2022-08-25
Nietzsche moriva 122 anni fa. E oggi c’è chi vuole trasformarlo in ideologo woke
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Friedrich Nietzsche (Istock)
Il filosofo se ne andò il 25 agosto 1900. Negli anni, sono state date le più svariate interpretazioni politiche del suo pensiero. Fino a volerlo (erroneamente) spacciare per precursore delle battaglie trans.Nella tarda mattinata di 122 anni fa esatti, a Weimar, dopo un decennio passato nella tenebra più profonda, Friedrich Wilhelm Nietzsche lasciava questo mondo. L'unico, avrebbe aggiunto lui. Così, in una lettera del 30 agosto 1900, la parente Mathilde Schenk-Nietzsche scriveva a Meta von Salis: «La scorsa settimana il defunto soffrì di un catarro che poi attaccò anche il polmone. Nella notte da venerdì a sabato (24/25 agosto) fu colpito da apoplessia. Sabato mattina mio marito venne chiamato alle 8 dalla signora Förster-Nietzsche e trovò il malato che rantolava privo di conoscenza, con un lieve tremito che scuoteva i piedi e le mani; tra le 11 e le 12 esalò l'ultimo respiro. Domenica mattina mio marito partì per Röcken, su incarico della sorella del defunto, per preparare e organizzare tutto quanto concerneva la sepoltura nella tomba di famiglia dei suoi genitori [...]. La mattina presto di martedì la salma venne trasportata a Röcken».Per una tragica ironia della sorte, dopo una vita passata a stampare da sé i propri libri e a vedersi incompreso dalla propria epoca, Nietzsche aveva cominciato a essere discusso e apprezzato in Europa più o meno in coincidenza del suo crollo mentale e della sua perdita di conoscenza. Sul Novecento, secolo che simbolicamente si apre proprio con la sua morte, il filosofo avrebbe impresso il suo marchio a fuoco. Ovviamente sulla eredità spirituale legittima di Nietzsche c'è un discorso aperto e, forse, interminabile. Il suo pensiero forgiò la generazione della cosiddetta «Rivoluzione conservatrice», l'irrazionalismo primo novecentesco, poi direttamente i fascismi. Nel dopoguerra, soprattutto a partire dagli anni Sessanta, tale filiazione sarà contestata duramente. Nascerà il nietzscheanesimo di sinistra, in Italia eminentemente rappresentato da Gianni Vattimo. Ultimamente, quella declinazione in chiave libertaria del pensiero nietzscheano è stata spesso contestata, pensiamo solo al ponderoso libro del marxista Domeinco Losurdo. Ora va di moda l'ideologia woke e c'è addirittura chi si è chiesto se anche qui c'entri qualcosa Nietzsche. Lo fa, per esempio, proprio oggi, Giles Fraser sulle colonne del portale conservatore britannico UnHerd, con un articolo intitolato «How woke is Nietzsche?» (https://unherd.com/2022/08/how-woke-is-nietzsche/). L'autore si rifà alla famosa sentenza nietzscheana «non ci sono i fatti, solo interpretazioni». Scrive Fraser: «Ora, quella che una volta era un'idea astratta in filosofia è diventata inquietantemente reale. Laddove eravamo soliti ritenere che la realtà ci fornisse determinati dati, molti ora sostengono che possiamo sganciarci da quei dati e costruirci facendo riferimento alla nostra sola volontà. L'esempio ovvio è il dibattito su sesso e genere. Pensavamo che il sesso biologico fosse una specie di dato; ora, sempre più, alcuni lo considerano come qualcosa che è stato semplicemente “assegnato”».Fraser ricorda la passione dei fascisti per Nietzsche, ma chiosa: «Parte del motivo per cui i fascisti trovavano le sue opinioni così congeniali è che enfatizzava il concetto della volontà e della potenza sulla verità. Se la verità è semplicemente un esercito mobile di metafore - piuttosto che qualcosa là fuori, fisso, in attesa di essere scoperto - allora ciò che conta come verità è stabilito attraverso il potere e l'affermazione, non conl'osservazione spassionata o l'ascolto attento». Qui, spiega, «è dove Donald Trump o Boris Johnson si intersecano con la sinistra woke. Nonostante tutta la loro superficiale antipatia, condividono uno spazio metafisico molto simile».La notazione ha qualche appiglio nella storia delle idee, in effetti. L'ideologia woke pesca infatti a piene mani nella filosofia decostruzionista e post-strutturalista che proprio su una certa lettura di Nietzsche basava i suoi ragionamenti. L'idea che non esiata alcun fatto dato «in purezza», ma che la realtà si presenti sempra «striata» da meccanismi di potere è in effetti un minimo comun denominatore tra Nietzsche e la cultura woke. Ci sono però altrettanti punti di radicale disaccordo. Tanto per cominciare (e Fraser lo ricorda di sfuggita), Nietzsche detestava il vittimismo. Di più: lo smascherava come dispositivo di potere. Grazie al vittimismo, alla messa sotto processo dei forti, i «malriusciti» avevano trionfato grazie al cristianesimo. L'ideologia woke si basa esattamente su questo vittimsimo eletto a sistema, sul culto della vittima e sulla sua sensibilità. Il fatto che non esista la verità, era per Nietzsche il punto di partenza per un'etica affermativa, creatrice, anche «violenta», in un certo senso. Nessun diritto da reclamare. Secondo: il pensiero di Nietzsche è un pensiero del corpo. Un corpo certamente sempre dato storicamente, sempre attraversato da discorsi, pratiche, gerarchie. Ma comunque pensiero del corpo e sua celebrazione. Il transattivismo e l'ideologia gender rimuovono invece del tutto il corpo e affidano l'identità personale a una pura autopercezione angelicata, disincarnata. Terzo: Nietzsche ha dato precise indicazioni politiche. Si può discutere se quella dei fascismi sia stata una buona traduzione di esse, ma non c'è dubbio che egli non avrebbe mai apprezzato queste forme di democrazia radicale, questi aggiornamenti del socialismo, questa orizzontalità ostentata. Spiace per gli attivisti woke, ma dovranno trovarsi altri padri nobili.