2022-10-11
Milano dimostra che non ci possiamo più permettere il Pd
Beppe Sala (Getty Images)
In questi giorni, a sinistra si interrogano sulle ragioni del flop elettorale e sul distacco tra élite e popolo. Sala, che aiuta i Suv elettrici del centro e vessa gli abitanti delle periferie, ne è un esempio. Di questi tempi, i cittadini non possono più permettersi gli emuli di Greta.Segnala a La Verità le tue difficoltà con area B. Scrivici a areab@laverita.infoDi solito tengo separati i lettori della Verità da quelli di Panorama, nel senso che ai primi rispondo sulle pagine del quotidiano e ai secondi su quelle del settimanale, senza confondere i ruoli della doppia direzione. Tuttavia, oggi voglio fare un’eccezione, perché la lettera che mi ha inviato uno storico abbonato della rivista è di attualità e merita qualche considerazione immediata. Come credo ormai tutti sappiano, anche chi non è milanese, dal 3 ottobre nel capoluogo lombardo non è più possibile circolare con vetture classificate come euro 4 o 5. Il sindaco Beppe Sala, a capo di una giunta rosso-verde, ha infatti messo fuori legge le automobili che, secondo un parametro europeo, inquinano più del dovuto. Dunque, chi viaggia su una macchina vecchia di qualche anno rischia la multa e anche di vedersi sospesa la patente. Milano, a dire il vero, non è la sola città ad aver adottato questo provvedimento, ma di certo è la più grande e perciò il divieto colpisce centinaia di migliaia di milanesi e centinaia di migliaia di pendolari. A essere interessati allo stop si stima che siano oltre mezzo milione di persone le quali, da un giorno all’altro, si trovano non solo con una vettura che non possono usare, ma anche con una perdita di valore della loro auto, perché un conto è una macchina che può liberamente circolare, un altro un mezzo che rischia addirittura il blocco. E ora veniamo al lettore di Panorama. A scrivermi è un signore di quasi 90 anni con problemi di deambulazione, che è proprietario di un’Audi A4 con 148.000 chilometri, una vettura che ad Alberto (questo il suo nome) non ha mai dato problemi e che a tutt’oggi assolve alle esigenze quotidiane di mobilità. Tuttavia, in base ai nuovi divieti, nonostante sia in perfette condizioni, la vettura non è più utilizzabile e Alberto rischia di essere multato quando la farà uscire dal box. «Mi ero rassegnato ai limiti finora imposti», scrive l’anziano lettore di Panorama, «ovvero a circolare prima delle 7.30 e dopo le 19.30, oppure nei weekend, ma ora dovrò per forza rottamarla e affrontare un imprevisto investimento oneroso. Mi rimangono pochi anni da vivere e non so se la mia patente mi verrà rinnovata ancora per molto, dopo gli esami che devo affrontare annualmente. Ho già pagato bollo e assicurazione, mi verrà rimborsato qualche cosa?». La lettera si conclude con una considerazione sull’amministrazione comunale, che secondo Alberto sarebbe irritata per l’esito delle recenti elezioni e per questo «infierirebbe sui cittadini della città». Non credo che il lettore abbia ragione quando riconduce il divieto di circolare per le auto euro 4 ed euro 5 alla sconfitta del centrosinistra. A Milano, soprattutto nella zona a traffico limitato, ovvero in centro, i progressisti hanno fatto il pieno, caso più unico che raro; dunque, Sala e compagni dovrebbero essere contenti. Può essere che siano preoccupati dell’onda che ha travolto il Pd e la sinistra nel resto d’Italia, ma non si capisce perché prendersela con i milanesi. Ciò detto, le osservazioni di Alberto sulla follia di una norma che lungi dal ridurre l’inquinamento colpisce le persone più fragili, sono tutte centrate. Che senso ha vietare l’uso di una vettura che è stata legittimamente venduta senza prevedere un ristoro per l’automobilista che all’improvviso si trova sprovvisto del mezzo regolarmente acquistato e di cui fino a ieri si è preteso e ancora si pretende il pagamento del bollo? Il sindaco pensa forse che i proprietari di una vettura vecchia di otto o dieci anni non la cambierebbero se solo ne avessero la possibilità? È bello avere l’auto ultimo modello, che consuma e inquina meno: chi non vorrebbe una macchina elettrica, con emissioni zero e guardata con invidia quando si muove silenziosamente per le vie cittadine? Ma una Tesla, una Porsche, un’Audi o anche solo una 500 elettrica costano, e anche parecchio più di una vettura con motore endotermico. Se un automobilista come Alberto, e con lui il mezzo milione di milanesi e pendolari non si rassegnano a cambiare auto, non lo fanno perché amano inquinare (anche se ho molte perplessità sul fatto che il nostro lettore possa essere considerato un pericolo per la salute dei cittadini di Milano), ma perché non hanno i soldi. È tanto difficile da capire? Ed è così complicato decidere che non si possono lasciare a piedi centinaia di migliaia di persone solo per inseguire Greta Thunberg e il suo omologo italiano, tal Angelo Bonelli? In questi giorni, a sinistra si interrogano sulle ragioni dell’insuccesso elettorale e le pagine dei giornali traboccano di complesse analisi sul distacco fra sinistra e popolo. Secondo gli osservatori, il Pd e i suoi alleati ormai parlano il linguaggio delle élite. Beh, senza scomodare i professori, basta osservare il caso Milano. In centro, dove si raggruppano i cittadini danarosi che sfoggiano i Suv elettrici, la sinistra vince. In periferia, dove una vettura vecchia di dieci anni è messa fuori legge, i compagni perdono. Che altro c’è da aggiungere, se non che ormai il Pd e i suoi alleati sono un lusso che la maggioranza degli italiani non si può più permettere, soprattutto ora che le bollette sono al top?
Chicco Testa (Imagoeconomica)