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2024-09-12
Milano fuori controllo, via il capo dei ghisa
Marco Ciacci, comandante della polizia locale di Milano dal 2017 (Imagoeconomica)
Beppe Sala certifica il fallimento della sua amministrazione nel garantire la sicurezza dei cittadini di Milano. Marco Ciacci, comandante della polizia locale dal 2017 e confermato due anni fa, lascerà l’incarico prima della fine dell’anno. A dargli il benservito è stato proprio il sindaco. L’esito era quasi scontato, dopo l’arrivo lo scorso anno dell’ex capo della polizia Franco Gabrielli, nominato come delegato di Sala per la sicurezza e la coesione sociale. Di fatto l’arrivo di Gabrielli (sarà lui a indicare il sostituto) era già stato una sorta di commissariamento, tanto che a gennaio fu l’ex capo della polizia a snocciolare i dati sui reati. Spiegò che nell’arco di più di dieci anni gli omicidi erano calati ma erano aumentati i borseggi (+25%) e soprattutto le rapine in strada (+50%). Numeri che dovevano smentire il rischio sicurezza in città, ma che suonarono come campanello d’allarme soprattutto per i vigili urbani.
Ciacci quindi se ne va. Lasciandosi dietro non poche polemiche e soprattutto macerie nella gestione di un corpo di polizia che prima del suo arrivo aveva funzionato perfettamente. I sindacati (Sulpl, Uilfpl e Usb) da almeno un anno sono sul piede di guerra. Lo stato di agitazione è perenne. Vengono indetti scioperi ormai ogni due mesi con relativo blocco degli straordinari. E la partecipazione è talvolta superiore al 50%. Tutto ruota intorno ai coefficienti di uscita dai turni serali e notturni. Oggi i ghisa che sommano un’età anagrafica e un’anzianità di servizio pari a quota 60 smettono di fare le notti; e lo stesso discorso vale per le sere, con l’asticella che si alza a 70. Un meccanismo che per il Comune ha eccessivamente ridotto il numero di agenti che possono svolgere quel tipo di turni, con conseguente diminuzione delle pattuglie in servizio. Da qui la decisione di scardinare in parte quel meccanismo e di introdurre un criterio solo anagrafico per gli iscritti post 2017. Sarebbe bastato un piccolo accordo, ma non c’è stato verso. Così la sera le pattuglie che circolano sono sempre di meno. Si tratta di un passo indietro evidente, dal momento che nel 2015 la vecchia gestione di Antonio Barbato era arrivata a disporre di oltre 300 unità di polizia locale dedicate, senza soluzione di continuità. Certo, ci furono frizioni e discussioni sindacali anche all’epoca, in particolare sugli straordinari, ma poi una soluzione fu trovata. Da un anno invece né il sindaco né il comandante Ciacci sono riusciti a tamponare la situazione. In questo modo però la città resta scoperta, soprattutto di notte.
Che l’insediamento di Ciacci non sarebbe stato così gradito in piazza Beccaria, sede della locale, lo si era capito subito. La giunta si trovò costretta ad aspettare il via libera del ministero degli Interni utilizzando una norma per motivate esigenze organizzative,
D’altra parte, la nomina stessa nel 2017 non passò inosservata. Per far spazio all’ex responsabile (dal 2003 al 2017) della sezione di Polizia Giudiziaria della Procura, infatti, fu allontanato l’ex comandante Antonio Barbato che era finito in un’inchiesta della Dda dove non fu mai indagato. In pratica, Barbato finì in un procedimento della Procura per far posto a chi aveva lavorato per 14 anni con la stessa Procura. Caso vuole che, proprio in quegli anni, sotto indagine della stessa magistratura milanese ci fosse lo stesso Sala, accusato di turbativa d’asta sul maxiappalto per la Piastra dei Servizi di Expo. Alla fine, anche l’indagine sul primo cittadino fu archiviata e Ciacci si ritrovò subito a dover affrontare una vicenda spinosa legata all’ex pm Ilda Boccassini. Il 3 ottobre del 2018 Alice, figlia della storica toga milanese, travolse e uccise un pedone. La donna patteggiò nove mesi, e si vide la patente ritirata per due anni. Dopo un esposto a Brescia e relativa indagine per presunti favoreggiamenti, Ciacci fu assolto dalle accuse di abuso d’ufficio. Eppure, quella vicenda si trascinò per anni lasciando un lungo strascico di polemiche. Dopo la denuncia della sua presenza sull’incidente della Boccassini, infatti, la polizia locale di Milano, capitanata dallo stesso Ciacci, indagò Barbato per frode nelle forniture dopo aver ricevuto una lettera anonima. A questo si aggiunge che lo stesso Barbato (che fu demansionato dopo aver retto il corpo durante la stagione del terrorismo islamico) è stato denunciato penalmente e civilmente da Sala e Ciacci per le sue dichiarazioni contro l’assunzione dell’ex numero uno della polizia giudiziaria di Milano.
Ma a lato degli incroci tra palazzo Marino e la procura, bisogna segnalare anche le criticità che molti agenti hanno dovuto affrontare in questi anni. Lo scorso novembre, dopo l’ennesima inondazione per le forti piogge, il nostro giornale pubblicò la foto di due vigili costretti a usare sacchi della spazzatura come stivali per farsi largo nell’acqua alta. Al comando di piazza Beccaria sono rimasti per mesi senza bagni con i lavori bloccati. Del resto si dice che negli ultimi mesi Ciacci si sia fatto vedere poco, più impegnato in palestra che sulle strade. Quando Milano nel luglio del 2023 fu spazzata via da una tempesta (caddero più di 5.000 alberi) il comandante era al concerto di Bruce Springsteen.
La Regione Puglia rinnova il mobilio. E l’appalto va ai fratelli di Emiliano
Arriva un momento nella vita di ciascun padrone di casa in cui decide che è giunto il momento di rinnovare il mobilio. E così ha fatto anche Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia dal 2015, che, come ha riportato ieri il Corriere del Mezzogiorno, ha arredato l’area ristoro e la biblioteca del Consiglio regionale con un appalto da oltre 41.000 euro, affidato alla Emiliano srl. Curioso, visto che si tratta proprio dell’azienda fondata nel 1969 dal babbo di Emiliano, Giovanni, e ora gestita dai fratelli Alessandro e Simonetta. «La Emiliano affianca da oltre cinquant’anni i propri clienti nella progettazione, realizzazione ed assistenza tecnica di attività commerciali e locali legati alla ristorazione, al food retail e alla grande distribuzione», si legge sul sito della società.
Gli arredi, già collocati nel luglio scorso, comprenderebbero la fornitura di: quattro tavolini rotondi, due divani da due posti (colore blu, di materiale similpelle ignifugo), 13 sedie, due tavolini d’attesa di diverse misure (59x25 centimetri l’uno e 42x45 centimetri l’altro), un forno a microonde, un frigorifero ad incasso a due porte e un mobile di servizio creato su misura. Il tutto per l’area ristoro. Per la biblioteca invece sono inclusi quattro divanetti e altrettante poltrone con struttura in legno e rivestimento in ecopelle di vario colore e due tavolini.
Scrive il Corriere del Mezzogiorno: «Nell’elencare le ragioni che hanno portato alla trattativa diretta il documento spiega che “il soggetto, Emiliano srl, ha elaborato la propria migliore offerta, pari ad un ribasso in percentuale dell’1%, da applicare all’importo totale della prestazione da espletare, non considerando soggetti a ribasso il costo della manodopera ed i costi della sicurezza. Nell’offerta economica l’operatore ha indicato, a pena di esclusione, i costi della manodopera, pari a 660 euro e gli oneri aziendali per l’adempimento delle disposizioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro pari a 150 euro”». E, oltre alla determinazione dirigenziale della Regione, sul sito Internet del Consiglio regionale figura anche il provvedimento del pagamento emesso lo scorso 28 agosto: «Determina di liquidare e pagare la complessiva somma di 41.016,88 euro (di cui 7.396,48 euro da versare all’erario) come fattura elettronica del 30 luglio 2024 avente importo complessivo pari a 41.016,89 euro che trova copertura sull’impegno di spesa sopra citati, in favore di Emiliano srl, con imputazione della predetta spesa sul bilancio di previsione del corrente esercizio finanziario».
