2024-01-10
Nascondere i problemi veri dietro qualche braccio teso
La commemorazione di Acca Larenzia, insieme alla pistola di Pozzolo, riempiono le prime pagine. Anche del «Corriere», che pochi giorni fa invitava la politica a occuparsi di cose serie, ma ora ignora le sorti dell’Ilva, enorme grana lasciata da sinistra e 5 stelle.Il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana ha lanciato pochi giorni fa un appello alla politica affinché si occupi di cose serie e non insegua facili populismi. Invito subito raccolto in redazione, che infatti da giorni dedica intere pagine a casi gravissimi come quello del deputato pistola di Rosazza e a vicende preoccupanti come l’adunata di qualche centinaio di persone ad Acca Larenzia, con tanto di saluto romano. Non importa che il colpo partito dal mini revolver dell’onorevole Pozzolo sia un fatto di cronaca e non abbia nulla da spartire con la politica. Né è considerato un’attenuante il fatto che il raduno per commemorare le vittime del terrorismo rosso avvenga ogni anno, e nel quarantesimo anniversario dell’assassinio di due militanti del Fronte della gioventù, quando il premier era Paolo Gentiloni, si siano date appuntamento migliaia di persone, che in coro hanno urlato: «Presente». No, se a un Pistolo qualunque parte un colpo la notte di Capodanno è un incidente che ha trovato terreno fertile nella cultura machista della destra italiana, sempre pronta a maneggiare armi e a coltivare il mito del superuomo. Se poi al Tuscolano, dove quasi mezzo secolo fa due giovani sono stati assassinati da uno dei tanti nuclei che volevano fare la rivoluzione nel nostro Paese, 200 persone commemorano le vittime con il saluto romano, siamo di fronte a un pericoloso rigurgito fascista. Ovviamente, sia il deputato sparatore che la folla di nostalgici trovano spiegazione nel fatto che a Palazzo Chigi ci sia Giorgia Meloni, cioè una premier che pur non essendo mai stata fascista (è nata quando il regime di Mussolini era morto da oltre 30 anni), non proviene dal movimento studentesco o dalle sezioni del Pci, ma da destra. Sì, lei non è cresciuta con Il Manifesto o con L’Unità, ma al massimo con il Secolo d’Italia, il quotidiano che fu organo ufficiale del Msi prima e di An poi. Un fatto evidentemente insopportabile per i redattori di via Solferino, che quindi non perdono occasione per rimproverarle perfino che qualcuno si ritrovi davanti all’ex sede del Movimento sociale per ricordare che dell’omicidio di due militanti di destra non sono mai stati trovati i colpevoli.Qualcuno, indulgente, forse penserà che in questi giorni al Corriere non sappiano come riempire le pagine del quotidiano e dunque anche Pozzolo diventi una caso nazionale e Acca Larenzia pure una vicenda internazionale, tali da meritare la prima pagina. Sarà. Ma forse in redazione sono un po’ disattenti. Tanto per fare un esempio, lunedì è saltato l’accordo per la ricapitalizzazione dell’Ilva, ossia di quella che un tempo era la più grande azienda siderurgica del Paese e che ora invece, è solo un buco nero che da anni sta inghiottendo miliardi di soldi pubblici, ovvero denaro dei contribuenti. Il caso non merita un titolo importante? A parere del Corriere (ma a quanto pare anche di altri giornaloni) al massimo le si può dedicare una colonnina. È vero, tra indotto e assunti diretti, sono migliaia le persone che rischiano il posto. E probabilmente per evitare il fallimento lo Stato dovrà mettere mano al portafogli, così come ha fatto con Mps e con tante altre grane lasciate in eredità dai governi di centrosinistra. Eh già, perché in 11 anni, a occuparsi del caso dopo che la Procura dispose l’arresto della famiglia Riva e la chiusura dello stabilimento, con accuse gravissime a danno della popolazione di Taranto e dei laboratori, si sono succeduti i seguenti governi: Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte 1 e Conte 2, Draghi, fino all’attuale. In 11 anni si sono sprecati una montagna di soldi (7 o 8 miliardi) e inventate una quantità di soluzioni (commissari e privatizzazioni), nessuna delle quali però è servita a risolvere il problema. Risultato, oggi siamo di fronte a un crac che rischia di spazzar via l’ultimo grande presidio industriale nel settore dell’acciaio e le responsabilità sono ben note e quasi tutte addebitabili alla sinistra. Tutto ciò però è meglio non dirlo. Sì, molto meglio parlare di braccia alzate per il saluto romano, piuttosto che di braccia alzate in segno di resa di una classe politica che in passato, invece di risolvere i problemi li ha aggravati.
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Charlie Kirk (Getty Images)