2025-09-27
Nagel non è Cuccia. Si dà un maxibonus fino al 2032 da ben 18 milioni
Premio al manager prima di lasciare Mediobanca a Mps. Intanto in Bpm sale al 6,9% Goldman. Davide Leone è all’8%. Alberto Nagel saluta Mediobanca con il tappeto rosso, il fuoco d’artificio e il bonifico milionario già programmato in banca. Altro che buonuscita: qui siamo al jackpot.Un’exit strategy come non si era mai vista. Il 28 ottobre l’amministratore delegato lascerà il timone. Ma non lascerà il conto in banca. Quello continuerà a ingrassare fino al 2032, con un flusso costante di milioni. Diciotto per la precisione. In contanti. Senza rate. Senza performance. Senza più nemmeno il badge aziendale. Un pacco regalo che non ha precedenti nella storia della finanza italiana.E pensare che, nello stesso documento che ufficializza tutto questo, la banca parla di «calo del 2% della retribuzione rispetto all’anno scorso». Una notizia accolta da molti con un moto di commozione: evidentemente l’austerità in Piazzetta Cuccia ha ancora qualche sostenitore. Peccato che quello stesso documento confermi che Nagel, per l’anno in corso, porterà a casa comunque 4,5 milioni di euro tra fisso, bonus e benefit. E che ai 18 milioni già garantiti per il futuro, si aggiungono 53 milioni incassati vendendo azioni Mediobanca negli ultimi giorni. Una parte è stata anche convertita in azioni Mps contribuendo al successo dell’Opas. E ancora non si è vista la liquidazione La verità è che Mediobanca è diventata una banca senza padroni. O, meglio, con troppi padroncini e nessuno abbastanza forte da dire: «Adesso basta». In mancanza di un azionista vero, solido, di riferimento, i manager hanno fatto quello che volevano. E l’era Nagel, durata vent’anni, è stata l’esempio perfetto di questa trasformazione: un amministratore delegato che si auto-premia, si auto-liquida e infine si auto-celebra.Un potere costruito con pazienza e diplomazia, ma anche con una struttura di governance che ha sempre tenuto a distanza qualunque forma di controllo reale. Ora, però, le cose stanno cambiando. L’Opas lanciata da Mps ha ribaltato la tavola e costretto l’intero consiglio alle dimissioni. Tranne uno (Sandro Panizza in rappresentanza della Delfin guidata da Francesco Milleri, uno dei registi della scalata ). Tutti a casa. Inclusi gli intoccabili. E mentre Mps cerca di capire come rifare la squadra, Nagel incassa l’ultimo premio: un contratto blindato che lo renderà il pensionato più pagato della finanza italiana per i prossimi sette anni. Chissà cosa direbbe oggi Enrico Cuccia. Lui, che non parlava mai in pubblico. Che credeva nel potere del silenzio. Che difendeva Mediobanca con l’arte della discrezione e i rapporti con la grande finanza internazionale. O Vincenzo Maranghi, il suo delfino, che proseguì nella stessa linea: sobrietà, understatement, rigore.Raccontava Indro Montanelli, uno dei pochi giornalisti ammessi in quelle stanze, che incontrando Giancarla Vollaro, storica segretaria di Cuccia, avesse chiesto notizie. Ebbe una risposta folgorante: «Non lo vedo da un mese». La Mediobanca di oggi è un’altra cosa. Una metamorfosi che l’ha portata dalla sobrietà di Cuccia alle piroette milionarie di Nagel.Non a caso, per chi verrà dopo di lui, è già pronto un freno: lo statuto cambia, e il nuovo amministratore delegato non potrà guadagnare più di due milioni l’anno. Una regola di buona educazione che arriva in ritardo.Mentre Goldman Sachs (che nel frattempo ha portato la sua quota in Mediobanca al 5,6%) e gli altri azionisti a cominciare da Mps il più importante di tutti, preparano le liste per il rinnovo del cda, il vero nodo è: chi sarà il successore? Serve un nome esterno, con curriculum internazionale, abituato a lavorare in gruppo. In altre parole: piena consapevolezza delle regole del gioco in una realtà complessa come Mediobanca. Soprattutto capace di gestire una transizione tutt’altro che semplice Gli interni? Tagliati fuori. Francesco Saverio Vinci, attuale direttore generale, e Gino Alessandro Sichel, capo di Compass, sembrano troppo legati al passato. L’amministrattore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, dicono i ben informati, vuole evitare scossoni, non andrà giù col machete. Ma sulla governance, la scelta sarà chirurgica. Niente compromessi.Ma alla fine, al netto dei nomi e delle somme, la vera domanda è un’altra: come si è potuto arrivare a questo punto? Risposta semplice: quando non c’è un padrone, i manager fanno quello che vogliono.E la verità è che in troppi, per troppo tempo, hanno preferito voltarsi dall’altra parte. Ora si volta pagina.Grandi novità anche nell’altra banca al centro del risiko. Banco Bpm dove Davide Leone, per un solo giorno, ha superato la soglia del 10% per poi tornare all’8%. Il 17 settembre il finanziere italo-britannico è arrivato a detenere in via indiretta il 12,63% dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna. Il giorno seguente, come emerge dall’ultimo bollettino sulle partecipazioni rilevanti della Consob, la quota è stata limata all’8,32%, detenuta sempre per via indiretta. Il valzer del credito sta per concedersi un altro giro.
Un'installazione radar mobile nell'area militare danese di Amager (Ansa)
Benjamin Netanyahu (Ansa)