2021-08-23
Miocardite per Obiang del Sassuolo pochi giorni dopo l’immunizzazione»
Il medico del club conferma le tempistiche: fatta l'inoculazione, l'atleta ha accusato l'infiammazione cardiaca ed è stato necessario ricoverarlo in ospedale: «Nei suoi tracciati rilevate anomalie che prima non c'erano».La vicenda di Pedro Obiang, il ventinovenne centrocampista del Sassuolo, a cui sono stati diagnosticati, meno di una settimana dopo il vaccino, un focolaio broncopolmonare e una miocardite, un'infiammazione del muscolo cardiaco, sta scuotendo il mondo del calcio. L'ufficio stampa del Policlinico di Modena, dove il calciatore è stato curato a metà luglio, ieri ha spiegato: «La nostra linea, su questa cosa, per il momento è quella di non commentare, poi vedremo nei prossimi giorni se ci sarà qualcosa da dire…». Allora abbiamo ricontattato l'Unione sportiva Sassuolo calcio, che il 9 agosto aveva diramato una nota monca sullo stato di salute di Obiang, dove si faceva riferimento solo a «un focolaio broncopolmonare di natura virale» e alla necessità «a scopo prudenziale» di «un'astensione dall'attività sportiva» del giocatore, la cui durata sarebbe stata valutata successivamente. Da allora non è stata diffusa nessun'altra notizia. Con La Verità i vertici della società hanno rimarcato la bravura dei dottori della squadra e del centro ricerche Mapei sport, direttamente collegato all'azienda proprietaria del sodalizio sportivo; un laboratorio dove, grazie agli approfonditi esami a cui vengono sottoposti i calciatori, sono riusciti a scoprire l'infiammazione al cuore di Obiang. «Il nostro settore medico ha riscontrato che c'era qualche anomalia prima del ricovero» ci spiega un dirigente. «Mi domando se le altre società facciano gli stessi controlli approfonditi che facciamo noi. Per esempio la scorsa stagione abbiamo speso più di 1,3 milioni di euro per fare i tamponi ai giocatori». E in effetti la squadra neroverde è una di quelle che ha scovato più positivi tra le proprie fila. Per ottenere ulteriori informazioni sul caso Obiang abbiamo contattato il direttore responsabile e sanitario della Mapei sport Claudio Pecci, già medico della nazionale italiana di ciclismo. Il dottore ci ha spiegato nei dettagli la questione: «Il ragazzo è venuto da noi la settimana prima di partire per il ritiro (dell'11 luglio, ndr), per fare i soliti accertamenti annuali per la conferma dell'idoneità agonistica, senza aver nessun sintomo. Avevamo già le sue schede precedenti e abbiamo notato delle anomalie che non ci convincevano e non erano giustificate. Ci si sono alzate le antenne e ho programmato una risonanza cardiaca, il giorno successivo, all'Humanitas di Milano». Era l'8 luglio e a Rozzano, dove si trova l'ospedale, si era scatenata una grandinata da tregenda, che Pecci ricorda ancora: «Un disastro… comunque, alla risonanza è emersa una miocardite e una polmonite monolaterale che ha suscitato dei grossi dubbi, perché una roba così in un atleta che era anche asintomatico… quindi è stato mandato a casa perché era lì con l'autista e non correva rischi, non dovendo guidare. Il giorno dopo, il venerdì (9 luglio, ndr), in accordo con i medici del Sassuolo, lo abbiamo fatto ricoverare al Policlinico dove è rimasto per circa 10-15 giorni e dove c'è stata la conferma della miocardite e della polmonite monolaterale grazie ai successivi accertamenti fatti in modo esemplare sia dal punto di vista cardiologico che polmonare». Dopo la risonanza il centrocampista nativo della Spagna, ma con genitori guineani, non è partito per il ritiro. Il Sassuolo non ha comunicato a giornalisti e tifosi i veri motivi, e in città si è diffusa la notizia che il giovanotto fosse entrato in contatto con un soggetto positivo al coronavirus e che quindi avrebbe dovuto osservare un periodo di quarantena. Se ciò fosse anche accaduto, durante le ferie in Guinea equatoriale e in Spagna, sarebbe successo ben prima della visita al centro Mapei. «Noi non facciamo la ricerca sul Covid, siamo un centro di valutazione medico sportiva e sanitaria e facciamo i controlli cardiologici, polmonari, ecocardiogrammi, elettrocardiogrammi, spirometrie. Da questi esami, come detto, pur essendo il ragazzo asintomatico, sono emerse delle anomalie che non ci hanno convinto. I confronti con le analisi precedenti non le giustificavano, anche perché Obiang aveva interrotto l'attività agonistica da appena un mese o poco più», ha sottolineato Pecci. Il 29 luglio Obiang ha partecipato alla festa del Sassuolo in piazza: «Era già stato dimesso ed era a casa, non era contagioso e quindi è andato alla presentazione». Mi conferma che quando è stato visitato da voi, il 7 luglio, l'atleta non fosse positivo? «I tamponi erano negativi, altrimenti non sarebbe venuto a fare gli accertamenti dopo il rientro dalle vacanze. Poi, quando abbiamo fatto le prime analisi strumentali, ci è venuto il dubbio che avesse la miocardite, un timore che è stato confermato dalla risonanza».L'Agenzia italiana del farmaco, proprio a luglio, ha comunicato, a proposito di Pfizer e Moderna, che dopo le vaccinazioni «sono stati osservati casi molto rari di miocardite e pericardite. I casi si sono verificati principalmente nei 14 giorni successivi alla vaccinazione, più spesso dopo la seconda dose e nei giovani di sesso maschile». Pecci sull'origine dell'infiammazione è molto fermo: «Nessuno può dire se sia una miocardite da Covid-19 e neanche se sia da vaccino. Le interpretazioni, valutazioni, le ricerche sull'eziologia lasciano il tempo che trovano. Nessuno può darci la risposta».In conclusione Obiang ha avuto o no il Covid? Secondo il dirigente del Sassuolo con cui abbiamo parlato, i test sierologici farebbero propendere per questa ipotesi, ma Pecci non ritiene la questione dirimente: «Io non so se i sierologici siano stati positivi o meno, ma posso dirle che alla storia del vaccino (come causa della miocardite, ndr) non ci credo. Comunque c'è chi lo ipotizza, quindi può anche essere. Mi pare difficile che il ragazzo, tre giorni dopo aver assunto la prima dose, abbia immediatamente contratto la miocardite». Eppure la casistica provvisoria, seppur limitata, pare andare in questa direzione. Obiang ha ricevuto l'iniezione a inizio luglio? «Lo ripeto, tre-cinque giorni prima di venire da noi, come tutti gli altri». Il siero di marca era? Era uno tra Pfizer e Moderna? «Non lo so, ma penso di sì perché doveva ricevere la seconda dose abbastanza presto».