2021-05-23
Nessuno dà voce ai preti contro il bavaglio
Il vescovo di Rimini, Douglas Regattieri (Ansa)
Il vescovo di Rimini, Douglas Regattieri, boccia il ddl Zan: «Forti perplessità, il testo cancella la differenza tra uomo e donna». Si tratta della posizione dominante nella Chiesa, ma sotto ai riflettori mediatici finiscono solo le aperture (fraintese) di Gualtiero Bassetti.«Non possiamo esprimere che forti perplessità e dubbi». Nel linguaggio ecumenico dell'altare quello che risuona fra le navate è un no. Un no al ddl Zan, educato ma irremovibile, che molti sacerdoti sussurrano ma che Douglas Regattieri vescovo di Rimini, pronuncia senza paura. Lo fa con una lettera ai fedeli della sua diocesi mettendo nero su bianco il vade retro. E prende le distanze dalle parole di velluto («Andrebbe corretto più che affossato») del presidente della Conferenza episcopale Gualtiero Bassetti, volutamente male interpretate dal circo mediatico arcobaleno.Quell'uscita ha fatto molto rumore oltre le mura leonine perché non rappresenta con sufficiente vigore la contrarietà della Chiesa al disegno di legge contro l'omotransfobia che in corso d'opera è diventato un bavaglio alla libertà di espressione. Regattieri ristabilisce i punti cardinali del discorso. «Qui non si tratta solo di opporsi alla violenza nei confronti delle persone in ragione del loro orientamento sessuale; questo già è previsto dalla Costituzione. Il testo va oltre e induce a ritenere che il solo pensare ed esprimersi diversamente potrebbero apparire come una istigazione e una discriminazione, quindi possano esporre all'accusa di omotransfobia». La perplessità è identica a quella del mondo cattolico non politicamente succube del progressismo di facciata e rispecchia la diffidenza di quei laici (in Parlamento e nella società) che hanno a cuore le libertà costituzionali.Nella lettera il vescovo di Rimini è più evangelico di molti suoi timidi colleghi e si richiama a quel «Il vostro parlare sia si, si, no, no; il di più viene dal maligno» che ci arriva direttamente da Gesù Cristo nel Vangelo di Matteo. Ci sono momenti nei quali il compromesso e la trattativa generano confusione e aprono praterie per chi cavalca il marketing del pensiero unico. Certe battaglie vanno combattute a viso aperto e Regattieri lo dimostra. «Nella definizione dei termini» continua, «pare ci sia una pericolosa sovrapposizione della dimensione soggettiva con quella oggettiva. Questo è evidente soprattutto quando il ddl Zan definisce l'identità di genere, cioè “l'identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrisponde al sesso, indipendentemente dall'aver concluso il percorso di transizione"».Rifacendosi a un recente editoriale di Avvenire firmato dalla storica del pensiero moderno e femminista Francesca Izzo, il vescovo si chiede se sia progresso consentire di dichiararsi donna o uomo in base alla propria percezione soggettiva annullando il sesso. «L'espressione identità di genere mira chiaramente ad annullare la differenza, il dualismo uomo-donna» conclude l'alto prelato, «a vantaggio di un'auto percezione individuale tesa a cancellare la differenza sessuale, a creare una confusione antropologica che confonde e sicuramente lede il principio di condivisione, reciprocità uomo-donna, su cui si fondano la famiglia e l'educazione. Anche solo a partire da queste poche osservazioni, sul ddl Zan non possiamo esprimere che forti perplessità e dubbi». La bocciatura in piena regola arriva dalla strada della parrocchia e smonta l'ambigua costruzione di un consenso fondato sull'equivoco cavalcato dalla sinistra arcobaleno. L'entusiasmo per il presunto allineamento della Chiesa era già stato raffreddato dalla stessa Cei che nei giorni scorsi aveva corretto le parole del cardinal Bassetti ricordando una nota ufficiale del mese scorso, nella quale veniva ribadita la ricchezza delle differenze di genere. Lo stesso papa Francesco era stato chiaro quattro anni fa, e pur condannando ogni discriminazione nei confronti del mondo Lgbt aveva scandito: «È impossibile negare l'apporto della cultura moderna alla riscoperta della dignità della differenza sessuale. Per questo è sconcertante constatare che ora questa cultura appaia come bloccata da una tendenza a cancellare la differenza invece che a risolvere i problemi che la mortificano. La differenza non è solo una ricchezza ma è parte del disegno di Dio».Difficile equivocare, ma ci hanno provato. La Chiesa italiana non ha alcuna intenzione di seguire quella tedesca nella sua acritica condiscendenza nei confronti di un provvedimento liberticida e di quella spagnola che ha dovuto subìre leggi improntate alla distruzione della famiglia tradizionale. Negli ultimi dieci anni la cattolica Spagna, oltre a legalizzare il matrimonio gay, ha spinto sulla ricerca delle cellule staminali embrionali, ha imposto sui certificati di matrimonio la sostituzione di moglie e marito con sposo A e sposo B. E al culmine della deriva ha approvato la concessione dei diritti umani (su proposta del leader socialista Josè Luis Zapatero) alle grandi scimmie come scimpanzè, gorilla e oranghi. L'obiettivo del laicissimo Pd di Enrico Letta e dell'allegra costola del Movimento 5 stelle è evidente. Anche per questo si attende con grande curiosità l'intervento di papa Francesco domani all'Ergife, all'assemblea generale della Cei. Sul disegno di Dio non c'è margine per scherzare.