2020-12-03
Nel piano vaccini di Speranza nulla è sicuro
Il ministro in Parlamento promette dosi gratis per tutti, efficienza e chiarezza. Peccato che sull’obbligatorietà il governo si contraddica e non abbia il minimo controllo su tempi e risultati. E anche sulle quantità e sulla logistica siamo al libro dei sogniFinalmente anche l’Italia ha un piano di vaccinazione contro il Covid. Meglio tardi che mai, visto che diversi partner europei - Germania e Francia in primis - hanno rivelato i dettagli operativi in largo anticipo rispetto al nostro Paese. Quella presentata ieri in Parlamento, a detta dello stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, sarà una campagna di vaccinazione «imponente e richiederà un sforzo senza precedenti». Sono otto gli assi su cui si basa il piano illustrato dal ministro. 1 L’acquisto del vaccino sarà centralizzato e il farmaco verrà somministrato gratuitamente a tutti. «Il vaccino è un bene comune, un diritto che va assicurato a tutte le persone, alle donne e agli uomini, indipendentemente dal reddito e dal territorio nel quale ciascuno vive o lavora», ha spiegato Speranza in Aula.2 L’Italia ha opzionato 202.573.000 dosi di vaccino e, dal momento che la vaccinazione richiede due dosi, questo quantitativo dovrebbe essere sufficiente a coprire tutta la popolazione.3Le uniche due date (quasi) certe riguardano l’autorizzazione prevista dall’Agenzia europea del farmaco per il vaccino Pfizer-Biontech (29 dicembre) e per quello sviluppato da Moderna (12 gennaio). 4Il ministero ha individuato tre categorie che riceveranno prioritariamente il vaccino. Si tratta degli operatori socio-sanitari (1,4 milioni di persone), dei residenti e del personale dei presidi residenziali per anziani (570.000) e delle persone in età avanzata. Su quest’ultima categoria il ministro ha sciorinato alcune cifre, affermando però in maniera piuttosto generica che «alcune di queste […] naturalmente saranno le prime a ricevere il vaccino» senza specificare però quali. Si parla di 4,4 milioni di over 80, mentre sono ben 13,4 milioni gli italiani tra i 70 e i 79 anni. Infine, si contano 7,4 milioni di persone con almeno una comorbilità cronica. 5 La logistica dipenderà dalla tipologia di vaccino. Per quanto riguarda i farmaci che richiedono la catena del freddo estrema - dunque quello Pfizer - la consegna avverrà da parte dell’azienda produttrice direttamente presso i 300 punti vaccinali già condivisi con le Regioni e le Province autonome. Per quelli che necessitano della catena del freddo standard (2-8 gradi), ci sarà un sito nazionale di stoccaggio (hub) e una serie di siti territoriali di secondo livello (spoke). Quest’ultimo processo avverrà con il coinvolgimento delle Forze armate. 6La governance del piano di vaccinazione sarà assicurata da un coordinamento tra il ministero della Salute, la struttura del commissario straordinario Domenico Arcuri, le Regioni e le Province autonome. Tuttavia, la fase iniziale prevede una «gestione centralizzata», pertanto almeno in questa primo step il ruolo degli enti locali risulterà fortemente ridimensionato rispetto a quanto avviene, per esempio, nel caso della vaccinazione antinfluenzale.7Verrà attivato un «moderno sistema informativo» in grado di «gestire in modo efficace, integrato, sicuro e trasparente la campagna di vaccinazione». 8 Il ministero garantirà una «efficace farmacosorveglianza» allo scopo di «assicurare il massimo livello di sicurezza» attraverso il monitoraggio degli «eventuali eventi avversi ai nuovi vaccini».Nonostante i toni trionfalistici, il piano annunciato ieri da Speranza presenta una serie di punti oscuri. Il primo dubbio riguarda l’iter autorizzativo, vero e proprio collo di bottiglia. Il ministro ha precisato in apertura del suo discorso che al momento «nessun vaccino è stato approvato né dall’Ema né dalla Fda (il regolatore americano, ndr)», e che i contatti sottoscritti dalla Commissione europea rappresentano il «best scenario e sono ovviamente subordinati ai processi autorizzativi». Tradotto in parole più semplici: se qualcosa va storto, a saltare sarà l’intero piano. Non c’è chiarezza poi sulla durata della copertura del vaccino («Non vi è ancora evidenza scientifica sui tempi esatti di durata dell’immunità prodotta») e sul fatto che chi riceve il farmaco possa risultare o meno contagioso. Riguardo al numero di dosi, i calcoli di Speranza appaiono quantomeno ottimistici. La cifra complessiva riportata contempla infatti tutti e sei i vaccini per i quali Bruxelles ha sottoscritto un contratto. Ma se si considerano solo i due finora più «certi» (Pfizer-Biontech e Moderna), la platea si riduce a 37,7 milioni di dosi, sufficienti per vaccinare «appena» 18,8 milioni di italiani. La logistica rappresenta naturalmente un punto chiave: mentre i colloqui con Pfizer sono già a buon punto, fino a qualche giorno fa Curevac e Sanofi (40,38 milioni di dosi) e Curevac (30,285 milioni di dosi) facevano sapere alla Verità di non aver ancora ricevuto alcun contatto dall’esecutivo italiano. C’è il rischio concreto, dunque, di farsi trovare impreparati qualora l’autorizzazione di questi altri due subisse un’improvvisa accelerazione. Notevole poi il fabbisogno di personale, con il rischio che i 20.000 sanitari richiesti lascino scoperta la sanità ordinaria. Fumoso anche il capitolo legato all’obbligo vaccinale. Prima il ministro afferma che «non è intenzione del governo disporre l’obbligatorietà», ma un istante dopo si lascia sfuggire che «nel corso della campagna valuteremo il tasso di adesione dei cittadini». È la ciliegina sulla torta di un piano non ancora partito ma che fa già acqua da tutte le parti.