2023-05-27
Mosca dice il primo sì al negoziato vaticano
Li Hui e Sergej Lavrov (Ansa)
La Santa Sede incassa il passo avanti di Sergej Lavrov. Mentre Kiev apre al dialogo escludendo accordi sui territori invasi (ipotesi ventilata dall’emissario cinese Li Hui). Lula si offre a Vladimir Putin come mediatore insieme all’India. A Dnipro bombardato l’ospedale.Se la tanto attesa controffensiva di primavera, ormai alle soglie dell’estate, assomiglia sempre più a una sorta di Aspettando Godot, è invece sul fronte della pace che si stanno muovendo i primi, timidi passi. Innanzitutto, sono arrivate le parole di Sergej Lavrov sulla mediazione tentata dal Vaticano: «Prendiamo atto del sincero desiderio della Santa Sede di promuovere il processo di di pace», ha dichiarato il ministero degli Esteri russo. Tuttavia, ha aggiunto Lavrov, «qualsiasi sforzo in questa direzione avrà senso solo se si terrà conto della ben nota posizione di principio della Russia su possibili negoziati di pace». Non è mancata, d’altronde, la prevedibile stoccata a Volodymyr Zelensky: «Ricordiamo a questo proposito che, a differenza della Russia, che fin dall’inizio è stata pronta a un dialogo onesto e aperto sulla soluzione in Ucraina, il regime di Kiev rifiuta ancora categoricamente la possibilità stessa di negoziati con Mosca e si affida alla guerra».Da parte sua, il segretario di Stato del Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ha annunciato che il presidente della Cei, Matteo Zuppi, già scelto da papa Francesco per questa missione, rimarrà l’interlocutore unico tra Russia e Ucraina. «Siamo lieti che da parte di Mosca ci sia questa disponibilità a ricevere anche l’inviato del Papa», ha dichiarato Parolin. Che poi si è soffermato sulla posizione del governo ucraino: «Da quanto riportato dai media, Kiev non sarebbe disposta a una mediazione nel senso stretto». Ma, ha specificato il cardinale, «la missione non ha come scopo immediato la mediazione, quanto piuttosto di creare un clima, aiutare ad andare verso una soluzione pacifica». Sempre ieri, il Pontefice, intervistato da Telemundo, ha potuto chiarire la sua posizione: «Gli ucraini non sognano tanto le mediazioni, perché il loro blocco è davvero molto forte». E su Putin e Zelensky: «La pace sarà raggiunta il giorno in cui potranno parlare, tra loro due o tramite altri».Oltre al Vaticano, c’è anche la Cina che si è proposta di mediare tra le controparti. A questo scopo, Pechino ha inviato in Europa il suo emissario, Li Hui, che dopo aver fatto visita alle cancellerie del Vecchio continente ha concluso il suo viaggio a Mosca. Dopo aver richiesto un «cessate il fuoco immediato», il rappresentante speciale cinese per gli Affari eurasiatici ha riassunto così la soluzione proposta dal Dragone: il compromesso tra Mosca e Kiev deve prevedere che la Russia mantenga i territori annessi, ossia le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Lugansk, e le regioni di Zaporizhzhia e Kherson. Stando al Wall Street Journal, i governi europei sarebbero rimasti piuttosto freddi davanti alla proposta cinese: seppur persuasi che sia prematuro respingere i tentativi fatti da Pechino, rimarrebbero infatti diverse perplessità sul ruolo e la trasparenza della Cina, dato il suo allineamento alle posizioni della Russia.Nel frattempo, però, anche altre nazioni si sono dichiarate disposte ad agevolare le trattative di pace: «Ho appena parlato al telefono con il presidente della Russia, Vladimir Putin», ha scritto su Twitter il presidente del Brasile Lula: «Gli ho ribadito la disponibilità del Brasile, insieme a India, Indonesia e Cina, a dialogare con entrambe le parti in conflitto alla ricerca della pace».Tiepide aperture sono state fatte a sorpresa anche dall’Ucraina. A prendere la parola è stato Andriy Yermak, il capo dell’ufficio della presidenza di Zelensky. «Attualmente ci si chiede dove e quando avrà luogo il vertice della pace. Naturalmente, vogliamo che si tenga il prima possibile e luglio sarebbe l’ideale», ha affermato Yermak all’agenzia russa Interfax. La posizione dell’Ucraina, ha aggiunto, «è chiara: il nostro piano è la base, ma siamo pronti ad ascoltare tutti quei Paesi che rispettano la nostra sovranità e integrità territoriale». In sostanza, Kiev mira come sempre a ristabilire il controllo sulle regioni perdute, specificando che, eventualmente, si siederà a un tavolo con la Russia solo una volta che un consesso internazionale avrà riconosciuto tutte le sue ragioni e che Mosca avrà ritirato le sue truppe. Eppure, è già molto significativo che un alto funzionario del governo ucraino rilasci dichiarazioni di questo tenore, vagamente aperturista, a un’agenzia russa. Stavolta, forse, qualcosa si sta davvero muovendo.Mentre proseguono le faticose trattative diplomatiche, il conflitto continua purtroppo a mietere numerose vittime. Ieri, ad esempio, un attacco missilistico russo ha colpito un ospedale nella città di Dnipro. In base alle ultime stime, si parla di almeno un morto e di più di 20 feriti. Da parte sua, invece, Mosca recrimina per un attacco contro Krasnodar, città russa situata a poca distanza dalla Crimea. L’offensiva aerea è stata realizzata tramite l’utilizzo di due droni. Per il resto, Der Spiegel ha fornito un’anteprima esplosiva del suo nuovo numero, che uscirà nel fine settimana: da un’indagine condotta dall’Ufficio federale tedesco di polizia criminale, infatti, emerge che gli attentati al gasdotto Nord Stream sarebbero stati perpetrati dall’Ucraina. Si tratta di un’inchiesta che, sicuramente, farà molto discutere.
Ecco #DimmiLaVerità del 3 novembre 2025. La nostra Flaminia Camilletti spiega perché Donald Trump ha minacciato di intervenire in Nigeria se non finirà la persecuzione dei cristiani.
Il no al Ponte è solo l’ultima battaglia della sinistra contro la modernità