2025-02-05
«Ritorsione». «No, dialogo». Davanti alla minaccia dei dazi tutti i Paesi in ordine sparso
Ursula von der Leyen (Ansa)
Ursula von der Leyen prova a mediare, ma ognuno va per conto suo. Pure la Bce si spacca, con Olli Rehn più oltranzista di Christine Lagarde. Parigi chiede lo scontro, Viktor Orbán attacca Bruxelles.Se l’intenzione di Trump era di spaccare l’Europa per poi arrivare a trattare accordi commerciali separati con i singoli Paesi, gli è bastato brandire la clava dei dazi per mandare in frantumi l’Unione. La Ue non è mai stata così fragile con il presidente della Commissione Ursula von der Leyen che ha cercato di mantenere dritta la barra verso una posizione mediana, dialogo sì ma senza apparire proni, e le cancellerie europee che hanno sbandato, ognuna per la propria strada. La sensazione emersa, e che sicuramente è stata intercettata dai radar sensibili di Washington, è la mancanza di una posizione unitaria. In giornata le reazioni tra Bruxelles, Parigi, Roma e Budapest hanno preso direzioni diverse al punto che non era chiaro in nome di chi parlasse il presidente Von der Leyen. Chi mostra i muscoli, minacciando ritorsioni, chi suggerisce calma e gesso, chi sollecita il dialogo, una ridda di voci. «Negoziamo con gli Usa ma tuteliamo i nostri interessi e se colpiti risponderemo con fermezza», è la formula uscita dal cilindro della Von der Leyen. Al termine del ritiro informale dei leader Ue, poche parole: «L’Unione europea è pronta per un dialogo robusto ma costruttivo con gli Stati Uniti, ma riconosciamo anche potenziali sfide e siamo pronti per questo»; «diamo priorità a discussioni produttive, l’Ue rimane anche ferma nei suoi impegni multilaterali, dagli aiuti allo sviluppo agli obiettivi climatici». Come dire che su tutto si può trattare ma scordatevi di scalfire il Green deal anche se Trump va in direzione opposta.Ai toni diplomatici della Commissione ha fatto da contraltare la bordata di Parigi. Nessuna concessione a Trump sui dazi, l’Ue deve prepararsi a una «ritorsione», hanno detto i ministri francesi dell’Industria e del Commercio, Marc Ferracci e Laurent Saint-Martin, al termine del Consiglio informale Ue Competitività a Varsavia. «Non dobbiamo entrare in una trattativa facendo delle concessioni, non è l’approccio giusto», ha detto Ferracci, auspicando che l’Ue stabilisca «una posizione comune». «Dobbiamo prepararci al peggio. Vale a dire ritorsione, se necessario», ha sottolineato Saint-Martin. Ferracci è stato più tranchant: «Dobbiamo agire e non solo reagire alle situazioni geopolitiche e alle minacce che sono poste dall’amministrazione americana». Da Budapest, il premier Viktor Orbán, usa parole taglienti verso l’incapacità di Bruxelles di gestire la situazione: «L’Unione europea ha davanti a sé mesi difficili e i burocrati di Bruxelles avranno vita dura. Dobbiamo trovare un accordo, per preservare le nostre relazioni economiche con gli Usa. Un buon accordo può essere fatto da coloro che non solo si conoscono, ma si rispettano reciprocamente. E i burocrati di Bruxelles? Avete fatto il vostro letto, ora sdraiatevi!». Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha invece accusato Von der Leyen, di «aver isolato la Ue dalle due maggiori economie mondiali, attaccando Trump e imponendo dazi sui veicoli elettrici cinesi».C’è poi chi scavalca per i toni combattivi perfino il suo presidente. Il governatore della Banca centrale della Finlandia, Olli Rehn, membro del Consiglio direttivo della Bce, è stato più duro del capo dell’Eurotower, Christine Lagarde, come lo stesso Financial Times ha sottolineato. «Nessuna resa a Trump, sui dazi decide la Ue». E: «Non possiamo arrenderci, anche se si tratta di fuoco amico». Infine: «Dobbiamo adottare misure politiche proporzionate se l’Ue sarà colpita», ha detto Rehn. Londra invece si preoccupa che un reset delle relazioni tra Europa e Usa possa mettere a repentaglio il suo asse con Washington. Il premier laburista Keir Starmer, come rivelato dal Times, dietro le quinte del Consiglio europeo allargato, ha detto che il suo governo non ha intenzione di sostenere l’Ue su eventuali ritorsioni commerciali.Un appello all’unità della Ue è venuto dal ministro dello Sviluppo economico della Polonia, Krzysztof Paszyk che ha invitato «alla calma in attesa di sapere cosa gli americani vogliono fare esattamente».A gettar acqua sul fuoco è l’Italia che non è escluso, visti i rapporti con Washington, possa fare da pontiere tra la Casa Bianca e le diverse anime europee. «L’Occidente deve unirsi e non dividersi. L’Ue deve instaurare subito un dialogo costruttivo con Washington per realizzare una nuova cooperazione strategica che rafforzi il rapporto» su «energia, difesa, nuove tecnologie e spazio, su cui si realizza la nuova competitività globale», ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al Consiglio Ue informale Competitività e commercio a Varsavia. «Occorre evitare una guerra commerciale, sarebbe devastante per ciascuno di noi». E ha ricordato che ci sono altri fronti aperti come la guerra in Ucraina e la sfida competitiva della Cina. «È fondamentale avviare un nuovo dialogo transatlantico, disinnescando fin da subito le contese commerciali. Le notizie sulla cosiddetta “tregua” che giungono da Messico, Canada e Panama ci indicano che ciò è possibile».
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