2020-02-27
Musumeci chiude alle Ong: «Basta sbarchi»
Il governatore si scaglia contro la Sea Watch, in viaggio verso Messina con 194 immigrati: «È una sfida al popolo siciliano, quarantena a bordo o vadano altrove». Matteo Salvini: «Ha ragione, l'Ue si svegli». Ma gli attivisti mettono in mare un'altra nave.«Siete arroganti. Chiedete il permesso al popolo italiano». «Andate via dai coglioni, non vi vogliamo in Sicilia». «Li salvate dai lager libici e dalla guerra per farli venire qui in Italia a infettarsi con il Covid-19 . Siete diabolici». «Non siete benvenuti». «Che bello! Altri schiavi da portare in Italia!». «Qualcuno vi ha informato di quello che sta accadendo in Italia? Cambiate rotta verso il vostro Paese!». Per carità, può anche darsi che siano tutti fantomatici «troll russi» quelli che, in queste ore, stanno commentando sotto al profilo Twitter di Sea Watch, ma l'impressione è che la pazienza di gran parte del popolo italiano, già messa a dura prova da anni di politiche immigrazioniste, abbia superato definitivamente il limite alla vista del cinismo delle Ong di fronte all'emergenza coronavirus. Lo status così ben accolto dai social recitava: «SeaWatch ha finalmente un Pos (place of safety, ndr). Navighiamo ora verso Messina, felici di portare le persone soccorse a terra». Ad alzare la voce contro l'irresponsabilità delle Ong, tuttavia, non sono solo gli utenti di Twitter. Anche il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, deve aver infatti ritenuto che la misura fosse colma. E così ha dichiarato: «Faccio appello al presidente Giuseppe Conte: dal governo regionale siciliano è arrivato finora un responsabile atteggiamento rispetto alla gestione unitaria di questa emergenza. Ma serve reciprocità. Avevo chiesto ieri e ribadisco oggi: in un contesto di allarme come quello attuale, suona come una sfida al popolo siciliano pensare di fare sbarcare altri 194 migranti in Sicilia. Una quarantena a bordo è indispensabile o, se le autorità ritengono che la nave non lo consenta, si interloquisca con le autorità competenti e si diriga in altri porti». L'epidemia di coronavirus ha in effetti aggiunto un ulteriore atto alla solita commedia (il trasbordo degli immigrati, la drammatizzazione mediatica della situazione, la richiesta disperata di una destinazione per lo sbarco, l'immancabile scelta del porto italiano mentre l'Europa fischietta): quello della quarantena. È andata così, domenica, quando a Pozzallo sono arrivati i 274 raccolti dalla Ocean Viking e finiti posteggiati per due settimane nel locale hotspot come misura di prevenzione sanitaria. Gli attivisti di Sos Méditerranée, in ogni caso, avevano messo per tempo i puntini sulle «i», twittando: «Speriamo che l'epidemia di Covid-19 non si traduca in un'ansia generalizzata nei confronti delle persone soccorse in mare e che questo non venga usato come pretesto per non far tornare la Ocean Viking alla sua missione salvavita nel Mediterraneo centrale». Capito? La priorità è che il virus non fermi l'invasione. Di cercare altre destinazioni non se ne parla. Da qui l'irritazione di Musumeci. Sull'isola, al momento, ci sono tre casi accertati di coronavirus, le scuole sono chiuse fino a lunedì 2 marzo e i controlli sui passeggeri in arrivo a Palermo, con qualunque mezzo, sono stati rafforzati. A Musumeci arriva, puntuale, il sostegno di Matteo Salvini: «Il Viminale ha autorizzato altri 200 sbarchi dalla nave Sea Watch a Messina. Ha ragione il governatore della Sicilia Musumeci, non è possibile che in un momento come questo il governo permetta lo sbarco di altre centinaia di immigrati: che l'Europa si svegli e se ne faccia carico». Di diverso avviso, e non poteva essere altrimenti, i militanti del Baobab, che sui social insultano: «Quando sei un ex-Msi ma la cravatta istituzionale e la possibilità di improvvisarti virologo ti danno l'impunità per liberare il razzismo insito in te».Ma i 194 già diretti verso Messina rischiano di essere solo l'antipasto. È sempre il profilo Twitter dell'Ong a lanciare la segnalazione: «Mentre Sea Watch si dirige verso Nord per portare in salvo le 194 persone a bordo, altre due imbarcazioni sono in difficoltà al largo delle coste libiche. Chiediamo a tutte le autorità competenti di intervenire immediatamente. Non abbandonatele in mare». Alarm Phone spiegava infatti martedì sera che «alle 19.44 ci ha chiamati una barca in pericolo con 85 persone in fuga dalla Libia. Erano quasi nella zona Sar di Malta ma abbiamo perso contatto e non sappiamo cosa sia successo. Tutte le autorità sono informate ma le forze armate di Malta si rifiutano di intervenire. Urge un soccorso!». Nulla di nuovo sotto al sole, come si diceva, a parte l'emergenza sanitaria che sta mettendo in ginocchio l'Italia e che avrebbe dovuto suggerire un passo indietro anche all'immigrazionista più fanatico. E invece, come è andata a finire? È ancora il profilo Twitter di Sea watch a dircelo: «La Sea Watch 4 ha lasciato il porto di Kiel ed è ora in navigazione verso la Spagna. Lì completeremo gli ultimi lavori prima che la nave parta per la sua prima missione di soccorso nel Mediterraneo». Avanti, c'è posto. Si fa per dire.