2024-11-29
Un giovane a processo per molestie. «Forse» ha guardato una ragazza
Si sospetta uno scambio di persona. Nel 2018 aveva subito già un’ingiusta denuncia.A processo perché (forse) avrebbe guardato una ragazza che si sarebbe sentita pedinata e molestata. Senza lavoro perché sotto indagine, con persino un’investigazione a tappeto su tutti i vicini che vivono nel suo stesso condominio. È la storia di F. M., 28 anni, da 8 finito nelle maglie della giustizia senza possibilità di uscirne. Giovedì 20 novembre si è svolta la seconda udienza che lo vede imputato per l’articolo 660 del Codice penale, ovvero molestie in luogo pubblico. Peccato che lui non abbia molestato nessuno, come ha più volte ribadito.La storia comincia il 20 dicembre del 2023, quando Claudia (nome di fantasia, ndr) decide di sporgere denuncia per stalking al commissariato della polizia locale di piazzale Accursio a Milano. A quanto si legge nel capo di imputazione, dalla fine di novembre la ragazza si sarebbe sentita seguita più volte da un uomo. Il presunto stalker l’avrebbe guardata spesso, «seguendola avanti e indietro e controllandola, in alcuni casi fissandola e in un’occasione sedendosi accanto a lei presso la fermata Atm della linea 57 «senza motivo rilevato», anche perché «poi si allontanava senza utilizzare alcun mezzo pubblico».La ragazza denuncia quasi subito. Ma soprattutto entra in confidenza con alcuni agenti della municipale, in particolare con il vicecommissario donna. Le due si parlano spesso, rassicurando così la ragazza nel caso in cui si senta ancora molestata. Così il 9 gennaio scorso Claudia porta a spasso il cane nell’area vicino a piazzale Accursio. Sostiene di aver visto il suo molestatore che l’avrebbe guardata. Scrive subito al vicecommissario. La avverte che l’uomo e lì. In pochi minuti gli agenti della locale sono in strada sulle tracce del ragazzo, lo vedono e lo seguono fino a casa. Uno di loro, dirà di fronte al giudice, ha fatto parte della squadra antiborseggio. Durante l’udienza è stato ascoltato il vicecommissario che ha riferito di non aver visto nulla di particolare nel comportamento di F.M.. Lo stesso agente che lo ha pedinato sostiene di non aver visto nulla di particolare. Ma in ogni caso le indagini continuano. Ma era davvero lui la persona che aveva guardato Claudia?L’avvocato Michele Miccoli, che segue il ragazzo, ha depositato a processo un atto che attesta come il presunto molestatore fosse, tra le 18.30 e le 19.30, al commissariato dei carabinieri Magenta a fare denuncia per smarrimento della carta di identità. Si trovava quindi in via Novara, a 6,8 chilometri di distanza da piazzale Accursio. Il misfatto, secondo quanto ricostruito in udienza, sarebbe avvenuto tra le 19 e le 19.20. A piedi ci si mette almeno un’ora, mentre in macchina appena 13 minuti. Con i mezzi più di mezz’ora. Era davvero lui a passare da quelle parti? A questo punto gli agenti della locale decidono di controllare tutti gli abitanti del condominio dove abita F.M.. E dopo un mese lo trovano. Da lì scatta il procedimento che finisce in nemmeno un anno subito a processo. Un vero record, calcolando che secondo le statistiche del ministero di Grazia e giustizia, un processo di primo grado dura in media almeno tre anni. E che soprattutto denunce di questo tipo, anche per reati più gravi, fanno fatica ad arrivare subito in aula. Rischia una multa di 230 euro. Caso vuole per di più che per F.M. non sia la prima volta che si ritrova in una situazione del genere. Nel 2018 era stato fermato perché la polizia locale aveva dato seguito all’ennesima denuncia di una donna che si era sentita molestata da un uomo di circa 40 anni, alto circa 1 metro e 90, magro e con i capelli neri lunghi. In quel caso le accuse erano di molestie sessuali. Il ragazzo era persino stato trattenuto al commissariato senza un legale e per lo stato di agitazione era stato anche trasferito in ospedale con un’ambulanza. Quel procedimento non è mai arrivato a processo: il gip aveva deciso di accogliere la richiesta di archiviazione del pm, anche perché non si poteva evidenziare che, al di là della descrizione fisica dell’uomo, «emerge una discrasia significativa tra l’età riferita dalla giovane (uomo di 40 anni) e quella dell’odierno indagato, nato nel 1995».
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.