2023-01-15
Negli Usa crolla un altro tabù:
«Rischio ictus dopo il vaccino»
L’ente americano ordina un’indagine sulla sospetta correlazione tra il bivalente di Pfizer e l’ischemia, registrata a livelli anomali negli over 65. Sono i farmaci per le quarte e le quinte dosi: Aifa & C che fanno?i Cdc, insieme alla Food and drug administration (l’Aifa statunitense), hanno identificato un «segnale di sicurezza» sui rischi di ictus ischemico, forse legati alla somministrazione dei bivalenti anti Omicron di Pfizer agli over 65. Per costoro, la probabilità di incorrere in questa grave patologia aumenterebbe nei 21 giorni successivi alla dose con il preparato aggiornato. L’ipotesi non riguarda quello fabbricato da Moderna. «Il Vaccine safety datalink (Vsd) dei Cdc», si legge nella nota diramata l’altro giorno, «un sistema di sorveglianza che agisce quasi in tempo reale, ha soddisfatto i criteri statistici per suggerire un’ulteriore indagine sulla possibilità che ci sia una problema di sicurezza relativo all’ictus ischemico, in persone al di sopra dei 65 anni che hanno ricevuto il vaccino bivalente anti Covid-19 di Pfizer-Biontech». L’ictus ischemico - citiamo il sito dell’Irccs Mario Negri - «si manifesta quando l’apporto di sangue al cervello non è sufficiente, una condizione definita ischemia cerebrale». Esso «è dovuto a una prolungata mancanza di irrorazione di uno dei principali vasi sanguigni». Tra i fattori che portano a tale complicanza, dunque, ci sono i coaguli di sangue che ostruiscono le arterie. La cui formazione è stata associata anche all’impiego dei farmaci a mRna. Certo, bisogna precisare che l’avviso di Cdc e Fda non equivale alla dimostrazione definitiva di un nesso causale tra le iniezioni e i colpi apoplettici. Il testo, anzi, sviluppa in cinque punti le ragioni per cui quel segnale potrebbe, alla fine, rivelarsi un falso allarme. Un ampio studio, condotto dai produttori (non chiedere all’oste se il vino è buono...), che attingeva ai database dei piani assistenziali Medicare e Medicaid, non aveva identificato un maggior rischio di ictus. Non erano emersi elementi preoccupanti né dalle statistiche sui veterani, né dal Vaers, l’archivio online che raccoglie le segnalazioni di sospetti eventi avversi. Nessuna traccia nei database di Pfizer e nessun avviso proveniente da Paesi al di fuori degli Usa. Ecco perché, almeno per il momento, i Cdc hanno deciso di lasciare inalterate le raccomandazioni sull’utilizzo dei vaccini. Insomma, se affiora un «segnale di sicurezza», non vuol dire per forza che, a provocare quella patologia che ha fatto scattare l’alert, sia stato il vaccino. In questo caso, le autorità di vigilanza americane si stanno comportando come da manuale: comunicano al pubblico, con trasparenza, che si è accesa una spia rossa; specificano che, «spesso, questi sistemi di sicurezza trovano segnali che possono essere dovuti a fattori diversi dal vaccino stesso»; ma si impegnano, almeno ufficialmente, a promuovere approfondimenti e verifiche. È quello che ci si aspetta debba succedere quando si gestisce la somministrazione di un farmaco: se ne misurano benefici e rischi e la valutazione viene aggiornata man mano che vengono fuori nuove scoperte. Con un approccio laico: una medicina è una medicina, mica una religione.Vedremo a cosa porterà l’inchiesta dei Cdc. Solo pochi giorni fa, in seguito a una richiesta d’accesso agli atti, erano stati acquisiti i dati del Vaers, dai quali si evince che i possibili effetti collaterali dei vaccini Covid sono di gran lunga più numerosi di quelli connessi agli altri vaccini. Intanto, però, non si capisce perché una parte dei media Usa, dal Washington Post a The Hill, abbia trattato la notizia col piglio di un pompiere che spegne un incendio. A leggere certi articoli, l’indagine sarebbe già conclusa: imputato assolto. Se Cdc e Fda hanno scritto un comunicato, è solo per evitare che la faccenda uscisse sui siti complottisti e fosse sfruttata dai no vax. Costa troppo dire la verità? C’è un possibile allarme, non ci sono conferme, si faranno approfondimenti e si vedrà se esso era fondato o meno.Secondo. Sarebbe bello sapere se Ecdc, Ema, Aifa e Iss hanno sviluppato meccanismi simili a quelli sui quali fanno affidamento in America. Nella nota di venerdì si parlava di «un sistema di sorveglianza che agisce quasi in tempo reale». La farmacovigilanza passiva, anzi, svogliata, che si porta avanti in Italia, sarebbe in grado di rilevare un segnale così precoce? E ci sarebbe altrettanta solerzia nell’informare la gente se qualcosa, all’apparenza, non torna? Terzo. Si può stabilire che, in assenza di altre prove, non è necessario fermare le punture. Tuttavia, i bivalenti sono proprio i farmaci sui quali si spinge per la quarta e quinta dose, nelle fasce d’età che sarebbero interessate dal rischio di ictus. La scelta non è puramente scientifica: è etica e politica. Abbiamo più paura del Covid nei già plurivaccinati, o di una sia pure rara ischemia? Da che parte vogliamo che penda la bilancia? Ancora da quella dell’emergenza pandemica, o da quella della prudenza? È legittimo interrogarsi? Oppure dobbiamo continuare a ingoiare ogni verdetto della casta degli esperti?
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