Eppure la Regione Puglia non è nuova a forme di spese controverse come questa. Nel 2020, durante la pandemia, Emiliano avviò la costruzione di un ospedale d’emergenza alla Fiera del Levante di Bari utilizzando 30 milioni di euro di fondi pubblici. Il progetto si era rivelato un disastro finanziario e giudiziario, con costi che erano lievitati a 31 milioni; altri 5 milioni sono stati poi necessari per lo smantellamento, dato che la struttura è ora in stato di abbandono.
L’inchiesta della Procura di Bari ha rivelato che l’appalto, inizialmente previsto per 9 milioni, era stato assegnato tramite un sorteggio irregolare a sei ditte, con successivi ordini di servizio che avevano fatto salire i costi. Nonostante la Cobar di Altamura, vincitrice dell’appalto, non avesse esperienza in edilizia sanitaria, aveva ricevuto il massimo punteggio nella valutazione dell’esperienza e le attrezzature erano state acquistate a prezzi molto superiori rispetto al valore di mercato, come un tomografo per la Tac pagato 650.000 euro anziché 250.000.
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Riduci
A Milano il sindaco Beppe Sala certifica il suo fallimento sul fronte sicurezza e dà il benservito al comandante della polizia locale Marco Ciacci, già «commissariato» con l’arrivo in città di Franco Gabrielli. Da tempo gli agenti contestano turni e condizioni di lavoro precarie.In Puglia l’azienda fondata dal papà del governatore Michele Emiliano arrederà l’area ristoro e la biblioteca della sede regionale.Lo speciale contiene due articoli Beppe Sala certifica il fallimento della sua amministrazione nel garantire la sicurezza dei cittadini di Milano. Marco Ciacci, comandante della polizia locale dal 2017 e confermato due anni fa, lascerà l’incarico prima della fine dell’anno. A dargli il benservito è stato proprio il sindaco. L’esito era quasi scontato, dopo l’arrivo lo scorso anno dell’ex capo della polizia Franco Gabrielli, nominato come delegato di Sala per la sicurezza e la coesione sociale. Di fatto l’arrivo di Gabrielli (sarà lui a indicare il sostituto) era già stato una sorta di commissariamento, tanto che a gennaio fu l’ex capo della polizia a snocciolare i dati sui reati. Spiegò che nell’arco di più di dieci anni gli omicidi erano calati ma erano aumentati i borseggi (+25%) e soprattutto le rapine in strada (+50%). Numeri che dovevano smentire il rischio sicurezza in città, ma che suonarono come campanello d’allarme soprattutto per i vigili urbani. Ciacci quindi se ne va. Lasciandosi dietro non poche polemiche e soprattutto macerie nella gestione di un corpo di polizia che prima del suo arrivo aveva funzionato perfettamente. I sindacati (Sulpl, Uilfpl e Usb) da almeno un anno sono sul piede di guerra. Lo stato di agitazione è perenne. Vengono indetti scioperi ormai ogni due mesi con relativo blocco degli straordinari. E la partecipazione è talvolta superiore al 50%. Tutto ruota intorno ai coefficienti di uscita dai turni serali e notturni. Oggi i ghisa che sommano un’età anagrafica e un’anzianità di servizio pari a quota 60 smettono di fare le notti; e lo stesso discorso vale per le sere, con l’asticella che si alza a 70. Un meccanismo che per il Comune ha eccessivamente ridotto il numero di agenti che possono svolgere quel tipo di turni, con conseguente diminuzione delle pattuglie in servizio. Da qui la decisione di scardinare in parte quel meccanismo e di introdurre un criterio solo anagrafico per gli iscritti post 2017. Sarebbe bastato un piccolo accordo, ma non c’è stato verso. Così la sera le pattuglie che circolano sono sempre di meno. Si tratta di un passo indietro evidente, dal momento che nel 2015 la vecchia gestione di Antonio Barbato era arrivata a disporre