2025-05-29
Muro di Open fiber sulla rete unica. Ferma la cessione delle aree grigie
Enrico Tommaso Cucchiani (Imagoeconomica)
Nessun accordo fra il gruppo, che ha annunciato pure la scelta di Enrico Tommaso Cucchiani come presidente, e Fibercop: tempi troppo stretti. L’esecutivo preme per non azzoppare la digitalizzazione mancando gli obiettivi Pnrr.Si è concluso senza esito l’atteso incontro di ieri al dipartimento per la Trasformazione digitale tra i vertici di Open fiber, Fibercop e i rappresentanti istituzionali, convocato per affrontare il delicato nodo della cessione dei lotti nelle cosiddette «aree grigie» del Paese, ovvero quelle zone dove la presenza di infrastrutture per la banda ultralarga è limitata o potenzialmente duplicata da più operatori. Il confronto (erano presenti gli ad Giuseppe Gola e Massimo Sarmi) è durato circa un’ora. Una volta che i vertici hanno lasciato la sede del dipartimento, ieri i lavori sono comunque proseguiti sul piano tecnico.Nonostante le aspettative della vigilia e la forte pressione da parte del governo affinché si trovasse una soluzione in tempi rapidi, l’incontro non ha prodotto alcuna «fumata bianca». Restano infatti le divergenze tra i due principali operatori infrastrutturali italiani: Open fiber, che ha in carico la realizzazione della rete in numerose aree attraverso fondi pubblici, e Fibercop (gruppo Tim), che da parte sua rivendica il proprio ruolo nei territori interessati. Le trattative si concentrano sulla possibilità di ridefinire la distribuzione dei lotti già assegnati o in via di assegnazione nelle aree grigie, un’operazione complessa che richiede equilibrio tra investimenti privati e interesse pubblico, in un contesto di alta tensione politica e industriale. Il rischio concreto è quello di rallentare ulteriormente i cantieri per la digitalizzazione del Paese, con impatti sulla tabella di marcia del Piano Italia a 1 giga e sul raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. Fonti vicine al dossier parlano di un clima cordiale ma teso, in cui ogni proposta è stata accolta con cautela, e in cui nessuna delle parti ha mostrato apertura sufficiente per un compromesso. Il dipartimento, dal canto suo, ha ribadito la necessità di accelerare la copertura delle aree meno servite, senza però imporre soluzioni calate dall’alto. Il confronto è quindi destinato a proseguire nei prossimi giorni, con l’auspicio che si possa trovare una via condivisa per sbloccare l’impasse. Intanto, le comunità locali che attendono la banda ultralarga restano in attesa, ancora una volta, di risposte concrete.Il problema è che Fibercop avrebbe proposto come tempistica massima quella del 30 giugno, scadenza ritenuta molto difficile (se non impossibile) da Open fiber. In pratica, anche nell’ipotesi di una cessione delle «aree grigie», appare piuttosto improbabile che Open fiber risolva in un mese tutti i passaggi che servirebbero. Si sta parlando dell’approvazione da parte delle banche coinvolte nell’operazione, elemento per il quale servono mesi, dello sblocco da parte del governo della questione del golden power, degli accordi di natura sindacale sulla forza lavoro, senza dimenticare l’approvazione degli azionisti. Tutto in quattro settimane? Improbabile se non impossibile. In più, con ogni probabilità, a questo confronto dovrebbe seguire in tempi brevi anche una nuova riunione del cda di Open fiber, considerato che a oggi manca un passaggio fondamentale per andare avanti, ovvero il mandato a trattare da parte del board all’ad Giuseppe Gola.Parallelamente, ieri sono stati annunciati importanti cambiamenti ai vertici di Open fiber e Cassa depositi e prestiti. In una nota diffusa dalla società di via Goito, Cdp ha designato Enrico Tommaso Cucchiani come nuovo presidente di Open fiber. Cucchiani, 75 anni, è un manager di lunga esperienza con un passato ai vertici di importanti realtà del settore bancario e assicurativo. In particolare, il manager è stato alla guida di Intesa Sanpaolo dal dicembre 2011 al settembre 2013. Non solo, è stato anche presidente di Allianz in Italia e dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Fa però notizia che una figura che quella di Cucchiani sia tornata in una partecipata. Visto che la rottura con Intesa e le fondazioni bancarie lo aveva messo fuori dal radar di Bazoli e Guzzetti. Evidentemente sono cambiate le logiche. Inoltre, il cda di Cdp, presieduto da Giovanni Gorno Tempini, ha anche approvato la nomina di Emanuele Levi come amministratore delegato di Cdp venture capital, che prende il posto di Agostino Scornajenchi, recentemente passato alla guida di Snam. In una nota, il cda della finanziaria dello Stato ha espresso «gratitudine ai due manager uscenti per il lavoro svolto e l’impegno profuso durante l’incarico».Questi cambiamenti avvengono in un momento cruciale per il settore delle infrastrutture digitali e per il ruolo strategico che Cdp esercita attraverso le sue partecipate nella modernizzazione del Paese.
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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