2022-09-14
I ministri corrono per piazzare gli amici. Ai manager pubblici compensi da nababbo
Roberto Speranza promuove il compagno di classe, Renato Brunetta fa tripletta. E Daniele Franco toglie il tetto di 240.000 euro ai dirigenti: Mario Draghi furioso.I ministri del governo Draghi hanno sistematicamente violato la circolare sul «disbrigo affari correnti» che il presidente del Consiglio aveva emanato il 21 luglio scorso, in particolare al punto 4, quello sulle nomine. A dimostrarlo sono la raffica di nomine dell’ultimo mese, tra cui quella del ministro per la Salute Roberto Speranza che ha nominato, ai primi di settembre, il suo ex compagno di liceo Stefano Lorusso nuovo direttore generale della Programmazione del ministero della Salute. Del resto, la danza era iniziata al ministero della Pubblica amministrazione di Renato Brunetta a fine di luglio, a nemmeno una manciata di giorni dalla caduta del governo, facendo comparire ben tre interpelli per la nomina di altrettanti dirigenti di prima fascia alla presidenza del Consiglio dei ministri. È stato solo l’inizio. Proprio ieri Brunetta ne ha indetto un altro. È da tutto agosto che nei dicasteri sono stati indetti bandi di assunzione all’ultimo minuto per nomine che resteranno inalterate anche dopo le elezioni del 25 settembre. Si pensava che quella che ha portato Elena Grifoni (a quanto pare con la benedizione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella) alla presidenza dell’ufficio Spazio promosso dal duo Vittorio Colao e Stefano Firpo, ministro e capo di gabinetto del ministero dell’Innovazione tecnologica, fosse una delle ultime. Invece pochi giorni fa è spuntato un altro interpello, questa volta per la copertura dell’incarico «di livello generale di coordinatore dell’ufficio medico competente». Ai primi di settembre a metterci lo zampino è stato Speranza. Con un blitz, un interpello cui ha partecipato solo un candidato, è stato nominato Lorusso come nuovo direttore generale della Programmazione del ministero. Lorusso era a scuola con Speranza, i due sono molto amici e le cronache lucane raccontano da anni di come il ministro si sia sempre speso per il vecchio compagno di scuola. Del resto, Lorusso era prima a capo della segreteria e si occupava anche dell’unità di missione per l’attuazione degli interventi del Pnrr. Ma il posto poteva essere soggetto a spoil system nella prossima legislatura; invece, come direttore generale della programmazione potrà restare tranquillamente al suo posto per diversi altri anni, a meno che il prossimo governo non decida di riorganizzare i dipartimenti. Insomma, Lorusso potrebbe diventare uno dei tanti dirigenti ancora in carica nei ministeri da anni, come Luca Einaudi alle Infrastrutture dal 2015 o Alessandra De Marco all’editoria. Ci sono dirigenti nei dipartimenti che hanno più di vent’anni di anzianità e non vengono mai spostati. In questi giorni è arrivata anche la nomina del nuovo presidente di Sace Bt, società del gruppo Sace specializzata nell’assicurazione dei crediti, cauzioni e protezione dei rischi della costruzione. È stato nominato Rodolfo Mancini (in qualità di presidente) al posto di Luca Caviglia, precedentemente nominato dall’ex numero uno di Cdp, Fabrizio Palermo. Caviglia era considerato uno degli ultimi giapponesi della vecchia infornata del governo di Giuseppe Conte. Si dice che stia traballando anche la poltrona di Carlo Ferro, presidente di Ice. Per sostituirlo si fa già il nome di Lorenzo Angeloni, ambasciatore di lunga esperienza che quest’anno andrà in pensione. E pensare che Mario Draghi - già furibondo con il Mef per la deroga al tetto di 240.000 euro per i manager pubblici inserita nel Dl Aiuti anche se si lavora a reinserirla - era stato chiaro nella circolare sul disbrigo degli affari correnti. Al punto 4 è scritto che sulle nomine si sarebbe proceduto «soltanto a designazioni e proposte strettamente necessarie, perché vincolate nei tempi da leggi o regolamenti, ovvero derivanti da esigenze funzionali, non procrastinabili oltre i termini di soluzione della crisi, per assicurare pienezza e continuità all’azione amministrativa. Ogni nuova iniziativa in merito dovrà essere preventivamente sottoposta all’assenso del presidente del Consiglio al fine di assicurare uniformità di comportamenti […]». Sul fatto che si trattasse di nomine non rinviabili, ci sarebbe molto da discutere. Prendiamo il caso Brunetta. Ben due delle tre posizioni dirigenziali messe a interpello erano vacanti da più di un anno. Insomma, che un ministro abbia deciso di assumere ben tre dirigenti a poco più di un mese di distanza dalle elezioni, non appare altro che un modo per occupare le caselle in vista della nascita di nuovo governo. Lo stesso ragionamento vale per il ministero dell’Innovazione tecnologica. Grifoni ha nei giorni scorsi inviato una mail di congedo ai colleghi dell’Esa (Agenzia spaziale europea) confermando la nomina a capo dell’ufficio Spazio; scatola vuota di cui non sono state indicate le finalità e le modalità operative. Nel suo caso non sono stati fatti interpelli, ma sono stati valutati diversi esperti e manager del settore aerospaziale italiano. Eppure, è stata Grifoni a spuntarla, nonostante anche un potenziale conflitto di interesse: siede nel cda del gruppo petrolifero Erg. Ma i ministri in questi mesi hanno anche lavorato per assicurare un posto ai loro capi di gabinetto. Salvo Nastasi, braccio destro del ministro Dario Franceschini, ha trovato posto come presidente della Siae. Mentre proprio Firpo si è andato a rifugiare in Assonime da direttore generale (nomina a novembre). Persino Colao è finito nelle ultime settimane nella terna di nomi per diventare amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina. Ha fatto sapere sul Corsera di essersi sfilato dalla lista, ma siamo sicuri che non troverà anche lui un posto dopo la caduta del governo Draghi?