2023-06-06
Sulla missione di pace di Zuppi a Kiev piomba il falco britannico Cleverly
Il ministro degli Esteri britannico, James Cleverly (Getty Images)
Secondo e ultimo giorno del porporato da Volodymyr Zelensky. Mentre il Cremlino fa sapere che (per ora) non prevede incontri tra Vladimir Putin e l’inviato papale, Londra intanto si mette di traverso. Disgelo sul nucleare tra Usa e Russia.È iniziata la missione di pace del cardinale Matteo Zuppi per conto di papa Francesco.Il porporato è arrivato ieri a Kiev, dove si fermerà anche oggi. «Si dà notizia che nei giorni 5-6 giugno, il cardinal Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, compirà una visita a Kiev quale inviato del Santo Padre Francesco», ha dichiarato la Santa Sede. «Si tratta di una iniziativa che ha come scopo principale quello di ascoltare in modo approfondito le autorità ucraine circa le possibili vie per raggiungere una giusta pace e sostenere gesti di umanità che contribuiscano ad allentare le tensioni», ha aggiunto. Il nunzio apostolico a Kiev, Visvaldas Kulbokas, ha detto che Zuppi «ascolterà». «Tutto il resto sarà da decidere: spetterà a lui decidere con il Santo Padre, successivamente. Ci sarà tutta una serie di incontri, ma sarebbe discriminatorio menzionare adesso gli incontri perché è più una missione di lavoro, di studio», ha proseguito. Dal canto suo, il Cremlino ha fatto sapere che non è al momento previsto un incontro tra Zuppi e il presidente russo, Vladimir Putin. «La visita del cardinale Zuppi è un’altra opportunità per il Vaticano di vedere da vicino la realtà della guerra di aggressione della Russia e avere informazioni dettagliate sulla formula di pace in dieci punti di Zelensky, con lo scopo di portare una pace giusta e duratura in Ucraina», ha dichiarato il ministero degli Esteri ucraino. «Kiev si aspetta sforzi del Vaticano nell’aiutarci a riportare a casa i bambini ucraini che sono stati portati illegalmente in Russia», ha aggiunto. «L’Ucraina accoglie con favore l’interesse della Santa Sede per la sanguinosa guerra, iniziata dalla Russia, e le intenzioni di comprendere profondamente i fatti», ha twittato l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash. «Siamo favorevoli a tutte le iniziative di pace. Apprezziamo lo sforzo che sta facendo la Santa Sede per favorire la fine della guerra», ha inoltre affermato il titolare della Farnesina, Antonio Tajani. È comunque interessante notare come, proprio ieri, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, abbia ricevuto a Kiev il ministro degli Esteri britannico, James Cleverly per parlare del summit Nato di Vilnius, della formula di pace ucraina e di ricostruzione. Ora, al di là del fatto che Londra ha sempre spinto per la linea dura, Cleverly ha anche recentemente sostenuto che l’Ucraina ha diritto ad attaccare la Russia sul proprio territorio: una posizione ben distante da quella di Zuppi. Frattanto, il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, ha detto che Kiev accetterà Pechino come mediatrice nel conflitto solo se quest’ultima spingerà Mosca a ritirare le proprie truppe dal suolo ucraino. «Il primo segnale dovrebbe essere la piena liberazione dei territori. Lasciate che ci mostrino un gesto di buona volontà e ritirino le loro forze armate dall’Ucraina. Dopodiché, crederemo che questo negoziatore abbia influenza sulla Russia», ha affermato in un’intervista a The Straits Times. «La mia percezione è che la Cina è diventata il fratello maggiore e la Russia il fratello minore. Il fratello maggiore può convincere il fratello minore a fermare questa sanguinosa guerra», ha proseguito Reznikov. Venerdì, l’inviato cinese per gli Affari eurasiatici, Li Hui, ha reso noto che sta valutando la possibilità di effettuare una nuova missione diplomatica, dopo quella effettuata il mese scorso. «La Cina è disposta a considerare attivamente l’invio di un’altra delegazione nei Paesi interessati per avviare un dialogo sulla risoluzione della crisi ucraina», ha affermato. Non è escludibile che Cina e Santa Sede si stiano coordinando nell’iniziativa diplomatica. Si tratta di una (probabile) sponda che forse irrita l’ala più severa della Nato: a partire dal Regno Unito che, guarda caso, proprio ieri ha mandato Cleverly a Kiev. Al di là di come la si pensi nel merito, va detto che la Santa Sede non può non tentare una mediazione: l’importante è che tale mediazione resti in capo alla Santa Sede stessa e non alla Cina (che sfrutterebbe prevedibilmente la questione a proprio vantaggio e in funzione antioccidentale). Sembra intanto farsi in salita il destino dell’accordo sul grano, originariamente stipulato tra Kiev e Mosca l’estate scorsa grazie alla mediazione dell’Onu e soprattutto della Turchia. La nuova tornata di colloqui tra Russia e Nazioni Unite è prevista per il 9 giugno a Ginevra. Tuttavia ieri il ministero degli Esteri di Mosca ha dichiarato di non vedere prospettive per un’estensione dell’intesa, che dovrebbe scadere a metà luglio dopo la proroga fissata il mese scorso. Qualche timido segnale di disgelo sta invece emergendo tra Usa e Russia sulla questione degli armamenti nucleari. «Abbiamo dichiarato la nostra disponibilità a impegnarci in discussioni bilaterali sul controllo degli armamenti con la Russia e con la Cina senza precondizioni. E, prima di proseguire, lasciatemi fare un passo indietro e dire che “senza precondizioni” non significa “senza responsabilità”», aveva dichiarato venerdì il consigliere per la sicurezza nazionale americano, Jake Sullivan, per poi aggiungere: «Piuttosto che aspettare di risolvere tutte le nostre divergenze bilaterali, gli Usa sono pronti a coinvolgere la Russia ora, per gestire i rischi nucleari e sviluppare un quadro di controllo degli armamenti post-2026». Una dichiarazione, quella di Sullivan, che il Cremlino ha definito «importante e positiva», pur sottolineando di aspettarsi delle iniziative diplomatiche concrete su questo fronte.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson