2022-09-15
Negli States il vento sta cambiando e Fdi adesso è tutt’altro che isolato
Alexandria Ocasio-Cortez (Getty images)
Nei rapporti transatlantici il partito ha seminato bene. E potrebbe raccogliere frutti.Man mano che la vittoria elettorale del centrodestra sembra avvicinarsi, è forse utile cercare di sfatare qualche luogo comune che circola insistentemente sulle questioni di politica estera. Una certa vulgata sostiene che, qualora arrivasse a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni si ritroverebbe sostanzialmente azzoppata, in quanto avrebbe contro Joe Biden, che non le perdonerebbe le sue simpatie repubblicane. In realtà, il ragionamento va forse ribaltato. Chi in queste ore si sta probabilmente preoccupando è proprio Biden per le elezioni di metà mandato che si terranno l’8 novembre. Un appuntamento in cui i repubblicani riconquisteranno quasi certamente il controllo della Camera. Certo: è pur vero che, per quanto riguarda il Senato, la situazione è a oggi in bilico. Ma attenzione: se anche dovesse riprendere soltanto la Camera, l’elefantino sarebbe comunque in grado di bloccare l’agenda parlamentare del presidente e potrebbe finanche metterlo in stato d’accusa (come già vari esponenti repubblicani hanno preannunciato). Di contro, la Meloni ha in questi anni coltivato i rapporti con l’elefantino, prendendo più volte parte alla Cpac: la convention dei conservatori statunitensi. Ora, alle nostre latitudini c’è chi si ostina a dipingere questo evento come un ricettacolo di estremisti antistituzionali. Nulla di più sbagliato. Alla Cpac di Orlando tenutasi lo scorso febbraio (e a cui la Meloni ha preso parte) hanno partecipato, oltre a Donald Trump, vari papabili candidati presidenziali per il 2024: da Ron DeSantis a Mike Pompeo, passando per Kristi Noem e Marco Rubio. Senza poi trascurare il potente membro della commissione Giustizia della Camera, Jim Jordan. Non solo: con la Cpac collaborano anche alcuni importanti think tank statunitensi, come il Leadership institute e la Heritage foundation. Tra l’altro, proprio Heritage è uno dei pensatoi con cui si è incontrato il senatore di Fdi, Adolfo Urso, nel suo recentissimo viaggio negli Usa: un viaggio istituzionale che qualcuno ha provato a contrapporre alla partecipazione della Meloni al Cpac. Una contrapposizione, come si può notare, del tutto infondata. Tra l’altro, Farefuturo - la fondazione presieduta proprio da Urso - ha in questi anni organizzato svariati convegni in partnership con la stessa Heritage e l’International republican institute. In Italia, qualcuno è invece piuttosto interessato a far passare l’idea che bisognerebbe allearsi o dialogare soltanto con i «conservatori presentabili»: gente, cioè, come l’antitrumpista Liz Cheney che, alle primarie del Wyoming di agosto, ha racimolato un misero 29% contro il 66% della rivale Harriet Hageman (che aveva ricevuto l’endorsement da Trump). Insomma, guardando Oltreatlantico, Fdi è tutt’altro che isolato, perché ha avuto l’accortezza di capire quali sono gli effettivi equilibri e umori che attraversano il Partito repubblicano nella loro complessità, senza seguire alcune interpretazioni macchiettistiche del conservatorismo americano tanto in voga nel nostro Paese. Un fattore, questo, che potrebbe rivelarsi vantaggioso per un governo italiano di centrodestra. Anche perché, dall’altra parte, i dem statunitensi sono spaccati al loro stesso interno tra un’ala centrista e un’ala radicale, mentre il vecchio establishment storicamente legato al Pd (da Nancy Pelosi ai Clinton, passando per John Kerry) si appresta - sia per ragioni politiche che anagrafiche - a imboccare la via del tramonto. Nel giro di poco tempo, i dirigenti del Nazareno rischiano quindi di doversi interfacciare Oltreatlantico con figure barricadiere e fanatiche, come Alexandria Ocasio-Cortez. D’altronde, che i repubblicani americani sono in ascesa lo stanno capendo anche mondi tradizionalmente distanti dal conservatorismo. Si pensi all’incontro pubblico, tenutosi a Roma lo scorso luglio, tra Pier Ferdinando Casini, monsignor Vincenzo Paglia (della Comunità di S. Egidio) e Tim Phillips, stratega politico che, fino a novembre scorso, è stato presidente di Americans for prosperity: think tank legato al Tea party e al network dei fratelli Koch. Il vento sta cambiando in America. E la Meloni, in materia di rapporti transatlantici, ha seminato bene. Presto potrebbe raccogliere qualche significativo frutto.