2019-03-19
«Nel sangue di Imane cadmio e antimonio in quantità anomale»
La Procura: «Questi parametri da soli non spiegano la morte. Entro giovedì verranno effettuati i test sulla radioattività».Cosa ha ucciso Imane Fadil, testimone del caso Ruby? Risposte certe non ci sono, ma si aggiungono tasselli alle indagini per omicidio volontario. Il sospetto è che qualcuno abbia avvelenato la modella marocchina di 34 anni. Con quale sostanza? Questo è il bandolo da cui dipanare la matassa, un bandolo che sfugge. Il procuratore di Milano, Francesco Greco, ha spiegato che «dagli esami sui liquidi biologici effettuati sono stati trovati livelli superiori rispetto alla norma di antimonio e cadmio». Tuttavia non si tratterebbe di quantità mortali, anche se rappresentano un'anomalia da approfondire. Infatti i risultati dei test effettuati dall'Istituto Maugeri di Pavia hanno riscontrato cobalto, cromo, molibdeno, nichel, antimonio e cadmio, ma comunque al di sotto dei livelli di tossicità. Tali sostanze diventano però letali in forma radioattiva.Per accertare la radioattività bisogna attendere l'autopsia, che verrà probabilmente effettuata tra giovedì e venerdì. Infatti la presenza di metalli pesanti nel sangue non è sufficiente per stabilire la causa del decesso, e neppure per determinare la presenza di elementi radioattivi. «Ci sono dei metalli, ma non si conosce l'isotopo», precisa il pm Luca Gaglio, titolare insieme al procuratore aggiunto Tiziana Siciliano del fascicolo. Scendendo nello specifico, l'antimonio ha dato «a un esame sommario su campioni di sangue già lavato» un risultato di 3 (I valori nella norma vanno da 0,02 a 0,22) e il cadmio urinario di 7 (la forbice è 0,1-0,9). Oltre a cadmio e antimonio è stata riscontrata la presenza di molibdeno, cobalto, cromo urinario e cromo del sangue. Ma sono tutti parametri che nulla dicono sulla pericolosità degli elementi stessi, fino a quando non si conoscerà il valore dell'eventuale radioattività dei metalli. Greco ha comunque ridimensionato le voci che parlavano di esami sulle urine positivi: «Dopo la morte ci sono stati dei controlli in ospedale con il contatore Geiger che hanno dato esito negativo, ma forse su questo si è creata una leggenda».Per questo è necessario procedere con l'esame autoptico, al quale presenzieranno anche i Vigili del fuoco, che hanno un addestramento specifico e la strumentazione adeguata per il rischio di radiazioni. Si partirà dall'estrazione di alcuni campioni, ovvero dai carotaggi di fegato e reni. L'autopsia è stata affidata a un pool di esperti guidati dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo, che dirige il laboratorio di antropologia e odontologia forense della Statale di Milano.Non si può neppure escludere che Imane Fadil si sia spenta per cause naturali, anche se tutti gli accertamenti svolti all'Humanitas non hanno riscontrato patologie. Durante il ricovero la paziente è stata infatti testata per moltissime malattie: dalla leptospirosi, scartata, ai linfomi e ad altri i tumori ematologici, fino alle sindromi autoimmuni. Risultato: nulla. Anche i test sull'avvelenamento, fatti al Niguarda il 26 febbraio, hanno dato esito negativo. Resta il fatto che la giovane donna ha detto al fratello e all'avvocato: «Mi hanno avvelenata».Ma l'autopsia potrà chiarire i dubbi? Non è affatto scontato, come spiega Angelo Del Sole, professore di Diagnostica per immagini all'Università degli studi di Milano e direttore della struttura di medicina nucleare dell'ospedale San Paolo: «Se è stata uccisa e se la strategia usata è stata l'avvelenamento con sostanze radioattive, questo presunto omicidio potrebbe essere qualcosa di molto vicino al delitto perfetto. Il problema è che non esiste un marker in grado di indicare con assoluta certezza che la causa di un decesso è stata la radiazione». È quindi probabile che l'autopsia riesca ad accertare «la condizione patologica che ha portato alla morte, ma non a identificare con esattezza l'agente che l'ha provocata». Secondo il professore, nel caso sia stata usata questa tecnica, «è assai plausibile che chi lo ha fatto sia qualcuno di molto competente sull'argomento e che di conseguenza avrà scelto anche le sostanze radioattive a emivita più breve, ossia meno facilmente rilevabili a distanza di numerose settimane dall'esposizione». Bisogna infatti ricordare che la modella marocchina, morta il primo marzo, è stata ricoverata a fine gennaio, cioè circa un mese e mezzo fa. Forse è già passato troppo tempo.Ma come potrebbe essere stata contaminata? «È sicuramente una condizione che non può insorgere per un evento accidentale», spiega il medico nucleare, «nei casi di avvelenamento, la radioattività viene inserita per via iniettiva, operazione che esige tuttavia uno stato di incoscienza della vittima, o più facilmente per via aerodigestiva, tipicamente attraverso una bevanda».Intanto il corpo è «blindato» all'obitorio di piazzale Gorini. Dove è stato fatto divieto a tutti, compresi i parenti, di avvicinarsi. Questo per una doppia precauzione: per non contaminare il corpo, ma anche per evitare qualsiasi rischio per chi entra in contatto con la salma. E comunque le indagini non si limitano ai test scientifici, proseguono anche in modo «tradizionale»: si passano al setaccio i dati del cellulare per ricostruire telefonate, messaggi e gli ultimi spostamenti. Intanto Greco ha chiarito un altro giallo, spiegando che l'Humanitas non ha comunicato nulla agli inquirenti fino alla morte della modella. Ecco perché gli investigatori non l'hanno potuta interrogare. La notizia della morte, ha detto il magistrato, è stata data alla Procura dall'avvocato della giovane «che ha anticipato la comunicazione dell'ospedale». Ieri il direttore sanitario è stato sentito per tre ore dagli inquirenti. Gli investigatori stanno battendo tutte le possibili strade: ma la fine di Imane Fadil, diventata la teste chiave del processo sulle cene ad Arcore, resta per ora un mistero.
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