
I ricavi scendono dell'11% e pesano i 984 milioni di accantonamenti per i rischi legali. L'ad non risponde alle domande su come verranno trovati i fondi per la ricapitalizzazione in caso non arrivi un partner. Rosso e risultati sotto le aspettative per Unicredit. Il Monte dei Paschi ha chiuso il 2020 con una perdita di quasi 1,7 miliardi. Sui conti della banca hanno pesato 984 milioni di accantonamenti riconducibili principalmente ai rischi legali e 154 milioni di oneri di ristrutturazione legati all'operazione Hydra sulla cessione dei crediti deteriorati oltreché all'esodo del personale. Ma la situazione è peggiorata e anche i ricavi sono scesi dell'11,2%, a 2,9 miliardi. Con questi risultati, le perdite accumulate dal Monte nell'ultimo decennio ammontano a 23,5 miliardi. Otto degli ultimi dieci esercizi sono stati archiviati in rosso. Tra il 2011 e il 2017 la banca, che in Borsa capitalizza meno di 1,4 miliardi (ieri il titolo ha perso il 5,8% in Piazza Affari), ne ha chiesti al mercato 18,5 sotto forma di aumenti di capitale, di cui 5,4 sborsati dallo Stato nel 2017. Eppure, la luce in fondo al tunnel ancora non si vede. Anzi, servono altri 2,5 miliardi per rafforzare il capitale e il futuro è sempre più incerto. Lo stesso timoniere Guido Bastianini sembra navigare a vista: ieri, incalzato dalle domande degli analisti durante la presentazione dei conti, l'ad non ha chiarito cosa succederà se Mps non dovesse riuscire a trovare un partner: lo Stato, oggi al 64%, si è impegnato a mettere sul piatto 1,6 miliardi ma «se le minoranze», cioè gli azionisti diversi dal Tesoro, «non dovessero sottoscrivere l'aumento» la loro quota «verrebbe garantita dalle banche d'affari», si è limitato a spiegare illustrando le slide e invitando più volte i broker ad «andare a vedere i numeri sul sito» dell'istituto. Il rafforzamento patrimoniale «sconta talune incertezze in quanto necessita la conclusione del processo già avviato di valutazione e approvazione di Dg Comp e Bce», si legge nella nota che accompagna i risultati. Il piano, insomma, è ancora al vaglio della Ue e il Monte resta in un limbo con accantonamenti più alti e redditività più debole. E al momento l'unico a chiedere accesso alla data room per dare un'occhiata ai numeri è stato il fondo di private equity Apollo. Vedremo se con la nuova squadra che verrà creata da Mario Draghi a Palazzo Chigi (e in particolare al Mef) il salvataggio del Monte verrà sbloccato e se con l'abbassamento dello spread alimentato dall'effetto «Super Mario» si faranno avanti cavalieri bianchi. Fu lo stesso Draghi, da governatore della Banca d'Italia, ad autorizzare l'acquisto di Antonveneta nel 2007 e a monitorare da vicino l'istituto senese fino al suo passaggio sotto la Vigilanza europea. E ora toccherà a lui chiudere il cerchio come capo di un governo che è l'azionista principale dell'istituto di Rocca Salimbeni traghettandone l'uscita dal capitale nel rispetto delle disposizioni che lui stesso ha fissato quando era a capo della Bce. L'ipotesi di nozze tra Mps e Unicredit - considerata di rilevanza sistemica in Europa - non sembra nelle corde del futuro premier che ha sempre visto nella stabilità degli intermediari l'obiettivo principale del suo operato di banchiere centrale. In attesa di conoscere le mosse dell'ad designato, Andrea Orcel, l'istituto di piazza Gae Aulenti ha chiuso il bilancio 2020 - l'ultimo targato Jean Pierre Mustier che da oggi lascia il gruppo nelle mani del dg Ranieri de Marchis fino all'assemblea di aprile - con un rosso di 2,78 miliardi (peggiore delle attese) che consentirà comunque di distribuire ai soci 1,1 miliardi tra dividendi e riacquisti di azioni proprie. Ieri a parlare è stato, intanto, l'attuale numero uno di Bankitalia, Ignazio Visco in audizione alla commissione di inchiesta sul sistema creditizio: «Se una banca fallisce quella che fallisce il giorno dopo è la banca accanto», ha detto senza citare casi specifici. Ma osservando che «la stessa cosa non accade nel caso fallisca un supermercato». «Magari ne approfitta il supermercato accanto, anzi magari arriva Amazon». Il destino di Rocca Salimbeni viene seguito a Siena con distacco e rassegnazione. La città del Palio, orfana del bancomat Mps, deve trovare un nuovo centro di gravità permanente. La ripresa potrebbe passare, quando sarà finita la pandemia, dal comparto immobiliare e dal turismo enogastronomico anche se non sarà facile rilanciare quei settori che prima erano sostenuti da banca e fondazione. Si è tentato, negli ultimi tempi, di dirottare altrove parte di quella oliata macchina di consenso. Per esempio spostando i riflettori sul distretto del biotech di società come la Toscana Life sciences, assai legata al mondo che fino a pochi anni fa orbitava attorno al grande sole del Monte (tanto che il vicepresidente è il numero uno della Fondazione Mps) e oggi attiva nella sperimentazione degli anticorpi monoclonali, su cui vuole investire Invitalia. Il presidente di Tls, Fabrizio Landi, è anche consigliere speciale del sindaco di Firenze, Dario Nardella. Che però sembra puntare su un'altra operazione: dare vita a un polo della ricerca nel capoluogo toscano alternativo a quello senese. Non a caso, martedì, Nardella ha visitato lo stabilimento di Sesto Fiorentino, alle porte di Firenze, della Bsp pharmaceuticals dove è in corso la preparazione per la distribuzione su scala globale del primo anticorpo monoclonale neutralizzante Covid-19 della Eli lilly, multinazionale farmaceutica americana.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Flaminia Camilletti
Charlie Kirk (Ansa)
Sposato con due figli, teneva incontri in cui sfidava il pubblico: «Provate che ho torto».
Donald Trump (Ansa)
Trump, anche lui vittima di un attentato, sottolinea la matrice politica dell’attacco che ha ucciso l’attivista. «La violenza arriva da chi ogni giorno demonizza e ostracizza coloro che la pensano diversamente».
Charlie Kirk (Getty Images)
L’assassinio negli Usa del giovane attivista conservatore mostra che certa cultura progressista, mentre lancia allarmi sulla tenuta della democrazia, è la prima a minarla. E intona il coretto del «se l’è cercata».