2022-02-05
Morì dopo il siero, medico indagato. Ma il caso non fu segnalato all’Ema
I pm di Palermo ipotizzano l’errata valutazione del vaccinatore. La donna ricevette l’iniezione, sebbene fosse obesa. Ed ebbe una trombosi. Del decesso, però, nessuna traccia nel registro europeo degli effetti avversi.L’ipotesi investigativa ruota attorno a un errore di valutazione dei fattori di rischio e al presunto uso improprio del vaccino. La signora era obesa e il medico, stando alla ricostruzione giudiziaria, avrebbe dovuto sconsigliare Astrazeneca. La foga da vacciniamoli tutti probabilmente ha influito nella valutazione. E il medico ha iniettato il vaccino anglo-svedese. La prof Cinzia Pennino, 46 anni, quell’11 marzo 2021 non immaginava che quella iniezione durata poco più di un istante avrebbe potuto cambiare la sua sorte. Al medico, Vincenzo Fazio, dell’hub Fiera di Palermo, l’altro giorno è stato notificato un avviso di garanzia. La prof è deceduta il 28 marzo 2021, ovvero 17 giorni dopo l’iniezione. Come previsto poi da una circolare della Regione Sicilia, l’autopsia era stata affidata a una speciale task force, coordinata dal professore Cristoforo Pomara, per verificare eventuali connessioni tra decesso e vaccinazione. Un legame che non era stato accertato a livello scientifico. Le conclusioni della perizia del medico legale incaricato dalla Procura, Antonietta Argo, però, sono state depositate qualche giorno fa. E subito dopo i magistrati hanno iscritto il medico vaccinatore per l’ipotesi di omicidio colposo. La relazione è ancora coperta dal segreto istruttorio e al momento gli investigatori sono molto abbottonati, quindi non si sa se a parere della dottoressa Argo il nesso causa effetto sia stato provato. Stando alla ricostruzione del procuratore aggiunto Ennio Petrigni e del sostituto Giorgia Spiri, le condizioni fisiche della donna, obesa, avrebbero dovuto convincere il medico, durante la fase di anamnesi, a seguire con attenzione le linee guida dell’Istituto superiore di sanità, che indicavano proprio l’obesità tra i fattori di rischio per potenziali effetti avversi ad Astrazeneca e che sconsigliavano la somministrazione. La faccenda diventa ancora più clamorosa se si pensa che nel terzo rapporto sulle reazioni avverse presente sulla piattaforma continentale Eudravigilance, quello che va dal 27 dicembre 2020 al 26 aprile 2021, e che copre quindi il periodo in cui è morta la prof, vengono riportati soltanto due decessi correlabili al vaccino: un uomo di 46 anni e una donna di 32. Età, sesso e patologie pregresse non combaciano. La prof quindi non è rientrata nel bollettino, che porta il conto solo dei decessi ritenuti correlabili. Una ulteriore conferma rispetto alle scoperte della Verità. Secondo le cifre disponibili sul portale dell’Ema, l’Italia ha trasmesso al regolatore europeo 118.875 segnalazioni di reazioni avverse, un valore che la colloca in sedicesima posizione, con 197 segnalazioni ogni 100.000 abitanti. E tra queste non compare la prof. Le valutazioni della Procura di Palermo, però, sembrano essere di segno opposto. Anche perché, si è scoperto durante le indagini, un altro medico si era rifiutato di vaccinarla. La prof, infatti, si era già presentata una prima volta all’hub vaccinale alla Fiera del Mediterraneo il 7 marzo e il medico con il quale aveva avuto il breve consulto l’aveva rimandata indietro proprio perché obesa, ritenendo inadatti, come aveva denunciato la famiglia e stando a quanto ricostruito da Palermo today, «anche Pfizer o altri tipi di vaccino in quel momento riservati ai soggetti fragili». Ma la prof, che, stando anche a quanto confermano i familiari, si sentiva in perfette condizioni di salute, si è riprenotata ed è tornata all’hub quattro giorni dopo. E probabilmente quella è stata la sua condanna a morte. Il giorno successivo la temperatura corporea era salita a 37,5, fino a toccare i 38 gradi, ma dopo una somministrazione di Tachipirina era scomparsa. Tutto sembrava nella norma. Il 21 marzo, invece, ha cominciato ad accusare dolori addominali e vomito. Ma non associò la reazione al vaccino, visto che ormai erano passati alcuni giorni. Quando si è presentata al pronto soccorso la situazione era già critica. Da una Tac sarebbe emersa «una trombosi addominale». La prof è finita prima in Ematologia, poi in Chirurgia d’urgenza e infine in terapia intensiva. Dove, dopo alcune ore, hanno constatato il decesso. L’inchiesta è partita dalle cure e dall’assistenza ricevuta in ospedale. Poi ha ricostruito i vari passaggi legati alla vaccinazione. I magistrati devono quindi essersi convinti che l’aspetto da approfondire è proprio quello legato alla somministrazione di Astrazeneca. I parenti della vittima presentarono un esposto in Procura e si affidarono ai medici legali Paolo Procaccianti e Lucio Di Mauro per una consulenza. «Noi per primi abbiamo interesse a che questa vicenda venga risolta e siamo a completa disposizione della magistratura per accertare la verità», ha commentato il difensore del medico, l’avvocato Dario Gallo. Stando alle indiscrezioni apparse sulla stampa locale, i pm convocheranno nei prossimi giorni il medico per interrogarlo.