2022-04-16
Nell’uovo c’è l’inflazione. Rincari medi del 10% e turismo -30% sul 2019
La Confcommercio stima in aprile una contrazione del Pil dello 0,5%. Una ricerca: nelle feste spenderemo 100 milioni in più per gli acquisti. Solo perché tutto è più caro.Per i credenti è Pasqua di resurrezione, per tutti è d’inflazione. L’Istat ha dato una limatina dello 0,2%, ma sempre roba che non si vedeva da 30 anni è: il 6,5% l’aumento dei prezzi. Per la Confcommercio e appena migliore: 6,3 %, ma gli altri dati sono pessimi. Stima l’associazione che ad aprile il Pil diminuirà dello 0,5% il che porta il dato su base annua al 2,9%. Dunque le previsioni del Def sono fuori scala. La ragione sta nei consumi che non vanno: salgono del 4,8%, ma quelli per l’acquisto di beni precipitano del meno 3,9 a causa dei prezzi in esplosione e lasciano comunque ancora un gap rispetto al 2011 di quasi 12 punti.Parlare di stagflazione non è un’eresia. Il settore che continua a soffrire è il turismo: con i consumi che restano ancora al di sotto del 30% rispetto al 2019. Per sapere che va così basta andare a fare la spesa. Difficile guardare in faccia la realtà: così circola la solita statistica benaltrista. Si spende di più, ma gli italiani sono felici di comprare roba di casa nostra perché il carrello della spesa vale 8,7 miliardi di made in Italy con gli spumanti e vini Doc a gonfiare gli scontrini. Sicuri? Si torna dal Vinitaly, celebrato in settimana, con una certezza: il vino, anche al supermercato, aumenterà tra il 10 e il 20%. È uscita anche qui la solita ricerca: spenderemo per gli acquisti di Pasqua 100 milioni in più. Misurando i prezzi all’origine si può capire dove si va a parare. Il latte ha oggi un costo di produzione di 56 centesimi: inevitabili i 2 euro tra una settimana. La farina ha fatto un altro più 30%, il pane a 7 euro al chilo di media non è un azzardo. A Milano c’è già chi lo fa solo su prenotazione per evitare sprechi. La carne aumenta del 6%, l’agnello che va di moda in questi giorni (si consuma nella settimana Santa il 40% di carne ovina dell’intero anno: 4.500.000 di chili) è rincarato del 13%. Limitandoci alla Pasqua la prima sorpresa- è un classico - arriva dalla pompa di benzina: ritocchi tra 1 e 3 centesimi con prezzi che oscillano 1,767 e 1,770. Il record del rialzo spetta al pesce; ha fatto un 20% in più in settimana seguito - è stima della Cia confederazione italiana agricoltori - dalla verdura più 17%, dalla pasta più 12% e dalla frutta più 8 % con un rincaro medio dei generi alimentari del 10%. Siamo a tre punti e mezzo sopra la stima dell’Istat. La Coldiretti aggiunge tra i rincari monstre quelli dell’olio di semi al 23%, il burro al 17,4%. Perfino i gelati costano il 6,5% in più e non siamo al clou della stagione. Dietro questo scenario di continui aumenti si celano comportamenti delle imprese non sempre correttissimi. È ormai consolidata la pratica della «shrinkflation» e cioè diminuire la quantità di prodotto lasciando invariato il prezzo, ma pare che sulle colombe - il dolce tradizionale che è preferito dagli italiani rispetto alle uova di cioccolata - si sia esagerato. Così l’Unione nazionale consumatori ha chiesto all’Antitrust d’indagare. La faccenda è semplice: le colombe si vendono da un chilo o da 750 grammi. Ma ora vengono confezionate tutte allo stesso modo. Un trucco usato anche per le mozzarelle e per il caffè. Sarà per questo che Ixe-Coldiretti interpellando gli italiani hanno scoperto che 4 famiglie su 10 quest’anno i dolci se li fanno in casa. E però le uova di cioccolata hanno una sorpresa, l’unica lieta in questo periodo: sono diminuite di prezzo. In media costano il 4% in meno mentre le colombe sono aumentate dell’8 e le uova, ma quelle di gallina, del 10%. Stando così il bollettino della «guerra dei prezzi» anche le entusiastiche previsioni sul turismo che fa boom appaiono fuori luogo. Si sa che si muoveranno in 14 milioni, ma questo dato va incrociato con la previsione di chi pranza fuori casa per Pasqua: uno su 10, tant’è che i ristoranti costretti comunque a rialzare il conto in media del 12% non sperano nella ripresa. Forse quella cifra dei vacanzieri pecca d’ottimismo. Le città d’arte sembrano confortate da un parziale ritorno di tedeschi e francesi - si stima un milione di pernottamenti, il 36% di stranieri - ma nelle località dove si vedevano americani, russi cinesi e giapponesi che spendono tanto - dalla Versilia a Venezia, dalla Costa Smeralda ai laghi - di ripresa del turismo non se ne parla. Per Assoturismo arriveremo a 4,7 milioni di pernottamenti che sono ancora largamente al di sotto dei 6,1 milioni della Pasqua 2019. Una boccata d’ossigeno arriva per gli agriturismo che aspettano circa 300.000 pernottamenti, il 90% d’italiani. Comunque anche in albergo si pagherà di più. L’Italia è il Paese che ha ritoccato maggiormente al rialzo le tariffe: nei tre stelle siamo al 23%, i 4 stelle crescono del 20%, i cinque stelle hanno rincari del 47% e le tariffe medie vanno da un minimo di 102 a un massino di 307 euro a notte e sono mediamente più care del 15% rispetto al resto d’Europa. A tutto questo si aggiunge il caro traghetti - aumenti medi del 30% in vista - che proietta una nuvola nera su Sardegna, Sicilia, Elba e arcipelaghi dove anche per questa estate il sole è color crisi.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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