
Burocrazia e tempi insostenibili hanno bloccato i cantieri. Franco Corbelli: «Ora Giorgetti dia il via libera per riattivare i mutui».Un pasticcio interministeriale che parte con il governo di Giuseppe Conte e termina con quello dei Migliori di super Mario Draghi ha messo in freezer oltre 900 interventi di edilizia per le scuole italiane, lasciando nella palude delle impietose statistiche ufficiali soprattutto i preoccupanti dati sulla sicurezza. Solo il 52,9% degli edifici dispone del certificato di agibilità (dati dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica). Quasi la metà delle scuole non ha una documentazione che attesti la sicurezza e la conformità delle strutture agli standard normativi. Il quadro non migliora se si considera il collaudo statico, che manca nel 50,5% delle scuole, indicando che molte strutture non hanno mai subito una verifica rigorosa della loro stabilità. E a questo bisogna aggiungere che la gran parte delle strutture è stata costruita prima del 1974, anno dell’entrata in vigore delle prime norme antisismiche, rendendo urgentissimi gli interventi di messa in sicurezza. Per quasi 1.000 dei 40.000 edifici scolastici italiani c’era una soluzione, che prevedeva interventi di consolidamento, antisismici o, addirittura, la nuova costruzione. Ma un quadro inquietante emerge dai documenti ufficiali: decreti, proroghe, mutui e fondi che dovevano garantire la sicurezza e la modernizzazione degli edifici scolastici si sono trasformati in una tela di Penelope burocratica piena di nodi particolarmente stretti. Il decreto interministeriale Miur-Mef compare sulla Gazzetta Ufficiale l’1 febbraio 2019 e autorizza le Regioni a stipulare mutui per 1,55 miliardi di euro con la Banca europea per gli investimenti (Bei) e con la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa. Al momento della firma dell’accordo Conte è presidente del Consiglio. I fondi avrebbero dovuto finanziare quasi tutti e 900 gli interventi di costruzione e adeguamento antisismico delle scuole italiane. Le risorse, ripartite per Regione, vedevano la Lombardia al primo posto con 205 milioni di euro, seguita dalla Campania con 156,4 milioni e dalla Sicilia con 143 milioni.Nonostante le risorse stanziate, però, gli interventi sono rimasti impantanati. Le cause? In buona parte legate alle restrizioni per la pandemia da Covid-19, ma anche determinate da un cronoprogramma con il timer a scadenza troppo breve. Il ministero dell’Istruzione, guidato all’epoca dalla pentastellata Lucia Azzolina, mentre era concentrato sull’acquisto dei banchi a rotelle, rispose con una serie di proroghe agli enti locali che non riuscivano a rispettare i termini fissati dal governo. La prima scadenza utile fu posticipata al 10 giugno 2020 per i mutui Bei contratti nel 2015, con ulteriori scadenze fino al 7 gennaio 2021 per le indagini diagnostiche. Ma gli obblighi temporali, tutti ravvicinati e quasi tutti rimasti all’interno del periodo pandemico, fanno notare dalle amministrazioni locali coinvolte, non hanno permesso a chi doveva seguire il cronoprogramma di riuscire nell’intento. E si è andati avanti di rinvio in rinvio. Con un decreto ministeriale del 18 ottobre 2019, il numero 960, sono stati prorogati i termini per la proposta di aggiudicazione al 30 aprile 2020 in caso di progettazione esecutiva, al 30 settembre 2020 per lo studio di fattibilità e al 31 dicembre 2020 per i nuovi interventi. Ulteriori proroghe sono seguite con i decreti del 31 marzo 2020, del 30 giugno 2020 e del 26 novembre 2020. Queste ultime erano state richieste a gran voce dall’Anci e dall’Unpi, l’Unione delle Province, in pressing sul ministero dell’Istruzione. Antonio Decaro e Michele De Pascale avevano addirittura sottolineato che la situazione generale degli istituti scolastici si era perfino aggravata rispetto alla ricognizione che era stata fatta nel corso di una cabina di regia nazionale. Da allora, però, Anci e Unpi si sono defilati e sono rimasti in silenzio. Nonostante dagli enti locali evidenziassero ulteriori difficoltà nel rispettare i termini e alcune Regioni avessero messo a disposizione anche dei tecnici per sveltire le pratiche. E con un ulteriore decreto (del 28 giugno 2021) è arrivato l’aut aut: un’ultima possibilità di proroga al 30 settembre 2021 per la progettazione esecutiva e al 30 novembre 2021 per le nuove costruzioni. Il mancato rispetto di questi termini avrebbe comportato la decadenza.Lo stallo comincia con Mario Draghi e con il governo dei Migliori. Un mese prima del termine ultimo dell’ultima proroga disposta dalla Azzolina, Draghi se ne esce con uno dei suoi proclami, affermando di voler mettere su un «Piano di progettazione ampio e innovativo» affidato «a grandi architetti», che avrebbero permesso di velocizzare i tempi di costruzione delle scuole. Mentre caricava la comunicazione di idee per far ripartire l’Italia e di investimenti del Pnrr per rimettere a nuovo l’edilizia scolastica, in cassaforte c’erano i fondi Bei e i progetti già finanziati. Che lì sono rimasti, perché, scaduto il tempo massimo, Draghi li ha lasciati nel congelatore. E di proroghe non si è più parlato. Al ministero dell’Istruzione e del merito un anno fa è stato consegnato dalla Puglia un dossier con la ricognizione effettuata dalla Sezione regionale Istruzione. L’assessore regionale Sebastiano Leo, che tiene in cantiere 38 progetti per quasi 8 milioni di euro, vaticinò che una soluzione sembrava vicina. Dal ministero dell’Istruzione e del merito, ora guidato da Giuseppe Valditara, però, fanno sapere che la questione legata alle riattivazioni dei mutui Bei è di stretta competenza di un altro ministero: quello dell’Economia e delle finanze, il Mef di Giancarlo Giorgetti. Qui, però, ritengono che non risultano rallentamenti.Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, ha già lanciato diversi appelli, anche dalle pagine di questo giornale, ai due ministri. Insieme al governatore calabrese Roberto Occhiuto (Forza Italia) porta avanti questa campagna da oltre due anni e mezzo e conviene sulle cause che tengono in standby i lavori: «La pandemia e i mancati interventi del precedente esecutivo». Poi spiega che «l’ennesimo rinvio, deciso nell’ultimo incontro Stato-Regioni di febbraio, ha lasciato inspiegabilmente la questione irrisolta». Agli enti locali era stato ventilato che se ne sarebbe riparlato a luglio e poi, forse, a settembre. Corbelli insiste proprio su Giorgetti, «perché, così come richiesto dal suo collega dell’Istruzione Valditara, dia l’ok alla riattivazione dei mutui Bei per salvare le mille nuove scuole in costruzione in Italia, 31 delle quali sono calabresi».
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