di oltre 300 unità di polizia locale dedicate, senza soluzione di continuità. Certo, ci furono frizioni e discussioni sindacali anche all’epoca, in particolare sugli straordinari, ma poi una soluzione fu trovata. Da un anno invece né il sindaco né il comandante Ciacci sono riusciti a tamponare la situazione. In questo modo però la città resta scoperta, soprattutto di notte. Che l’insediamento di Ciacci non sarebbe stato così gradito in piazza Beccaria, sede della locale, lo si era capito subito. La giunta si trovò costretta ad aspettare il via libera del ministero degli Interni utilizzando una norma per motivate esigenze organizzative, D’altra parte, la nomina stessa nel 2017 non passò inosservata. Per far spazio all’ex responsabile (dal 2003 al 2017) della sezione di Polizia Giudiziaria della Procura, infatti, fu allontanato l’ex comandante Antonio Barbato che era finito in un’inchiesta della Dda dove non fu mai indagato. In pratica, Barbato finì in un procedimento della Procura per far posto a chi aveva lavorato per 14 anni con la stessa Procura. Caso vuole che, proprio in quegli anni, sotto indagine della stessa magistratura milanese ci fosse lo stesso Sala, accusato di turbativa d’asta sul maxiappalto per la Piastra dei Servizi di Expo. Alla fine, anche l’indagine sul primo cittadino fu archiviata e Ciacci si ritrovò subito a dover affrontare una vicenda spinosa legata all’ex pm Ilda Boccassini. Il 3 ottobre del 2018 Alice, figlia della storica toga milanese, travolse e uccise un pedone. La donna patteggiò nove mesi, e si vide la patente ritirata per due anni. Dopo un esposto a Brescia e relativa indagine per presunti favoreggiamenti, Ciacci fu assolto dalle accuse di abuso d’ufficio. Eppure, quella vicenda si trascinò per anni lasciando un lungo strascico di polemiche. Dopo la denuncia della sua presenza sull’incidente della Boccassini, infatti, la polizia locale di Milano, capitanata dallo stesso Ciacci, indagò Barbato per frode nelle forniture dopo aver ricevuto una lettera anonima. A questo si aggiunge che lo stesso Barbato (che fu demansionato dopo aver retto il corpo durante la stagione del terrorismo islamico) è stato denunciato penalmente e civilmente da Sala e Ciacci per le sue dichiarazioni contro l’assunzione dell’ex numero uno della polizia giudiziaria di Milano. Ma a lato degli incroci tra palazzo Marino e la procura, bisogna segnalare anche le criticità che molti agenti hanno dovuto affrontare in questi anni. Lo scorso novembre, dopo l’ennesima inondazione per le forti piogge, il nostro giornale pubblicò la foto di due vigili costretti a usare sacchi della spazzatura come stivali per farsi largo nell’acqua alta. Al comando di piazza Beccaria sono rimasti per mesi senza bagni con i lavori bloccati. Del resto si dice che negli ultimi mesi Ciacci si sia fatto vedere poco, più impegnato in palestra che sulle strade. Quando Milano nel luglio del 2023 fu spazzata via da una tempesta (caddero più di 5.000 alberi) il comandante era al concerto di Bruce Springsteen. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/milano-sicurezza-puglia-spreco-soldi-2669172676.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-regione-puglia-rinnova-il-mobilio-e-lappalto-va-ai-fratelli-di-emiliano" data-post-id="2669172676" data-published-at="1726134433" data-use-pagination="False"> La Regione Puglia rinnova il mobilio. E l’appalto va ai fratelli di Emiliano Arriva un momento nella vita di ciascun padrone di casa in cui decide che è giunto il momento di rinnovare il mobilio. 