2023-10-08
Mina del cardinale Zen sul Sinodo. «C’è un piano di manipolazione»
Il cardinale Joseph Zen (Ansa
Per il prelato di Hong Kong, le procedure dell’assemblea sono pensate per sdoganare «una morale sessuale non cattolica». E nei testi preparatori spuntano assurdità: «Sono maschio, bianco, anziano: cos’è peggio?».«Cominciano col dire che dobbiamo ascoltare tutti e poco a poco ci fanno capire che tra questi “tutti” ci sono soprattutto quelli che abbiamo “escluso”. Infine, comprendiamo che si tratta di persone che optano per una morale sessuale diversa da quella della tradizione cattolica». Sono affilatissime le parole della lettera che il cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, ha trasmesso, giorni fa, ad alcuni dei partecipati al Sinodo sul sinodo, in corso in Vaticano.Il porporato picchia duro: «Vedo chiaramente che c’è tutto un piano di manipolazione», rispetto al quale la Segreteria che gestisce l’evento sarebbe addirittura «molto agguerrita». Il riferimento di Zen è alle nuove procedure previste per l’assemblea. Ad esempio, l’inclusione dei laici con diritto di voto; la priorità accordata al lavoro dei «piccoli gruppi» sul dibattito dell’intero collegio; la raccomandazione a «conversare» senza «discutere», perché «la discussione crea divisioni». «Ma allora», obietta il cardinale, «il consenso e l’unanimità avvengono miracolosamente?». Gli appelli ad ascoltare lo Spirito Santo, teme il prelato, sono foglie di fico per nascondere il tentativo di annacquare il confronto e orientare le conclusioni: «Invitano tutti ad aspettare “sorprese” dallo Spirito», ma «naturalmente loro sono già informati di quali sorprese». Ergo, per Zen, le rassicurazioni sul fatto che non ci sia già una «agenda» alla base del Sinodo sono una «offesa alla nostra intelligenza». Tanto più che, d’emblée, la Santa Sede ha aggiunto una ulteriore sessione, prevista per il 2024. Il monsignore di Hong Kong nutre un «malizioso sospetto»: gli organizzatori, «non sicuri di raggiungere in questa sessione ciò a cui mirano», ovvero lo sdoganamento di un’etica che contraddice il magistero, «sperano di aver tempo di preparare altre manovre».Il clima è incandescente. Lo stesso Zen, insieme ai cardinali Raymond Leo Burke (Usa), Walter Brandmüller (Germania), Robert Sarah (Guinea) e Juan Sandoval Íñiguez (Messico), ha indirizzato una missiva a Jorge Mario Bergoglio, con dei dubia su materie delicatissime: l’interpretazione della rivelazione di Dio, la benedizione delle coppie omosessuali, l’ordinazione sacerdotale delle donne, il pentimento come condizione per accedere all’assoluzione e, appunto, la sinodalità come dimensione costitutiva della Chiesa. La risposta del Dicastero per la dottrina della fede è stata giudicata insufficiente dagli autori del documento. D’altronde, nemmeno sull’uso strumentale delle invocazioni al soprannaturale è stata fatta chiarezza.Lo prova uno scambio di battute, in sala stampa, tra la giornalista americana Diane Montagna e Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione. «I funzionari del Sinodo», ha argomentato l’analista, «hanno ripetutamente parlato dello Spirito Santo come “protagonista” del Sinodo. […] Tradizionalmente […] la Chiesa cattolica discerne la presenza dello Spirito Santo stabilendo se qualcosa è in accordo con la rivelazione divina, il consenso unanime del Padri e la tradizione apostolica. In che modo questa assemblea sta distinguendo se qualcosa viene dallo Spirito Santo o da un altro spirito?». Replica confusa: «C’è il popolo di Dio in cammino che si sta incontrando per pregare e conversare. Nella storia […] ci sono momenti in cui il popolo di Dio si riunisce, prega, Dio con loro e lo Spirito Santo agisce». La cronista ha insistito: «Ma come sappiamo che è lo Spirito Santo?». Impossibile scoprirlo: il dialogo è stato interrotto dall’intervento della vice di Ruffini. Alla faccia della «conversazione».Nel frattempo, dalle meditazioni preparatorie al vertice, spuntano bizzarrie. Tipo quella di padre Timothy Radcliffe, teologo domenicano, che nella sua riflessione, letta ai membri del Sinodo, ha esordito così: «Sono profondamente consapevole dei miei limiti personali. Sono anziano - bianco - occidentale - e uomo! Non so che cosa sia peggio!». Come se, a definire le radici del peccato originale, fossero d’improvviso subentrate le categorie woke. È uno spaccato che mostra quale ideologia tragicomica si stia insinuando nelle sacre stanze. Chissà cosa ne pensa lo Spirito Santo.
