
Il successo di Dario Nardella a Firenze accende gli appetiti per la successione a Enrico Rossi.Obiettivo Toscana 2020. Con Dario Nardella che sbanca le urne e porta a casa una vittoria al primo turno in una Firenze più rossa che mai, ecco che si accendono gli appetiti regionali. Chi sarà il candidato governatore incaricato di sfidare l'onda verde in Toscana? Nonostante ballottaggi importanti come quello di Prato tra Matteo Biffoni a sinistra e Daniele Spada a destra, che impegnano energie politiche importanti, le danze per la successione al neo ritesserato Pd Enrico Rossi alla guida del granducato, sono già cominciate tra accordi, ammiccamenti e tante giravolte. Ci sono quelli del partito di Simona Bonafé. Proprio così: la renziana appena rieletta in Europa con 168.000 preferenze e voluta come capolista da Nicola Zingaretti sembra poter essere per alcuni, la sintesi tra gli ortodossi del giglio magico e la sinistra del partito. Peccato che tra i sostenitori della tesi ci siano persone con le idee confuse, come Stefano Bruzzesi, nato politicamente come portaborse di Lamberto Dini, e che più di recente si è addormentato renziano per svegliarsi zingarettiano e ancora, per la corsa alle regionali, «saccardiano» e poi «gelliano» e infine sostenitore di Simona Bonafé. Sì perché in realtà Simona Bonafé sarà difficilmente una sintesi anche per la sinistra del partito e lei stessa, segretaria regionale del Pd, ha aperto alle primarie. La strada più verosimile è questa e lei, appena tornata europea difficilmente la sceglierà. Piuttosto a volerla ci sono altri nomi importanti. Il primo è Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale. Per i toscani il sindaco della Toscana, perché in soli due anni di mandato ha girato tutti i comuni della Regione, cosa mai fatta prima, costruendo così una rete di relazioni e rapporti con amministratori e sindaci che lo rende un avversario temibile e temuto. Già recordman di preferenze nella sua Firenze, in questi anni il suo stare tra la gente lo ha rafforzato anche in caso di primarie. Ma con chi? Torna il nome di Stefania Saccardi, assessore alla Sanità nella giunta Rossi, renziana non più di ferro e con Rossi spesso di traverso in quella materia che il governatore ha sempre ritenuto un suo feudo (prima di guidare la giunta Rossi infatti è stato dieci anni assessore proprio alla Sanità). Saccardi con l'avvento di Zingaretti alla segreteria del Pd ha subito stretto un accordo di ferro con l'uomo di Gentiloni in Toscana, l'ex deputato Federico Gelli da tempo in guerra con Matteo Renzi, anche lui competitor per la sfida alle regionali 2020. Ma l'accordo in questione sarebbe stato valido in caso di investitura, ovvero nel caso Gelli fosse stato un candidato designato e quindi Saccardi la sua possibile vice. In caso di primarie le cose si potrebbero ribaltare, perché lei è più forte nei consensi di quanto lo sia Gelli. Poi c'è lo stesso Enrico Rossi che potrebbe tirare la volata a due fedelissimi, come gli assessori Vittorio Bugli e Vincenzo Ceccarelli. Da non escludere infine, che lo stesso Luca Lotti accarezzi un'idea mai abbandonata, ovvero governare la Toscana. Ma sulla strada delle primarie il campo delle ipotesi sicuramente si restringerà. Anche dall'altra parte arrivano fumate nere. La sindaca di Cascina neo eletta a Bruxelles, Susanna Ceccardi, fa sapere che «se lo vuole Matteo» lei è pronta a scendere in campo per la Regione, mentre Massimo Mallegni, ex sindaco di Pietrasanta e senatore forzista ha già il simbolo per la sua candidatura.
«The Man on the Inside 2» (Netflix)
La serie con Ted Danson torna su Netflix il 20 novembre: una commedia leggera che racconta solitudine, terza età e nuovi inizi. Nei nuovi episodi Charles Nieuwendyk, ex ingegnere vedovo diventato spia per caso, indaga al Wheeler College.
(IStock)
Si rischia una norma inapplicabile, con effetti paradossali sui rapporti sessuali ordinari e persino all’interno delle coppie.
Grazie all’accordo «bipartisan» Meloni-Schlein è stato approvato in commissione giustizia della Camera, il 12 novembre scorso, il progetto di legge a firma dell’onorevole Laura Boldrini e altri, recante quello che, dopo la probabile approvazione definitiva in Aula, dovrebbe diventare il nuovo testo dell’articolo 609 bis del codice penale, in cui è previsto il reato di violenza sessuale. Esso si differenzia dal precedente essenzialmente per il fatto che viene a essere definita e punita come violenza sessuale non più soltanto quella di chi, a fini sessuali, adoperi violenza, minaccia, inganno, o abusi della sua autorità o delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa (come stabilito nella vigente formulazione della norma), ma anche quella che consista soltanto nel compimento di atti sessuali «senza il consenso libero e attuale» del partner.
Nuovo approccio dell'istituto di credito rivolto alle imprese pronte ad operazioni di finanza straordinaria. Le interviste a Stefano Barrese, Marco Gianolli e Alessandro Fracassi.
Matteo Bassetti e Sergio Abrignani (Imagoeconomica)
Abrignani in commissione: «Nessuno consultò il Css per tutto il 2020. Ci interpellarono sugli mRna solo l’anno successivo». E Bassetti ci prova: «Ho ricevuto fondi da Pfizer per gli antibiotici, non per i vaccini».
«Quanti quesiti ha ricevuto dal ministero della Salute nel 2020, quando era membro del Consiglio superiore di sanità?», chiedeva ieri Marco Lisei, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia. La domanda era rivolta a Sergio Abrignani, ordinario di Immunologia e immunopatologia presso l’Università degli Studi di Milano, poi da marzo 2021 componente del Comitato tecnico scientifico. «Solo una volta, di illustrare che cosa fossero i vaccini a mRna e quali quelli a vettore a vettore virale», è stata la stupefacente riposta del professore. Per poi aggiungere, a un’ulteriore domanda che chiariva il ruolo suo e dei suoi colleghi: «Dopo l’alert dell’Oms del 5 gennaio 2020 non siamo stati consultati. Solo nel gennaio 2021, per rivedere il piano pandemico influenzale Panflu».