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Gli arredi, già collocati nel luglio scorso, comprenderebbero la fornitura di: quattro tavolini rotondi, due divani da due posti (colore blu, di materiale similpelle ignifugo), 13 sedie, due tavolini d’attesa di diverse misure (59x25 centimetri l’uno e 42x45 centimetri l’altro), un forno a microonde, un frigorifero ad incasso a due porte e un mobile di servizio creato su misura. Il tutto per l’area ristoro. Per la biblioteca invece sono inclusi quattro divanetti e altrettante poltrone con struttura in legno e rivestimento in ecopelle di vario colore e due tavolini. Scrive il Corriere del Mezzogiorno: «Nell’elencare le ragioni che hanno portato alla trattativa diretta il documento spiega che “il soggetto, Emiliano srl, ha elaborato la propria migliore offerta, pari ad un ribasso in percentuale dell’1%, da applicare all’importo totale della prestazione da espletare, non considerando soggetti a ribasso il costo della manodopera ed i costi della sicurezza. Nell’offerta economica l’operatore ha indicato, a pena di esclusione, i costi della manodopera, pari a 660 euro e gli oneri aziendali per l’adempimento delle disposizioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro pari a 150 euro”». E, oltre alla determinazione dirigenziale della Regione, sul sito Internet del Consiglio regionale figura anche il provvedimento del pagamento emesso lo scorso 28 agosto: «Determina di liquidare e pagare la complessiva somma di 41.016,88 euro (di cui 7.396,48 euro da versare all’erario) come fattura elettronica del 30 luglio 2024 avente importo complessivo pari a 41.016,89 euro che trova copertura sull’impegno di spesa sopra citati, in favore di Emiliano srl, con imputazione della predetta spesa sul bilancio di previsione del corrente esercizio finanziario». Eppure la Regione Puglia non è nuova a forme di spese controverse come questa. Nel 2020, durante la pandemia, Emiliano avviò la costruzione di un ospedale d’emergenza alla Fiera del Levante di Bari utilizzando 30 milioni di euro di fondi pubblici. Il progetto si era rivelato un disastro finanziario e giudiziario, con costi che erano lievitati a 31 milioni; altri 5 milioni sono stati poi necessari per lo smantellamento, dato che la struttura è ora in stato di abbandono. L’inchiesta della Procura di Bari ha rivelato che l’appalto, inizialmente previsto per 9 milioni, era stato assegnato tramite un sorteggio irregolare a sei ditte, con successivi ordini di servizio che avevano fatto salire i costi. Nonostante la Cobar di Altamura, vincitrice dell’appalto, non avesse esperienza in edilizia sanitaria, aveva ricevuto il massimo punteggio nella valutazione dell’esperienza e le attrezzature erano state acquistate a prezzi molto superiori rispetto al valore di mercato, come un tomografo per la Tac pagato 650.000 euro anziché 250.000.
Luca Casarini. Nel riquadro, il manifesto abusivo comparso a Milano (Ansa)
Quando non è tra le onde, Casarini è nel mare di Internet, dove twitta. E pure parecchio. Dice la sua su qualsiasi cosa. Condivide i post dell’Osservatore romano e quelli di Ilaria Salis (del resto, tra i due, è difficile trovare delle differenze, a volte). Ma, soprattutto, attacca le norme del governo e dell’Unione europea in materia di immigrazione. Si sente Davide contro Golia. E lotta, invitando anche ad andare contro la legge. Quando, qualche giorno fa, è stata fermata la nave Humanity 1 (poi rimessa subito in mare dal tribunale di Agrigento) Casarini ha scritto: «Abbatteremo i vostri muri, taglieremo i fili spinati dei vostri campi di concentramento. Faremo fuggire gli innocenti che tenete prigionieri. È già successo nella Storia, succederà ancora. In mare come in terra. La disumanità non vincerà. Fatevene una ragione». Questa volta si sentiva Oskar Schindler, anche se poi va nei cortei pro Pal che inneggiano alla distruzione dello Stato di Israele.
