre in grado di superare le crisi e quindi ci troviamo paradossalmente in una situazione di grande opportunità per comprare titoli scontati e dal grande potenziale di recupero nel medio-lungo periodo». I segnali dall’economia indicano un rallentamento della produzione e una crescita che va assottigliandosi. Con una recessione dietro l’angolo come difendersi sull’azionario? «Nonostante il quadro economico non positivo, i dati macro indicano chiaramente che ci sono opportunità interessanti anche in questa fase. Se guardiamo ad esempio agli utili delle aziende americane, questi sono ancora piuttosto positivi. Ci sono poi interi settori che possono beneficiare dal processo di rialzo dei tassi di interesse. Penso ad esempio alle banche che, soprattutto in Europa, hanno sofferto per una serie di eventi negativi concomitanti, tra i quali la guerra Russia-Ucraina e le maggiori probabilità di recessione. Attualmente le loro azioni sono molto a sconto ma possono beneficiare dal progressivo rialzo dei tassi d’interesse, del ritorno della possibilità di distribuire dividendi e dai piani di buyback di azioni proprie. Anche il mondo del tecnologico è tutt’oggi sottopesato e presenta interessanti margini di crescita. Occorre selezionare le opportunità migliori per inserirle nei portafogli ed estrarre valore». I risparmiatori italiani tipicamente sono cassettisti e amano la cedola. Con le banche centrali alle prese col rialzo dei tassi come riconoscere quando e come seguire il mondo del reddito fisso? «Così come per l’azionario, anche in campo obbligazionario si sono create opportunità di investimento molto interessanti proprio a seguito della violenza dei movimenti finora verificatisi. Basti pensare all’andamento delle obbligazioni societarie di più elevato rating, le cosiddette investment grade, che hanno accumulato perdite paragonabili a quelle delle obbligazioni più speculative, soffrendo per l’effetto combinato dell’allargamento degli spread e del deciso aumento dei tassi. Le principali banche centrali sembrano però giunte ormai al termine del percorso di rialzo dei tassi e questo crea una occasione molto appetibile per gli investitori disposti a entrare sul mercato». Cosa sta succedendo alle big tech americane e al mondo del digitale? «Si tratta di un settore che, soprattutto con l’avvento della pandemia a inizio 2020, ha iniziato a viaggiare su valutazioni molto alte. In un quadro globale di contrazione economica, è evidente quindi che una correzione sarebbe toccata anche a questi titoli. Siamo però davanti ad aziende leader a livello globale che hanno prospettive ancora molto forti. Penso ad esempio a Microsoft e Alphabet, ma anche Netflix che sta segnando una decisa ripresa. A nostro avviso il settore resta quindi sempre interessante». Negli ultimi anni le gestioni attive hanno sofferto le scarse decorrelazioni e anche tra i risparmiatori si era diffusa l’illusione di poter fare da sé con gli indici passivi. È ancora così? «No, siamo in un contesto diverso. Oggi è bene tenere a mente che i mercati non aspettano e cominceranno a guardare a vari segnali, anche deboli, di miglioramento rispetto alle condizioni attuali. In tutto questo la figura del Consulente finanziario è di fondamentale importanza proprio nel far apprezzare ai clienti le opportunità che sempre emergono da periodi negativi e che sono tanto più interessanti quanto più profonde e meno razionali sono le correzioni. E per cogliere appieno tali opportunità il ritorno a una gestione “attiva” è fondamentale perché garantisce selettività, oggi quanto mai necessaria e che è invece assente negli strumenti passivi. Infatti, mentre la negatività ha interessato diffusamente tutti gli asset finanziari, ve ne sono alcuni che esprimono più valore di altri, come ad esempio le banche o l’investment grade.
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