2018-12-05
Moscovici poliziotto buono e cattivo, ma su quota 100 deve mollare l’osso
Il gendarme francese prima elogia «il tono diverso dell'Italia», poi bacchetta: «Per più flessibilità servono più sforzi». Riformare la Fornero, però, resta «materia del governo». E Giovanni Tria si scontra con il Pd alla Camera.Il grosso della manovra sarà discusso in Senato il 18 dicembre. Emendamenti su massaggi, cristiani perseguitati e slot machine.Lo speciale contiene due articoli.Il copione è talmente scontato e prevedibile da ricordare le sceneggiature dei B movie (quelli poliziotteschi, più che polizieschi) di 40 anni fa: i due poliziotti, uno che fa il buono, l'altro che fa il cattivo, ma sempre pronti a scambiarsi le parti. L'altro ieri era toccato a Valdis Dombrovskis (il cui partito ha raccolto appena il 6% in Lettonia...) fare la parte del cattivo: proprio nel giorno in cui lo spread andava giù e la Borsa andava su, un'ennesima evitabilissima sparata contro l'Italia per spargere altra benzina sul fuoco.Ieri, allora, è stato il francese Pierre Moscovici a intestarsi il ruolo del good cop: «Il dialogo con l'Italia è in corso, diventa più intenso, vediamo un tono diverso, un diverso modo di cooperare, e vediamo l'Italia disponibile ad ascoltare il nostro punto di vista e risolvere i problemi. È un passo che accogliamo con favore, e anche gli investitori hanno lo stesso feeling», ha dichiarato. Altro punto prevedibile del copione della Commissione Ue: cercare di dividere il governo, scegliere gli interlocutori «graditi» e provare a separarli da quelli «sgraditi» a Bruxelles: «Ora il dialogo è cominciato davvero su metodo e sostanza. A Buenos Aires», ha aggiunto Moscovici, «abbiamo avuto discussioni positive con Conte e Tria, e abbiamo deciso di proseguire nell'interesse generale».Poi la notazione più velenosa: «La Commissione Ue ha preso nota delle intenzioni dell'Italia di ridurre il deficit, e ora attendiamo altri dettagli»: serve un «impegno credibile, concreto e nel quadro delle regole: noi siamo disponibili a dare flessibilità ma deve essere nelle regole, per questo il gap va ridotto ancora».Insomma, provare ad accreditare l'idea dell'arretramento italiano che sarebbe già in atto, e di una retromarcia - però - ancora non sufficiente: un tentativo evidente del francese di orientare la «narrazione» su vincitori e vinti del negoziato. In realtà, però, il primo a cedere su un punto qualificante è stato proprio Moscovici, quando ha dovuto ammettere che la Commissione «non mette in discussione la riforma delle pensioni: la decisione è in mano al governo italiano, perché è suo compito fare le scelte di politica economica». E questa ammissione del francese conferma ciò che già da tempo i lettori della Verità sanno bene. Primo: è certamente vero che l'Italia ha interesse a evitare la procedura di infrazione (il termine ultimo sarà il 19 prossimo, giorno dell'ultima riunione del 2018 della Commissione), ma è altrettanto noto a tutti che, per una Commissione politicamente morente, andare allo scontro finale con il governo di Roma alla vigilia delle europee significa consegnare il più potente argomento di campagna elettorale agli «odiati populisti». Ecco perché Bruxelles vorrebbe evitare di passare ai fatti: lo schema ideale per la Commissione sarebbe una specie di auto umiliazione italiana dettata dallo spavento. Secondo: vale per la Francia (sempre più nel caos) e vale per la Germania in chiaro arretramento economico nel terzo trimestre. Il racconto secondo cui in Italia ci sarebbero i «malati» e nel resto d'Europa i «medici sapienti» non tiene più. È l'intero corpaccione Ue che è esposto a un rischio di recessione, determinato da più fattori diabolicamente convergenti: export in calo, domanda interna strutturalmente debolissima, e fine imminente del Qe. Cercare di individuare in Matteo Salvini e Luigi Di Maio i colpevoli di tutto ciò appare un esercizio da fantascienza. Dunque, al governo tocca il compito di tirare la corda senza spezzarla, concedere qualcosa sul deficit, senza dare senso i cedimento. Su questa linea si è espresso Salvini: «Il 2%? È un numero su cui si esercitano giornalisti e commissari Ue: noi badiamo alla sostanza e a trovare risorse. Facciamo una manovra seria, che non dipenderà dagli zero virgola ma dai contenuti». In questo senso il premier ha precisato: «Le parole hanno un peso, il mio è un silenzio operoso e virtuoso». Ricapitolando, come questo giornale scrive da settimane, il governo non intende rinunciare alle due misure-simbolo per Lega e M5s. Ma sulle pensioni la spesa sarà molto più contenuta dei 6,7 miliardi prudenzialmente stanziati. Mentre per il reddito di cittadinanza sarà la partenza differita (realisticamente ad aprile) a produrre i risparmi rispetto allo stanziamento iniziale di 9 miliardi. È quanto ha fatto ancora una volta intendere il ministro Giovanni Tria: «Reddito di cittadinanza e quota 100 non sono in discussione: si stanno studiando le stesure, quello che va ancora definito è il costo delle misure», confermando che il testo non è ancora stato vergato nero su bianco. E alla Camera c'è stato scontro con le opposizioni: il Pd - quando Tria è comparso in aula - ha chiesto insistentemente di procedere a un'audizione ma il ministro ha gelato tutti, rimarcando la natura del contesto: «Sono sbarcato da un aereo e sono venuto qui. Non ho aderito a un'audizione ma a un'informativa». Di conseguenza - in osservanza del protocollo - Tria non ha risposto ad alcun quesito: «Se non siete d'accordo me lo dite e, se non vi offendete, vado via». Fonti governative di primo piano confermano alla Verità che la soluzione migliore sarebbe emendare al Senato la manovra, in modo da mostrare all'Ue che la limatura avviene nel corso dell'iter parlamentare della legge di bilancio: i leghisti sono pronti a presentare a Palazzo Madama l'emendamento su quota 100, i grillini forse non ancora a fare lo stesso sul reddito di cittadinanza. Altrimenti, scatterà un provvedimento autonomo, probabilmente - in quel caso - nella forma di un decreto. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/moscovici-poliziotto-buono-e-cattivo-ma-su-quota-100-deve-mollare-losso-2622400395.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="incentivi-per-i-monopattini-in-citta-ritirata-liva-agevolata-sui-tampax" data-post-id="2622400395" data-published-at="1758199879" data-use-pagination="False"> Incentivi per i monopattini in città. Ritirata l’Iva agevolata sui tampax Ieri in commissione Bilancio della Camera si è lavorato alacremente per approvare gli emendamenti alla manovra anche se le novità maggiori che riguardano reddito di cittadinanza e quota 100 molto probabilmente verranno discusse al Senato il prossimo 19 dicembre. Ciò non toglie che le novità non siano mancate. La prima, forse, non piacerà al pubblico femminile. Addio al taglio dell'Iva per assorbenti, pannolini e alcuni prodotti alimentari per l'infanzia. Il Pd aveva infatti proposto che per «latte in polvere e liquido per neonati, prodotti alimentari per l'infanzia, pannolini, assorbenti» l'aliquota dovesse scendere al 5%. Un emendamento bocciato che inizialmente aveva proposto anche la maggioranza per poi ritirarlo. La manovra incentiva anche la micromobilità: una norma autorizza la sperimentazione nelle città di mezzi a impatto zero, come ad esempio monopattini, segway e hoverboard elettrici. Le regioni potranno assumere inoltre 50 persone a tempo determinato per il periodo 2019-2021, per accelerare gli investimenti definiti nel Def. Le assunzioni dovranno riguardare «personale di profilo tecnico di qualifica non dirigenziale». Novità anche per i Piani individuali di risparmio: le somme o i valori destinati nel piano di risparmio a lungo termine devono essere investiti per almeno il 3% del valore complessivo in strumenti finanziari legati a piccole e medie imprese, oltre al 70% già previsto oggi. Via anche ad un emendamento alla manovra, firmato dalla Lega, che stanzia 1,5 milioni di euro a decorrere dal 2019 «al fine di potenziare la funzione di vigilanza della Commissione di vigilanza sui fondi pensione». Sale, in più, a 28 miliardi di euro dai 26 iniziali il finanziamento relativo al programma pluriennale di interventi in materia di edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico. Giro di vite sulle slot machine. Dal primo luglio del 2019 l'Agenzia delle dogane e monopoli, con il supporto di Sogei «mette a disposizione degli enti locali gli orari di funzionamento» delle slot machine su tutto il territorio nazionale. Le regole tecniche di produzione degli apparecchi devono prevedere «la memorizzazione, conservazione e trasmissione al sistema remoto dell'orario di funzionamento». Via libera, invece alla possibilità di richiedere la carta di identità elettronica anche presso gli uffici postali. In arrivo anche l'indennizzo minimo con un tetto di 50.000 euro per le vittime di reati violenti intenzionali. Inoltre, sono previsti 10 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2019-2021 da destinare al Fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell'usura. Novità anche sui vincoli di spesa per i Comuni virtuosi che approvano il bilancio entro il 31 dicembre dell'esercizio precedente. L'emendamento, a firma di Luigi Marattin (in quota Pd), propone «l'idea dell'autonomia in cambio di responsabilità», ha sottolineato lo stesso Marattin. Sì anche all'Iva agevolata al 10% per pacchetti Spa e massaggi in albergo e aumento fino a 1.000 euro di detrazioni fiscali per le spese sostenute dai non vedenti per mantenere i loro cani guida. Inoltre, via libera a 2.000 posti in più per i docenti nella scuola primaria e alla costituzione del fondo per le minoranze cristiane perseguitate. Ieri, inoltre, la manovra è stata anche oggetto di critiche da parte del mondo delle libere farmacie. Un subemendamento infatti prevede che debbano essere farmacisti iscritti all'albo i soci rappresentanti almeno del 51% del capitale sociale, pena lo scioglimento della società. Secondo una lettera aperta al premier Giuseppe Conte e ai due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio firmata da Davide Tavaniello e Rodolfo Guarino, soci co-fondatori e co-ceo di Hippocrates Holding, Domenico Laporta, ceo di Admenta Italia - LloydsFarmacia, Paolo Venturi, ceo di Dr Max questa scelta metterebbe «a rischio oltre 1.500 posti di lavoro e 300 attività, che rischiano di non essere più sostenute da una società a seguito del provvedimento».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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