Chi volesse approfondire il suo pensiero, poi, potrebbe andare a leggersi L’Unità del 10 dicembre scorso, il cui titolo è già un programma: Per salvare i migranti dobbiamo forzare le leggi. Nel testo, che risparmiamo al lettore, spiega come l’Ue si sia piegata a Giorgia Meloni e a Donald Trump in materia di immigrazione. I sovranisti (da quanto tempo non sentivamo più questo termine) stanno vincendo. Bisogna fare qualcosa. Bisogna reagire. Ribellarsi. Anche alle leggi. Il nostro, sempre attento ad essere politicamente corretto, se la prende pure con gli albanesi che vivono in un Paese «a metà tra un narcostato e un hub di riciclaggio delle mafie di mezzo mondo, retto da un “dandy” come Rama, più simile al Dandy della banda della Magliana che a quel G.B. Brummel che diede origine al termine». Casarini parla poi di «squadracce» che fanno sparire i migranti e di presunte «soluzioni finali» per questi ultimi. E auspica un modello alternativo, che crei «reti di protezione di migranti e rifugiati, per sottrarli alle future retate che peraltro avverranno in primis nei luoghi di “non accoglienza”, così scientificamente creati nelle nostre città da un programma di smantellamento dei servizi sociali, educativi e sanitari, che mostra oggi i suoi risultati nelle sacche di marginalità in aumento».
Detto, fatto. Qualcuno, in piazzale Cuoco a Milano, ha infatti pensato bene di affiggere dei manifesti anonimi con le indicazioni, per i migranti irregolari, su cosa fare per evitare di finire nei centri di permanenza per i rimpatri, i cosiddetti di Cpr. Nessuna sigla. Nessun contatto. Solo diverse lingue per diffondere il vademecum: l’italiano, certo, ma anche l’arabo e il bengalese in modo che chiunque passi di lì posa capire il messaggio e sfuggire alla legge. Ti bloccano per strada? Non far vedere il passaporto. Devi andare in questura? Presentati con un avvocato. Ti danno un documento di espulsione? Ci sono avvocati gratis (che in realtà pagano gli italiani con le loro tasse). E poi informazioni nel caso in cui qualcuno dovesse finire in un cpr: avrai un telefono, a volte senza videocamera. E ancora: «Se non hai il passaporto del tuo Paese prima di deportarti l’ambasciata ti deve riconoscere. Quindi se non capisci la lingua in cui ti parla non ti deportano. Se ti deportano la polizia italiana ti deve lasciare un foglio che spiega perché ti hanno deportato e quanto tempo deve passare prima di poter ritornare in Europa. È importante informarci e organizzarci insieme per resistere!».
Per Sara Kelany (Fdi), «dire che i Cpr sono “campi di deportazione” e “prigioni per persone senza documenti” è una mistificazione che non serve a tutelare i diritti ma a sostenere e incentivare l’immigrazione irregolare con tutti i rischi che ne conseguono. Nei Cpr vengono trattenuti migranti irregolari socialmente pericolosi, che hanno all’attivo condanne per reati anche molto gravi. Potrà dispiacere a qualche esponente della sinistra o a qualche attivista delle Ong - ogni riferimento a Casarini non è casuale - ma in Italia si rispettano le nostre leggi e non consentiamo a nessuno di aggirarle». Per Francesco Rocca (Fdi), si tratta di «un’affissione abusiva dallo sgradevole odore eversivo».
Casarini, da convertito, diffonde il verbo. Che non è quello che si è incarnato, ma quello che tutela l’immigrato.
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