2022-10-08
Nella Milano del fanatismo green non c’è più posto per i mercatini
Il portavoce degli ambulanti, Franco Sacco, attacca il sindaco: «Con le sue regole i nostri furgoni non sono più a norma, sostituirli costa una fortuna. Gli ingressi gratuiti in area B sono pochissimi. Così non si va avanti».«In un momento in cui gli ambulanti lottano per la sopravvivenza, vogliamo sperare che si prenda atto dell’impossibilità di sostituire i vecchi furgoni per gran parte degli operatori». Così, nell’aprile 2020, in piena pandemia, il presidente dell’Associazione nazionale ambulanti di Confesercenti Milano, