Almeno cinquantamila professori, fra quelli bocciati all'esame previsto dalla riforma della scuola, tornano in cattedra come supplenti. Non hanno superato il concorso per selezionare i docenti di ruolo, però insegneranno. A rimetterli al loro posto, lo stesso Ministero dell'Istruzione che li aveva bollati come «non idonei», dopo averli formati, oltretutto, preparandoli all'abilitazione con tirocini a pagamento. Impartiranno lezioni e valuteranno gli alunni, nonostante siano i primi a non aver superato un test.
Ma non c'era altra soluzione: senza di loro l'anno scolastico non sarebbe potuto partire. La Buona scuola di Renzi anche su questo punto ha mancato il bersaglio. L'obiettivo era eliminare le supplenze, che invece saranno tante quante gli anni scorsi. Le assegnazioni sono ancora in corso ma, quando saranno terminate, si prevedono almeno 80.000 precari in cattedra (nel 2015 erano 83.000, ma le stime più pessimistiche parlano di 100.000 per quest'anno). E la maggior parte dei supplenti verranno pescati dalle graduatorie in cui sono rientrati tutti quelli che il concorso non lo hanno superato. I dati - al momento proiezioni di un fenomeno in divenire - li fornisce Uil Scuola e li confermano le analisi dei sindacati Gilda e Anief. Al cosiddetto «concorsone», nella speranza di ottenere il posto fisso, «si sono iscritti 165.000 docenti, tutti già in possesso di abilitazione e molti con anni d'insegnamento alle spalle. Di questi, il 76% ha effettivamente partecipato alle prove, vale a dire circa 125.000 persone», spiegano dalla Uil. Gli esami però sono andati male.
Da un lato, i ritardi con «le commissioni di valutazione che sono ancora al lavoro e non si sa quando termineranno». Dall'altro, i tantissimi respinti «con una media nazionale di professori giudicati impreparati che si aggira intorno al 55%, solo agli scritti», spiegano ancora dalla Uil. I docenti stoppati al concorso sono circa 70.000. Molti dei quali stanno tornando al lavoro.
Oltre al numero di supplenze «fisiologiche», infatti, a causa dei ritardi nel concorso molti dei posti vacanti (63.000) per cui il ministero aveva indetto la selezione, non sono stati coperti in tempo per il suono della campanella. A questo punto, i bocciati diventano il principale bacino da cui attingere. «Si tratta di docenti che aspiravano al posto fisso, che sono già in possesso dell'abilitazione. Lo Stato aveva già riconosciuto loro capacità e possibilità d'insegnare: si ritiene dunque che non siano tutti asini» spiega Pino Turi segretario Uil Scuola. Per i sindacati «è l'intera impostazione del concorso ad esser sbagliata, perché il ministero ha lavorato in modo frettoloso e senza mai fare autocritica».
Intanto in Lombardia, come in molte altre regioni, la maggior parte delle scuole viaggia ancora ad orario ridotto, i posti vacanti sono circa diecimila con punte (come nel Bresciano, 20%) di organico da assegnare ai supplenti (fonte Gilda).
E poi ci sono i paradossi, come a Genova, dove 17 professori di tecnologia, tutti bocciati alla prova scritta, torneranno in sella grazie al ripescaggio. Dei 160 che aspiravano al posto fisso, per quella materia, solo due sono stati ammessi all'orale e ancora lo devono sostenere: le cattedre, dunque, sono tutte scoperte. La vetta di surrealtà la riferisce il blog Orizzonte scuola: un preside ha affidato la supplenza a un insegnante che lui stesso aveva bocciato, in qualità di commissario, al concorso di pochi giorni prima.