2025-02-20
Mosca serve agli Usa per dare ai sauditi il controllo del Golfo e rallentare la Cina
Vladimir Putin e Mohammad bin Salman (Ansa)
Ue sdegnata per i colloqui a Riad. Dove Kiev è un pretesto. Il fine è far controllare il Medio Oriente ai sunniti, arginando l’Iran.Grande scandalo in Europa per le trattative di pace attorno all’Ucraina da svolgersi in Arabia Saudita. Pilastri dell’equilibrio, oltre il padrone di casa Mohammad bin Salman, anche americani e russi.Al di là delle dichiarazioni di ieri di Donald Trump contro Volodymir Zelensky, appare sempre più chiaro che il tema della guerra ai confini dell’Europa sia la foglia di fico che occulta un piano ben più ampio. Un piano che riguarda il futuro del Medio Oriente e del Mediterraneo. A Riad si discuterà sicuramente dei confini ucraini, di concessioni da fare a Vladimir Putin, ma soprattutto di Gaza, di porti e di energia. A chi vive nel Vecchio Continente può fare comodo puntare il dito sulle uscite sopra firmate Trump. Cioè pensare che dietro l’idea di eradicare Hamas da Gaza e trasformare la striscia in una Las Vegas sul Mediterraneo ci sia un mero progetto immobiliare denso di follie. Fa comodo perché occulta le vere ragioni sottostanti. E libera la classe dirigente europea dalle sue colpe: non aver visto arrivare una rivoluzione in grado di cambiare gli equilibri del Mare nostrum per i prossimi venti anni. È ormai chiaro e sdoganato, invece, che il vero obiettivo è quello di portare il Medio Oriente sotto il controllo delle dinastie sunnite, a partire da quella saudita. Lasciare Gaza sotto il controllo di Bin Salman significa consentirgli di aprire il primo porto che si affaccia direttamente sull’Europa con implicazioni militari ed energetiche. Il quadro più ampio riflette la volontà americana di ridurre ulteriormente il peso iraniano e consentire ai sunniti di creare zone cuscinetto attorno a Israele. Non è un caso che il blitz di Al Jolani in Siria sia accaduto così velocemente. Deve esserci un accordo anche attorno al Libano, dove lo scorso gennaio è stato eletto presidente l’ex generale Joseph Aoun vicino agli Usa e soprattutto ai sauditi. Non è escluso che possa nascere uno staterello per ospitare i drusi di pari passo con la creazione di un’altra enclave in Giordania dove qualcuno (Bin Salman?) potrebbe trasferire un po’ di palestinesi. Che diventerebbero chiaramente uno strumento di pressione che sugli egiziani. È molto difficile pensare che tutto ciò possa avvenire senza la collaborazione di Mosca. Così come la veloce defenestrazione di Bashar al Assad si sia consumata senza l’ok di Vladimir Putin. Il quale diventa necessario per raffreddare le mire iraniane e i rapporti con la Cina. Paese che è giustamente l’ossessione di Trump. Per ridurre l’influenza di Xi Jinping - e stiamo dicendo l’ovvio - la Casa Bianca vuole azzerare le politiche di Mosca verso Est e ribaltare nuovamente gli equilibri. Immaginiamo per deduzione che durante gli incontri in Arabia Saudita, gli emissari di Putin chiederanno garanzie per la loro flotta nel Mediterraneo. Capiranno se e come potranno consolidare i rapporti con la Libia e l’Algeria. Due Paesi che ci riguardano da vicino. E dai quali passa un flusso importante di gas verso l’Italia e l’Europa. Insistere da parte nostra nel considerare Trump un cane sciolto vuol dire abdicare alla presenza nel Mediterraneo senza cogliere il cambiamento del vento. Il recente viaggio di Giorgia Meloni in Arabia è stato un passo razionale e aprire alla collaborazione saudita nel progetto del caccia di sesta generazione, il Gcap, partecipato anche da Leonardo, è un modo per tenere il piede in uno schema molto più ampio: l’asse tra Medio Oriente e Usa che comprende anche investimenti miliardari nel gas in entrambe gli estremi. Gli uni puntano sugli asset americani e gli altri in infrastrutture che saranno perno anche nell’Opec. In mezzo si muoverà la Russia che dal canto suo ha avuto modo di capire che la Turchia di Recep Erdogan si sta muovendo per creare un corridoio preferenziale verso le ex repubbliche sovietiche con l’obiettivo di trasformare Ankara in un hub per le materie prime. Da più punti di vista è triste vedere come tutti questi progetti ci stiano passando sopra la testa, ma è anche triste immaginare come una grossa fetta di leader europei insista nel far proseguire la guerra in Ucraina senza ammetter che uno degli effetti collaterali sia rafforzare il ruolo di Xi Jinping. Il quale dalla guerra ha tratto solo benefici. Purtroppo, le mosse di Emmanuel Macron e i meeting inconcludenti riescono solo a complicare la situazione. L’Europa è nuda e litiga per decidere quale abito da sera indossare quando invece servirebbe una bella tenuta da lavoro per fare fronte alle sfide. Certo, il bello e il brutto della nuova amministrazione Usa è che non si cela dietro le finte ipocrisie. Le guerre non vengono mai portate avanti per principi filosofici o per buone intenzioni. Ma per il predominio economico. Sono ovvietà che vale la pena ribadire. E visto che negli ultimi venti anni le guerre sono state esclusivamente monetarie si era arrivati a creare bolle insostenibili. Detto volgarmente, a qualcuno serviva far scoppiare la bolla con bombe vere. Adesso si riparte. La strambata è più forte che mai e chi guida la barca vuole che a bordo ci sia anche la Russia.
Jose Mourinho (Getty Images)