Secondo il dossier redatto da Fides, le vittime sono 13 membri del clero e 7 laici. La maglia nera spetta all’Africa, con 9 uccisioni. Ma ce n’è uno anche in Spagna.
Secondo il dossier redatto da Fides, le vittime sono 13 membri del clero e 7 laici. La maglia nera spetta all’Africa, con 9 uccisioni. Ma ce n’è uno anche in Spagna. L’agenzia Fides, organo delle Pontificie opere missionarie dal 1927, ha presentato un dossier, curato da Stefano Lodigiani, in cui si fa stato dei «Missionari uccisi nel 2023». Il dossier, di 10 pagine fitte di informazioni e di tabelle, dichiara che secondo le «informazioni raccolte dall’Agenzia Fides», nel 2023 «sono stati uccisi nel mondo 20 missionari».Ovviamente, i cristiani uccisi, feriti o perseguitati nel mondo sono molti di più. Secondo i numeri della World Watch List, sarebbero «oltre 360 milioni» quei cristiani (cattolici, ortodossi e protestanti) che «sperimentano alti livelli di persecuzione e discriminazione a motivo della loro fede».Ma qui l’agenzia Fides indaga solo sui missionari uccisi. Quindi per capire l’entità della violenza è bene conoscere la portata del termine. Precisa infatti l’agenzia vaticana che il dossier non riguarda solo i sacerdoti, ovvero «i missionari ad gentes in senso stretto». Ma comprende «tutti i battezzati», inclusi laici e laiche, che siano «impegnati nella vita della Chiesa» e che sono «morti in modo violento».Anche perché, come insegna papa Francesco, il quale più volte ha parlato del nostro tempo come «epoca dei martiri», «ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa […] è un soggetto attivo di evangelizzazione» (Evangelii gaudium, 120).Ebbene, secondo la distribuzione geografica, sui 20 missionari martiri, «il numero più elevato torna a registrarsi in Africa, dove sono stati uccisi 9 missionari: 5 sacerdoti, 2 religiosi, 1 seminarista, 1 novizio». Nelle Americhe, «sono stati assassinati 6 missionari: 1 Vescovo, 3 sacerdoti, 2 laiche». In Asia, «4 laici e laiche», in Europa un solo laico è stato ucciso per la sua attività religiosa.È raccontare qui i nomi e le vicende dei 20 missionari assassinati, la cui tragica fine è ben descritta nel dossier. Ma giova darne alcuni tratti significativi, anche per paragonare la poca eco ricevuta da questi «eroi della fede», rispetto alla morte di altri cittadini del globo, a volte innalzati sino alle nuvole.I nuovi martiri del 2023 sono anzitutto 13 membri del clero, tra cui un vescovo: segno che la «sacra vocazione» sta diventando, almeno in certe zone, un onere, ben più che un onore. Senza dimenticare i 7 laici cattolici uccisi (5 donne e 2 uomini), la maggior parte catechisti nelle missioni.L’Africa, anche per la presenza di gruppi terroristici legali all’islam radicale, ha il triste primato in questa scristianizzazione violenta. Infatti, 4 missionari sono stati uccisi in Nigeria, 2 in Burkina Faso e 1 in Tanzania, Camerun e Congo. Dopo l’Africa, è l’America, nel Nord e del Sud, a registrare il numero più alto di omicidi: 4 in Messico e 2 negli Stati Uniti. In Asia, sono stati martirizzati 2 missionari nelle Filippine e 2 in Palestina. E uno perfino in Spagna.Soffermiamoci su un solo caso emblematico, anche perché è l’unico accaduto nella nostra Europa, la quale almeno dal 1945 si vanta di essere la patria delle libertà. Lo spagnolo Diego Valencia era un laico di 65 anni, sposato e padre di 2 figli. Sagrestano da 8 anni, è stato ucciso il 25 gennaio «da un marocchino armato di machete, poi arrestato dalla polizia».L’ennesimo caso di squilibrio mentale, così frequente nei responsabili di attentati islamici? Difficile a dirsi, ma in ogni caso, la vittima non è stata scelta a caso, ma designata in quanto cristiana. Infatti, come spiega Fides, il criminale, poco prima del vile omicidio, «aveva fatto irruzione nella vicina chiesa di San Isidro» e in essa aveva insultato i fedeli e «ferito gravemente il parroco». Non soddisfatto dell’operato, e forse sognando il paradiso promesso dall’Isis, è entrato «nella chiesa di Nuestra Senora de La Palma», ferendo altre tre persone. Diego Valecia in nome di Cristo e dell’amore al prossimo, ha tentato di frapporsi ed è stato colpito all’addome ed ucciso.«È morto per difendere la fede, la Chiesa e i fedeli»: così avrebbe commentato un sacerdote della parrocchia.La domanda, come sintesi del dramma, è semplice. Ma voi, cari lettori di questo eroico sagrestano ne avete sentito parlare? Eppure tutti sappiamo chi sono George Floyd e Giulia Cecchettin. Sarebbe bene quindi, visto che all lives matter, che tutte le vite umane valessero lo stesso, specie quelle di chi ha offerto la propria per la salvezza degli altri.
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