Foto @Elena Oricelli
Dal 6 dicembre il viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026 toccherà 60 città italiane tra concerti, sportivi e iniziative sociali, coinvolgendo le comunità in vista dei Giochi.
Coca-Cola, partner del viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026, ha presentato le iniziative che accompagneranno il percorso della torcia attraverso l’Italia, un itinerario di 63 giorni che partirà il 6 dicembre e toccherà 60 città. L’obiettivo dichiarato è trasformare l’attesa dei Giochi in un momento di partecipazione diffusa, con eventi e attività pensati per coinvolgere le comunità locali.
Le celebrazioni si apriranno il 5 dicembre a Roma, allo Stadio dei Marmi, con un concerto gratuito intitolato The Coca-Cola Music Fest – Il viaggio della Fiamma Olimpica. Sul palco si alterneranno Mahmood, Noemi, The Kolors, Tananai e Carl Brave. L’evento, secondo l’azienda, vuole rappresentare un omaggio collettivo all’avvio del percorso che porterà la Fiamma Olimpica in tutta Italia. «Il viaggio della Fiamma unisce storie, territori e persone, trasformando l’attesa dei Giochi in un’esperienza che appartiene a tutti», ha dichiarato Luca Santandrea, general manager olympic and paralympic Winter Games Milano Cortina 2026 di Coca-Cola.
Come in altre edizioni, Coca-Cola affiancherà il percorso selezionando alcuni tedofori. Tra i nomi annunciati compaiono artisti come Noemi, Mahmood e Stash dei The Kolors, volti dell’intrattenimento come Benedetta Parodi e The Jackal, e diversi atleti: Simone Barlaam, Myriam Sylla, Deborah Compagnoni, Ivan Zaytsev, Mara Navarria e Ciro Ferrara. La lista include anche associazioni attive nel sociale – dalla Croce Rossa al Banco Alimentare, passando per l’Unione italiana dei ciechi e ipovedenti – a cui viene attribuito il compito di rappresentare l’impegno civile legato allo spirito olimpico.
Elemento ricorrente di ogni tappa sarà il truck Coca-Cola, un mezzo ispirato alle auto italiane vintage e dotato di schermi led e installazioni luminose. Il convoglio, accompagnato da dj e animatori, aprirà l’arrivo della torcia nelle varie città. Accanto al truck verrà allestito il Coca-Cola Village, spazio dedicato a musica, cibo e attività sportive, compresi percorsi interattivi realizzati sotto il marchio Powerade. L’azienda sottolinea anche l’attenzione alla sostenibilità: durante il tour saranno distribuite mini-lattine in alluminio e, grazie alla collaborazione con CiAl, sarà organizzata la raccolta dei contenitori nelle aree di festa. Nelle City Celebration sarà inoltre possibile sostenere il Banco Alimentare attraverso donazioni.
Secondo un sondaggio SWG citato dall’azienda, due italiani su tre percepiscono il Viaggio della Fiamma Olimpica come un’occasione per rafforzare i legami tra le comunità locali. Coca-Cola richiama inoltre la propria lunga presenza nel Paese, risalente al 1927, quando la prima bottiglia fu imbottigliata a Roma. «Sarà un viaggio che attraverserà territori e tradizioni, un ponte tra sport e comunità», ha affermato Maria Laura Iascone, Ceremonies Director di Milano Cortina 2026.
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Nicola Fratoianni, Elly Schlein e Angelo Bonelli (Ansa)