2019-06-30
Nessuno può giudicare Palamara. Il pm vuole ricusare il suo giudice
Martedì il magistrato dovrà difendersi davanti al Csm e al procuratore Riccardo Fuzio. Ma i suoi avvocati chiederanno la rinuncia del consigliere Ardita: «Sarà nostro teste». E se si dimettesse, tutto sarebbe rimandato a ottobre.Al Consiglio superiore della magistratura stanno per iniziare le danze. Martedì, davanti alla sezione disciplinare, il sostituto procuratore Luca Palamara dovrà difendersi dalle accuse del procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, suo vecchio amico, il quale ha chiesto per il magistrato accusato di corruzione la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. Ma la disciplinare ogni giorno perde un pezzo. Il vicepresidente del Csm, David Ermini, e i consiglieri Marco Mancinetti (della corrente centrista Unicost) e Giuseppe Cascini (del cartello di sinistra Area) hanno deciso di astenersi. A sostituirli il laico in quota 5 stelle Filippo Donati e i togati Sebastiano Ardita (della corrente di Piercamillo Davigo, Autonomia e indipendenza) e Giovanni Zaccaro (Area). I tre astenuti erano stati chiamati in causa dalle intercettazioni di Palamara.Ora arriva un'altra sorpresa: la difesa di Palamara, guidata dagli avvocati Benedetto e Mariano Buratti, ha chiesto anche l'astensione di Ardita. Il motivo? Come abbiamo raccontato, il procuratore aggiunto di Catania sarebbe stato particolarmente attivo nel perorare l'esposto firmato dal pm romano Stefano Fava contro i suoi superiori, Giuseppe Pignatone e Paolo Ielo. Avrebbe incontrato più volte lo stesso Fava per discuterne, e anche grazie al suo impegno, il grande accusatore sarebbe stato convocato al Csm per il 2 luglio (appuntamento annullato dopo l'esplosione del caso toghe sporche). «(…) in Prima commissione per fortuna che c'è Sebastiano Ardita», aveva detto Palamara.L'astensione, secondo gli avvocati, dovrebbe avvenire per «motivi di opportunità», visto che Ardita è «più volte evocato nelle intercettazioni» e «potrebbe assumere la veste di testimone» sia a Perugia sia nella fase dibattimentale al Csm. L'avvocato Benedetto Buratti ammette: «L'esposto? Potrebbe essere l'argomento sul quale far deporre Ardita».La denuncia di Fava viene considerata dagli inquirenti perugini una polpetta avvelenata, e per questo il magistrato è stato accusato di favoreggiamento. Ora la difesa di Palamara intenderebbe dimostrare, grazie alla testimonianza di Ardita, la plausibilità dell'esposto e dei suoi contenuti. Ma il consigliere di Ai, dopo le dimissioni dal Csm di altri due pm del Consiglio (Luigi Spina e Antonio Lepre), è l'ultimo inquirente a rimanere disponibile per la disciplinare. Se dovesse rinunciare, lascerebbe senza pubblici ministeri la sezione, e per questo bisognerebbe attendere le elezioni suppletive di ottobre che permetteranno di rimpiazzare i dimissionari.Dopo l'astensione di Ermini, a fare le veci del vicepresidente sarà il laico grillino Fulvio Gigliotti, avvocato catanzarese; della sezione fanno parte anche Davigo e Paola Maria Braggion (in quota Magistratura indipendente).Palamara, nelle intercettazioni, aveva chiamato in causa Mancinetti e Cascini sulle presunte fughe di notizie sull'inchiesta perugina per corruzione: «Se io le vado a fa' 'ste dichiarazioni saltano in aria sia Cascini che Manci… cioè quelli poi si devono dimette' […] eh perché se io vado a dì che c'ho avuto colloquio con Cascini su questo o con Mancinetti che sapeva, che andava in giro a dire 'ste cose (…)».Nella memoria difensiva di Palamara, a proposito delle accuse di rivelazione e utilizzo di segreti d'ufficio, è evidenziato che la notizia dell'indagine non era più riservata a causa di diversi articoli di stampa sul caso. A conferma delle dichiarazioni di Palamara i legali hanno depositato le chat intercorse tra il loro assistito, Cascini e il pm romano Sergio Colaiocco (di Unicost).Ieri, per evitare ogni dietrologia, Cascini ha fatto sapere che dietro la sua astensione non ci sono motivi reconditi o imbarazzanti: «L'ostensione integrale degli atti, che auspichiamo avvenga nel rispetto della legge nella maniera più rapida e completa possibile, dimostrerà l'infondatezza e la pretestuosità di ogni insinuazione», ha dichiarato, evidenziando che a consigliargli l'astensione sono stati i vecchi rapporti con Palamara (hanno guidato insieme l'Anm dal 2008 al 2012) e il fatto di essere stato titolare delle indagini su Piero Amara e Fabrizio Centofanti, «dalle quali ha avuto origine il procedimento penale della Procura di Perugia nei confronti di Luca Palamara».Ma non è solo Cascini a chiedere l'«ostensione» di tutte le carte dell'inchiesta. Anche la corrente di Magistratura indipendente, la più danneggiata dalle fughe di notizie, ha il medesimo desiderio. Si legge in una nota: «Riteniamo doveroso che il Csm, previo nulla osta della Procura di Perugia, ove necessario, proceda alla pubblicazione di tutti gli atti e che i magistrati sappiano tutto quello che vi è in quelle intercettazioni essendo questo l'unico modo per fugare il dubbio, sempre più consistente, che tutto ciò che è accaduto ha avuto finalità più di natura politica che giudiziaria». Nel comunicato si chiede anche di sapere perché «ben tre componenti della sezione disciplinare del Csm si siano astenuti» e si sostiene che «le ragioni delle astensioni debbano essere rese pubbliche».Poi, come questo giornale ha più volte sottolineato, si evidenzia «la stranezza del fatto che, all'improvviso, non si sappia più alcunché delle intercettazioni pur avendo, nei giorni scorsi, i soliti quotidiani annunziato ulteriori rivelazioni anche su altri consiglieri coinvolti».A quanto risulta alla Verità l'ex segretario di Mi, Antonello Racanelli, ha chiesto ai vertici della Procura di Roma di fare approfondimenti sulle fughe di notizie che hanno azzoppato la sua corrente. «Non posso dare informazioni sulla mia iniziativa. Sono vincolato al segreto d'ufficio», ha svicolato il procuratore aggiunto di Roma.