2023-12-12
Su Netflix il gran finale di «The Crown»
True
Sei episodi, gli ultimi, verranno rilasciati su Netflix giovedì 14 dicembre, poi sarà il nulla. Niente più intrighi, niente più ricordi. Nessuna licenza poetica a giustificare gli eccessi dello show. The Crown, con la seconda parte della sesta stagione, sei puntate inedite a completare il quadro di dieci, non proseguirà oltre. La serie sceneggiata da Peter Morgan si chiuderà, e quel che resterà sarà una «lettera d’amore».La fine di un’era, di una serie, di una saga sulla quale tutto si è detto e tutto si è scritto. The Crown, che la monarchia inglese pare abbia detestato, è giunto al termine. Sei episodi, gli ultimi, verranno rilasciati su Netflix giovedì 14 dicembre, poi sarà il nulla. Niente più intrighi, niente più ricordi. Nessuna licenza poetica a giustificare gli eccessi dello show. The Crown, con la seconda parte della sesta stagione, sei puntate inedite a completare il quadro di dieci, non proseguirà oltre. La serie sceneggiata da Peter Morgan si chiuderà, e quel che resterà sarà una «lettera d’amore». L’aveva definita così, Morgan, quando la Regina Elisabetta II è morta. Aveva interrotto le riprese, «per rispetto», aveva spiegato. Ma il tempo è passato, le esigenze della serialità si sono fatte incalzanti. The Crown ha ripreso dove aveva lasciato, dove questi ultimi sei episodi condurranno lo spettatore. L’incidente fatale di Lady Diana, le sue conseguenze immense, il dolore dei figli e il tentativo a tratti goffo di barcamenarsi fra doveri e dispiaceri. Poi, Elisabetta, immensa, sempre: la decisione di legittimare l’unione fra Carlo e Camilla, le riflessioni – arbitrarie – sul futuro della corona. The Crown, con la seconda parte della sesta stagione, ha deciso di raccontare il dopo. Il dopo Diana, la rivoluzione morale che è seguita a quel «matrimonio affollato». Ha gettato le basi per la contemporaneità, accennando appena a coloro che l’avrebbero popolata. William, questa volta interpretato da Ed McVey, è un ragazzo disorientato nel grande campus dell’Eton College, Kate Middleton, il volto di Meg Bellamy, una studentessa d’arte. C’è l’avvicinarsi del Giubileo d’Oro, all’orizzonte, la dialettica complessa fra la corona e l’opinione pubblica. e c’è Elisabetta, onnipresente, il suo pensare al futuro. Se sia reale, verosimile, se sia vicino almeno in parte al sentire che è stato dell’Elisabetta Regina, è difficile a dirsi. Morgan e Netflix hanno dichiarato più volte di aver ricamato sulla storia per raccontare altro: Sua Maestà, un regno infinito, il rapporto d’amore eterno con i sudditi, con il Paese, con il mondo. Un mondo che, volente o nolente, The Crown ha contribuito a plasmare, quanto meno da un punto di vista televisivo. The Crown, ormai alle battute finali, non è stata solo una serie televisiva. È stata materia di dibattiti e discussioni, così potente da penetrare le mura altrimenti impermeabili di Buckingham Palace. I sovrani, in carne ed ossa, si sono trovati a spiegare se piacesse loro o meno quella versione romanzata. La richiesta di voli per Londra e limitrofi, per i territori della Regina, è aumentata ogni volta che The Crown è tornata in onda e spettatori più e meno affezionati si sono dati battaglia per distinguere il vero dal verosimile. Brutta, bella, fedele ai fatti o faziosa, The Crown è stata la sola a fotografare un’epoca, un regno, la donna che lo ha tenuto saldo e il suo legame unico, profondo e puro, con il popolo inglese.
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