Da qualche anno, alla tradizionale iconografia delle feste, si è aggiunta una nuova figura, quella del Maestro della Paura. È un personaggio non particolarmente appariscente, che di solito si cela dietro qualche oscura sigla, come avvolto nelle nebbie della burocrazia. Ai primi freddi dell’inverno egli esce dalla sua tana, per scaldarsi alla luce dei riflettori. E più i giorni passano più il Maestro prende coraggio: dichiara, dispensa consigli, prende spazio. Quando il tempo dei pranzi e dei cenoni s’avvicina, la sua azione raggiunge l’acme: nutrendosi di terrore, il Maestro gode nell’elencare le privazioni della carne a cui i comuni mortali dovranno sottoporsi al fine di ottenere la salvezza.
Vediamo, dunque, Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), riversare ai microfoni della Adnkronos i suoi fulgidi ragionamenti a proposito del ritorno di fiamma del Covid. «La mascherina e il lavaggio delle mani sono elementi di sanità pubblica e di intelligenza che non riguardano solo il Covid: sono strumenti che ci aiutano a non trasmettere le malattie infettive», gongola il nostro esperto. «È una questione di civiltà e di convivenza all’interno della comunità. Demonizzarla, come sempre più spesso accade oggi, è davvero insensato ma ogni volta che lo dico ricevo insulti da chi ne fa una questione ideologica».
Sembra che per Andreoni il tempo non sia mai trascorso: egli è ancora convinto di trovarsi nel 2021, con lo stesso afflato mistico che assumevano le esternazioni dei medici in quel periodo. Trasforma una questione di sanità pubblica (l’uso dei cosiddetti dispositivi di protezione) in una questione morale, ricicla la balla secondo cui le mascherine sarebbero un segno di civiltà, se la prende con i nemici della patria intenzionati a demonizzare ciò che, invece, dovrebbe salvarci la vita.
«Purtroppo la mascherina sembra essere diventata un problema nazionale. Se qualcuno la consiglia sembra che chieda alle persone di sottoporsi a chissà quale tortura», prosegue Andreoni, imperterrito. «Ma il vivere in una comunità dovrebbe comportare il rispetto delle persone più fragili. Questo significa cercare di non essere vettori di malattia e aiutarle a proteggersi. Mi sembra di dire una banalità ma purtroppo va ribadito. Ricordo che per contrastare l’abitudine a sputare per terra, in passato sono state fatte delle leggi che non erano ideologiche ma di buona sanità. Piccole precauzioni non possono essere tabù. In un momento di grande circolazione di virus respiratori come accade oggi, cercare per esempio di mettere il nonno a tavola lontano dai bambini è una cosa di intelligenza, non può essere argomento di contrapposizione».
Che meraviglia. Contro tutti i pronostici, anche alla fine del 2023 abbiamo di nuovo il privilegio di assistere a un fenomeno emozionante: possiamo gustarci il momento in cui il Maestro della Paura abbandona il sicuro territorio della scienza per gettarsi nelle lande oscure della filosofia. L’attimo perfetto in cui il potere della Cattedrale sanitaria si esprime in tutto il suo splendore, l’istante che ogni virologo brama: l’invito a isolare gli anziani. Andreoni sembra averne fatto un’arte. Suggerisce di tenere il nonnino ben lontano dai nipoti e suggerisce che chi non intende farlo sia idiota o matto. Poi si tramuta in esperto di educazione all’affettività e afferma sicuro: «Evitare baci e abbracci a Natale è il vero gesto d’amore verso i nonni, gli anziani e le persone più fragili. Questo significa, nella realtà, ridurre i contatti troppo ravvicinati quando ci sono persone vulnerabili: una affettuosa attenzione di buonsenso durante una fase di circolazione virale elevata, non solo Covid ma anche influenza e altre malattie a trasmissione respiratoria che possono essere molto rischiose per alcune persone».
A noi non risulta - ma possiamo sbagliarci - che anche prima del Covid i comuni cittadini non fossero soliti uscire di casa influenzati e presentarsi a casa dei nonni malati per starnutire nei loro piatti o sputare sul loro pavimento. Andreoni, però, sembra ritenere che gli italiani siano una massa di oligofrenici incapaci di autoregolarsi e si sente in dovere di stabilire quali siano i comportamenti corretti da tenere.
Poi, credendosi forse un emissario papale, s’arrischia a discettare di amore e immancabilmente invita a mantenere le distanze, a eliminare il contatto umano. Invita a trattare i corpi come macchine, a dimenticare la potenza anche fisica dei sentimenti, a cancellare le più antiche forme di vicinanza tra consanguinei. E lo può fare impunemente, perché i giornalisti continuano a mettergli il registratore davanti alla bocca.
Va detto che Andreoni, all’interno della Simit, è in ottima compagnia. Claudio Mastroianni, past president della società, rincara la dose con godimento: «Ci vuole una grossa responsabilità da parte dei cittadini. Non servono gli obblighi», dice. E sembrerebbe quasi una affermazione di buon senso se poi non aggiungesse: «Uno degli aspetti più importanti è educare, sin dalle scuole elementari, alla prevenzione e al valore dei vaccini. L’educazione civica deve essere anche educazione alla salute e alla comprensione della necessità di comportamenti responsabili per proteggere chi rischia di più». Evviva: dopo l’educazione sessuale inseriamo nelle classi anche l’educazione sanitaria e chissà se ai fanciulli rimarrà anche qualche minuto per imparare a leggere, scrivere e far di conto.
Al di là dei toni apocalittici che i Maestri della Paura utilizzano per contratto, il punto vero è che le loro affermazioni sono prive di fondamento. Persino Matteo Bassetti ieri dichiarava all’Adnkronos che «i lavori più recenti pubblicati in letteratura ci dicono che l’uso obbligatorio della mascherina come arma di prevenzione non è attualmente supportato da alcuna evidenza scientifica». Secondo Bassetti, «introdurre l’obbligo dei dispositivi per tutti non ha senso e non ci pensiamo proprio, può deciderlo la politica ma senza alcun riscontro della scienza».
Già: gli studi mostrano che l’uso massivo di mascherine è inutile, ma alla Cattedrale sanitaria non interessa. Ciò che le importa, che le è sempre importato, è mantenere la presa sulla mente e sul cuore della popolazione, così che possa continuare a vivere sottomessa e terrorizzata. Oggi sarebbe dunque necessario un vero, grande gesto d’amore: togliere il pulpito ai Maestri della Paura.




