2024-05-06
Negoziati Hamas-Israele in stallo. Gli States negano aiuti a Netanyahu
Benjamin Netanyahu (Ansa)
Niente accordo su cessate il fuoco e scambio ostaggi. Segnale Usa a Gerusalemme. La delegazione di Hamas ha consegnato nel tardo pomeriggio di ieri la risposta «ai fratelli mediatori di Egitto e Qatar, dove si sono tenuti colloqui approfonditi e seri». Di seguito, la delegazione di Hamas ha lasciato Il Cairo per consultazioni e tornerà martedì per nuovi negoziati. Lo riferisce l’emittente egiziana Al-Qahera, citando una fonte informativa. Contestualmente, il capo della Cia, William Burns, è giunto a Doha per un incontro col primo ministro Mohammed Bin Abdul Rahman al-Thani, con l’intento di discutere l’impegno per raggiungere un accordo sugli ostaggi a Gaza. Questa notizia è stata riportata da Barak Ravid, del sito Axios, citando fonti informate. Secondo quanto riportato dalla Cnn - che cita anonimi funzionari statunitensi e israeliani - la finalizzazione di un eventuale accordo per un cessate il fuoco a Gaza potrebbe richiedere ancora diversi giorni. Le fonti indicano che qualsiasi possibile intesa che combinasse un temporaneo cessate il fuoco con il rilascio degli ostaggi a Gaza «sarebbe seguita da negoziati approfonditi sui dettagli dell’accordo». Mentre la delegazione di Hamas si trovava al Cairo per gli incontri con mediatori, il direttore del Mossad David Barnea è rimasto in Israele, segnale che mostra come le parti siano lontane dall’intesa, mentre Axios scrive che gli States la settimana scorsa hanno sospeso la consegna di munizioni a Israele. È una mossa che preoccupa Tel Aviv. Poco prima di consegnare la risposta ai mediatori su Telegram, il capo di Hamas Ismail Haniyeh ha scritto: «Hamas vuole raggiungere un accordo globale che ponga fine all’aggressione, garantisca il ritiro dell’Idf e raggiunga una seria intesa sullo scambio di prigionieri. Che senso ha un accordo se il cessate il fuoco non è il suo primo risultato? Abbiamo mostrato flessibilità ma il punto di partenza è la fine della guerra». Immediata la risposta di Netanyahu: «È Hamas che impedisce un accordo per il rilascio degli ostaggi, Israele era ed è tuttora pronto a concludere una tregua nella lotta per liberare i nostri rapiti, ma Hamas è trincerato nelle sue posizioni estreme, prima fra tutte la richiesta di ritirare tutte le nostre forze da Gaza. Pertanto, Israele non accetterà le richieste di Hamas». Ieri 10 razzi e colpi di mortaio hanno colpito il valico di Kerem Shalom, al confine fra Israele e Striscia di Gaza. Hamas ha rivendicato l’attacco, dichiarando di aver preso di mira una base militare e affermando che ci sono vittime israeliane. Secondo quanto riportato dal quotidiano Haaretz, almeno 10 persone sono rimaste ferite e sono state trasportate in ospedale. A seguito dell’attacco, il valico, che è utilizzato per la distribuzione di aiuti umanitari, è stato chiuso. Sempre nella giornata di ieri le forze israeliane hanno confermato che sono stati lanciati circa 65 razzi dal Libano alcuni dei quali, secondo il Times of Israel, sono stati intercettati. Infine, il governo israeliano ha votato all’unanimità per chiudere tutte le attività del network qatariota Al Jazeera e il segnale via cavo dell’emittente è stato spento. L’ufficio del ministro israeliano delle Comunicazioni, Shlomo Karhi, ha più volte affermato di avere prove che i giornalisti di Al-Jazeera «stavano passando informazioni sensibili al nemico», ad esempio sulle posizioni di truppe israeliane. Poi, nel febbraio scorso, l’esercito israeliano ha anche pubblicato prove che dimostrano che i corrispondenti di Al-Jazeera Muhammed Wishah e Ismail Abu Omar erano comandanti militari di Hamas e Abu Omar si è addirittura filmato mentre partecipava agli attacchi del 7 ottobre.