2023-10-13
Netanyahu mostra al mondo le foto dei bambini trucidati dai terroristi
Benjamin Netanyahu (Ansa)
Il leader israeliano presenta a un commosso Anthony Blinken gli scatti dell’orrore. Poi ne mette tre anche sui social. Intanto Hamas chiama i musulmani alla «giornata della collera», mentre l’Iran e sauditi si coalizzano.«Israele non è solo», questo in sintesi è il messaggio che il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha trasmesso al ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant durante la riunione in modalità video nella quale Israele si è confrontata con gli alleati in merito alla guerra scoppiata sabato scorso con gli attacchi di Hamas. Gallant ha preso la parola per primo durante la riunione dei ministri della Difesa della Nato e a lui tutti i rappresentanti dei Paesi alleati hanno assicurato «la massima solidarietà e la ferma condanna per gli orribili attacchi di Hamas». In una nota i ministri della Nato hanno «chiarito che ha il diritto di difendersi con proporzionalità da questi atti di terrore ingiustificabili». Hanno chiesto ad Hamas di rilasciare immediatamente tutti gli ostaggi e di proteggere il più possibile i civili. Gli Alleati hanno anche chiarito che «nessuna nazione o organizzazione deve cercare di trarre vantaggio dalla situazione o di inasprirla». Il riferimento è rivolto agli Hezbollah e all’Iran che secondo Stoltenberg «non devono sfruttare la situazione». Ma nessuno si illude che queste parole saranno ascoltate. Infatti, l’Iran sta facendo di tutto per fomentare le proteste nel mondo arabo e attraverso l’ex capo di Hamas Khaled Meshaal ha rivolto un appello a tutto il mondo musulmano affinché venerdì dopo la preghiera inizino manifestazioni di sostegno ai palestinesi in modo che i Paesi vicini si uniscano contro Israele. «È necessario andare nelle piazze del mondo arabo e islamico venerdì», ha affermato Meshaal dal Qatar dove vive come un nababbo al pari di altri dirigenti l’ufficio della diaspora di Hamas. Alla Reuters poi ha dichiarato: «I popoli di Giordania, Siria, Libano ed Egitto hanno il dovere più grande di sostenere i palestinesi, perché i confini sono vicini a voi». Nel frattempo, Hamas ha trovato il tempo anche di ringraziare l’African National Congress, ovvero il partito al potere in Sudafrica e che fu di Nelson Mandela.A proposito di Paesi arabi, c’è da registrare il colloquio telefonico intercorso tra il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman e il presidente della Repubblica islamica dell’Iran Ebrahim Raisi, con il quale secondo l’agenzia stampa saudita Spa «ha discusso del conflitto militare in corso nella Striscia di Gaza e nei territori circostanti». Nel corso del colloquio, MbS ha affermato che Riad è impegnata a tutto campo ed in tal senso «ha preso contatto con tutte le parti internazionali e regionali per porre fine al conflitto in corso». Poi il principe ereditario ha ribadito la posizione del Regno in merito alla possibilità che «vengano presi di mira civili in qualunque modo contravvenendo a tutti i principi del diritto umanitario internazionale». E i diritti delle oltre 1.200 vittime israeliane, tra le quali ci sono i 100 bambini e neonati sgozzati o decapitati nei loro letti e nelle loro culle? Poi MbS ha espresso la propria preoccupazione per «le gravi condizioni umanitarie nella Striscia di Gaza e per l’impatto del conflitto sui civili». Non una sola parola (nemmeno di facciata) sugli ostaggi israeliani che evidentemente per MbS valgono zero. Stessi concetti o quasi ha espresso Ebrahim Raisi che alle agenzie iraniane ha affidato questa nota: «L’Iran e l’Arabia Saudita, in quanto due attori chiave nella congiuntura critica attuale, devono sostenere la nazione musulmana oppressa di Palestina». Poi il presidente iraniano ha affermato che la causa principale dell’attuale crisi «è la discriminazione sistematica del sistema di apartheid sionista contro i palestinesi». Ieri come previsto, si è svolto a Tel Aviv l’incontro tra il segretario di stato americano Anthony Blinken e il premier israeliano Benjamin Netanyahu con quest’ultimo che gli ha mostrato gli spaventosi video e le fotografie dei bimbi trucidati e dei loro corpi bruciati con accanto le bandiere nere dell’Isis e le copie del Corano lasciate accanto alle vittime come monito dai jihadisti palestinesi (alcuni dei terribili scatti sono stati condivisi sull’account X ufficiale del primo ministro israeliano). Chi ha avuto la possibilità di seguire la conferenza stampa ha notato come Blinken, ebreo, sia rimasto scosso da quanto visto, tanto che lo si sente dire più volte a Netanyahu «mi dispiace, mi dispiace, condoglianze». Durante la conferenza stampa congiunta Blinken ha affermato che «Hamas non ha interesse del popolo palestinese, non rappresenta il suo futuro, il suo unico obiettivo è distruggere Israele e uccidere gli ebrei. Israele ha diritto di difendersi e garantire che tutto ciò non avvenga. Noi democrazie difendiamo gli stessi valori anche davanti al terrore». Stessi concetti espressi dal ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani all’omologo israeliano Eli Cohen attraverso su X: «Ho appena rinnovato la piena solidarietà del governo per l’atroce attacco subito da Hamas. Israele è un Paese amico, che ha diritto di difendersi». Ieri è intervenuto nuovamente sulla guerra Donald Trump che a Fox News si è lasciato andare a considerazioni molto pesanti contro il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant definito «un idiota». Poi, non contento, durante un comizio in Florida Trump ha rincarato la dose: «Gli israeliani hanno un ministro della Difesa, o qualcosa del genere, che dice: “Speriamo che Hezbollah non ci attacchi da Nord”. Così la mattina dopo lo hanno attaccato. Se uno ascolta questo idiota, attacca da Nord perché lui ha appena detto che quello è un punto debole». Parole quantomai inopportune. Infine, ieri ha parlato anche Recep Tayyip Erdogan, affermando che «invece di abbassare la tensione, gli Usa gettano benzina sul fuoco mandando navi da guerra nel Mediterraneo».
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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