2023-07-28
Nagel apre a Caltagirone e Delfin sull’ingresso nel cda di Mediobanca
In vista dell’assemblea a ottobre, l’ad spiega: «L’obiettivo sarà avere un board il più inclusivo possibile». Ma è cauto sul ddl Capitali: «Alterare le regole del gioco è un passo indietro evidente». Bene profitti e ricavi.Con in dote conti annuali migliori delle previsioni e corposi dividendi, Alberto Nagel si candida a un nuovo mandato di amministratore delegato di Mediobanca. E in vista dell’assemblea di ottobre sul rinnovo del cda, tende la mano alla famiglia Del Vecchio e a Francesco Gaetano Caltagirone aprendo ai loro rappresentanti nel board. Le basi per il futuro della governance dell’istituto di Piazzetta Cuccia sono state gettate ieri in occasione della presentazione dei risultati al 30 giugno. Il 2022-2023, l’ultimo esercizio del vecchio piano quadriennale, è stato archiviato con un utile di oltre 1 miliardo (+13%) e ricavi di 3,3 miliardi (+16%), ben sopra gli obiettivi. Una nota precisa che i conti «superano ampiamente i target del piano 2019/2023 fissati quattro anni fa». Nel solo quarto trimestre (aprile-giugno 2023) l’utile è aumentato del 24% a 236 milioni e sopra i 310 milioni se rettificato per le poste non ricorrenti. Alla luce di questi risultati, il cda proporrà alla prossima assemblea di ottobre un dividendo per i soci di 0,85 euro (da 0,75 euro dell’esercizio precedente), corrispondente a un payout del 70%, raggiungendo il target di distribuzione di 1,9 miliardi di dividendi cumulati fissato nel piano al 2023. Inoltre, verrà proposto per l’esercizio in corso un primo piano di riacquisto e cancellazione di azioni proprie per un controvalore a oggi pari a circa 200 milioni e a massimo 17 milioni di azioni. Il buyback «partirà subito dopo l’eventuale approvazione dell’assemblea del 28 ottobre e dopo l’autorizzazione della Bce», ha spiegato Nagel. Che poi ha annunciato la sua ricandidatura al timone dell’istituto dove è entrato nel 1990 per poi essere nominato direttore generale nell’aprile del 2003 e infine amministratore delegato nell’autunno 2008. «Ho dato la disponibilità, se eventualmente gradita» a proseguire nel ruolo di amministratore delegato di Mediobanca, «avendo lavorato a un piano, secondo me, di grande spinta e determinato con un forte coinvolgimento». Non solo. «L’obiettivo è di avere un board più autorevole e che sia il più inclusivo possibile. A questo fine nell’attività di engagement in corso con tutti gli azionisti abbiamo avuto un engagement anche coi principali azionisti significando loro l’auspicio che loro profili adeguati, da loro selezionati, possano essere considerati dal comitato nomine al fine di formare la lista del board. E l’auspicio è di avere anche rappresentanti dei principali azionisti», ha aggiunto Nagel rispondendo alla domanda se Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio oggi presieduta da Francesco Milleri, e Caltagirone esprimeranno propri rappresentanti nella lista per il rinnovo del cda, alla quale sta lavorando il consiglio di amministrazione uscente. Dunque, mano tesa e porte aperte ai due soci - emersi come primo e secondo azionista con rispettivamente il 19,8% e il 9,9% - che negli ultimi anni hanno messo nel mirino la governance dopo aver tentato (invano) l’assalto a quella delle Generali che era appoggiata dalla stessa Mediobanca. Delfin, in particolare, ha ottenuto nelle scorse settimane, l’autorizzazione dell’Ivass a incrementare la sua quota nella compagnia triestina, fino a ridosso del 20%.Ma il banchiere ieri ha lanciato anche un altro messaggio commentando l’ipotesi di introduzione del voto maggiorato attraverso gli emendamenti allo studio del ddl Capitali e l’impatto che potrebbero avere sulla governance di Piazzetta Cuccia e di Generali. Il tema è assai caro a Caltagirone, azionista sia di Trieste sia di Mediobanca e alleato di Del Vecchio nella battaglia (persa un anno fa) sulla governance del Leone. «Cambiare questo tipo di orientamento e andare su formule che alterano in maniera sostanziale questo equilibrio, ma soprattutto le regole del gioco di chi ha investito prima rispetto a come sarebbe l’impatto sul dopo, sono un passo indietro evidente», ha detto ieri Nagel. Per il quale è, dunque, necessario «valutare con grande attenzione, perché hanno il difetto di incidere sulla fiducia che un operatore privato, sia retail che istituzionale, poi avrà su alcuni mercati». Come dire, io vi invito in casa ma poi non me la distruggete coinvolgendo la politica. Tra l’altro, in questi giorni si registra anche una novità sul fronte del team legale di Delfin che sta seguendo la questione delle autorizzazioni Bce a salire fino al 20% e poi su Generali tutti i temi legati a evitare una possibile contestazione di concerto con Caltagirone: dallo studio legale BonelliErede di Sergio Erede, da anni il consulente legale dei Del Vecchio, è uscito Stefano Cacchi Pessani che stava seguendo proprio questi due dossier. E che ora approda al nuovo mega studio nato dalle nozze tra due altre big del settore, Pedersoli e Gattai. Tornando ai conti, il wealth management - sul quale punta il nuovo piano presentato a maggio che ha trasformato Chebanca! in Mediobanca premier - ha registrato nel 2022-2023 una crescita a doppia cifra dell’utile netto e dei ricavi. Il contribuito dalla quota del 13% detenuta in Generali è stato invece di 442,8 milioni. Il valore di mercato della partecipazione nel Leone è pari a 3,8 miliardi. Nella nota sui risultati Mediobanca aggiunge: «Resta l’opzione di valore che assicura al gruppo Mediobanca in termini di risorse disponibili (ulteriormente incrementatesi con la crescita del valore di Borsa) e attivabili in caso di operazioni di crescita». A fine maggio lo stesso Nagel aveva dichiarato: «Nessun dogma, possiamo disporre di tutta la quota di Generali se si presentasse una grande acquisizione».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)