2025-02-09
Non c’è solo Almasri. Ecco chi è il Mister X che fa litigare esecutivo e Procura
Francesco Lo Voi e Alfredo Mantovano (Ansa)
È un lobbista campano, monitorato dagli 007 per aver provato ad avvicinare il capo di gabinetto di Palazzo Chigi.L’escalation che ha portato alla guerra totale tra il governo e la Procura di Roma, guidata da Franco Lo Voi, è iniziata il 27 gennaio, quando gli inquirenti capitolini hanno iscritto sul registro degli indagati mezzo esecutivo per la vicenda del generale Osama Almasri e, contemporaneamente, il quotidiano Domani ha pubblicato un’annotazione dei servizi segreti che non avrebbe dovuto e potuto diffondere, ma che gli era stata consegnata per errore dagli stessi pm. L’apice dello scontro è stato raggiunto l’8 febbraio, quando il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), direttamente dipendente da Palazzo Chigi (nella persona del sottosegretario Alfredo Mantovano) e guidato dal prefetto Vittorio Rizzi, ha inviato a Perugia un esposto sulla suddetta fuga di notizie. Dunque, chi pensa che la causa scatenante del conflitto tra poteri dello Stato sia stata solo la liberazione del capo della polizia libica, sottovaluta la delicatezza delle indagini che i nostri 007 conducono su alcuni chiacchierati faccendieri e che sono state disvelate dal quotidiano di Carlo De Benedetti. In particolare, ignora il ruolo centrale di un uomo rimasto sullo sfondo di questa storia. La Procura di Roma, quando ha consegnato, per sbaglio, ai cronisti la velina dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi) sui controlli effettuati da tre 007 sul capo di gabinetto di Giorgia Meloni, Gaetano Caputi, non ha rivelato solo i nomi delle barbe finte, ma ha svelato anche le delicate attività portate avanti dai nostri servizi segreti a protezione dei Palazzi del potere. Da anni l’intelligence monitora il sottobosco di affaristi e lobbisti che ruota intorno alla politica. Grazie a questo lavoro era emerso che un consulente della Lega, Antonio Capuano, brigava per portare Matteo Salvini a Mosca a incontrare Vladimir Putin, mentre impazzava la guerra in Ucraina. Il leader del Carroccio era certamente mosso da nobili intenti (puntava a far negoziare le parti in lotta), ma non conosceva il ruolo che, nella vicenda, stavano giocando i servizi segreti russi. In questa opera di bonifica, meritoriamente svolta dai nostri 007, sono stati «attenzionati» anche altri soggetti considerati pericolosi. Il primo alert è scattato quando, nell’ambito di un’operazione caratterizzata da «elevata sensibilità», «era emerso l’intendimento di alcuni target, impegnati nella progettazione di un rigassificatore nel Sud Italia, di avvicinare Gaetano Caputi […] al fine di anticipare e portare a conoscenza degli alti livelli istituzionali l’iniziativa industriale», scrive nella sua informativa il direttore dell’Aisi, Bruno Valensise. Una nota riservata che, come detto, è finita nelle carte messe a disposizione dei giornalisti di Domani, indagati per rivelazione di segreto. In un’altra occasione, si legge sempre nel documento, «nel corso di un’attività informativa svolta in relazione alla protezione di interessi nazionali connessi al piano strategico sull’idrogeno, era emerso il programmato incontro di alcuni individui attenzionati con il dottor Caputi». L’attenzione dei nostri servizi si sarebbe rivolta in particolare su uno di questi soggetti, che aveva destato preoccupazione per il suo «attivismo […] soprattutto in riferimento ai molteplici tentativi che lo stesso aveva messo in atto per avvicinare esponenti apicali del governo». Non basta. «Il soggetto attenzionato “si vantava di conoscere bene” Caputi», anche se avrebbe rimediato il suo numero di cellulare «attraverso la segretaria di una Fondazione», e avrebbe usato il nome del capo di gabinetto «per rafforzare il proprio ruolo nel circuito relazionale di riferimento». L’uomo avrebbe millantato pure una parentela tra propria moglie e quella dell’alto funzionario. Persino importanti banchieri avrebbero chiesto al nostro Mister X «di intervenire» sul capo di gabinetto «affinché si occupasse di questioni di loro interesse».Ma chi è il misterioso tessitore di rapporti? In questi giorni, tra i ben informati, ha iniziato a circolare un nome. Si tratta di un consulente d’impresa di origini campane, sulla sessantina, con qualche disavventura giudiziaria alle spalle. In una foto su Internet è immortalato mentre partecipa a un convegno sulle telecomunicazioni a cui presero parte alcuni importanti politici. Quel giorno sfoggiava un gessato color blu elettrico che non lo faceva passare inosservato. Oltre ad avere una società di consulenza, ha ricoperto un ruolo anche in un’azienda attiva nell’industria della Difesa, settore strategico e remunerativo. A Roma lo conoscono in molti. Abbiamo chiesto lumi a personaggi come il faccendiere Piero Amara e, anche lui, lo ha incontrato.Ma gli ambienti in cui bazzica sono molto trasversali. Un altro lobbista, legato al Vaticano, lo ha descritto così: «Gira con l’autista su auto di grossa cilindrata, è campano, ma i suoi giri sono soprattutto calabresi. Si è sempre occupato di bonifiche ambientali, intese come pulizia di siti industriali, e ha la passione per il mondo militare e i servizi segreti, al punto da sostenere di farne parte». I suoi presunti amici sarebbero di alto livello: nell’elenco ci sarebbero il noto politico condannato per concorso esterno e il vecchio dirigente Rai. Ma non solo loro. In molti lo hanno incrociato a cerimonie militari, ma pure a convegni ed eventi mondani. Noi, ieri sera, lo abbiamo contattato per fargli qualche domanda e lui non è sembrato affatto sorpreso dalla nostra telefonata. Esordiamo dicendogli che stiamo cercando l’uomo che ha provato, creando un po’ di scompiglio, ad avvicinare Caputi. Risposta quasi divertita: «E io che ne so? Che c’entro?». Alla domanda sul rigassificatore, replica: «Nooo, non sono io, ha sbagliato persona…». Insistiamo e il nostro interlocutore chiede delucidazioni: «Dove si trova questo rigassificatore?». Buttiamo lì Gioia Tauro, ma potrebbe essere anche quello di un’altra città meridionale: «Nooo, non sono io, ha sbagliato persona», ripete a macchinetta. Almeno fa il consulente? «Sta sbagliando persona», conferma. Non ha rapporti con Caputi? «No!». Non l’ha mai conosciuto? «L’ho visto una sola volta, ma non sono mai andato a Palazzo Chigi». Neanche per la questione degli idrocarburi? «Non mi occupo di questo», ribadisce (anche se sul rigassificatore era stato possibilista). Quando gli chiediamo se sua moglie sia cugina di quella del capo di gabinetto, lascia intendere di essere al corrente della questione: «Ecco, lì c’è un errore, la mia consorte è siciliana. È proprio uno scambio di persona». Ma per le nostre fonti il personaggio che sta mettendo in agitazione le istituzioni, invece, è proprio lui. Comunque, se il lobbista fa catenaccio, la storia della guerra tra poteri dello Stato prosegue.Il Dis ha formalizzato il suo esposto sulla diffusione, ritenuta illecita dal Dipartimento, della nota dell’Aisi sui controlli collegati a Caputi. Il fascicolo dovrebbe essere iscritto lunedì dalla Procura guidata da Raffaele Cantone, competente per le questioni riguardanti i magistrati capitolini. Gli inquirenti umbri dovranno verificare se nella descrizione dei fatti contenuta nella denuncia siano ravvisabili reati. Nel frattempo, al Csm i consiglieri laici del centrodestra (Isabella Bertolini, Claudia Eccher, Daniela Bianchini, Enrico Aimi e Felice Giuffrè) hanno chiesto l’apertura di una seconda pratica per incompatibilità ambientale e funzionale di Lo Voi, dopo quella per l’iscrizione lampo sul registro degli indagati di mezzo governo. Adesso a interessare i cinque membri di Palazzo Bachelet è la vicenda della velina riservata dei servizi consegnata ai cronisti indagati: «È evidente che l’accertamento di quanto accaduto spetta all’autorità giudiziaria», si legge nell’istanza, «ma, come si evince anche dalla stampa, qualora il fatto venisse accertato, rischierebbe di creare un problema di rapporti tra la Procura di Roma e le agenzie dell’intelligence in merito alla certezza della segretezza degli atti trasmessi alla Procura. Ciò premesso, i sottoscritti consiglieri chiedono l’apertura di una pratica in Prima commissione, per incompatibilità ambientale e funzionale […] e la trasmissione degli atti al procuratore generale della Cassazione per l’eventuale individuazione di profili disciplinari da perseguire».Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ieri, ha provato a stemperare gli animi, sostenendo che non ci sarebbero guerre in corso tra poteri dello Stato, Ma sulla vicenda del trojan israeliano Graphite, con cui sarebbero stati spiati giornalisti e attivisti, ha lanciato, però, la palla nel campo dell’autorità giudiziaria, suggerendo di cercare i responsabili tra «chi può utilizzare, legalmente, quegli strumenti oltre ai servizi segreti». Se questo è il calumet della pace, speriamo che nessuno dissotterri l’ascia di guerra.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)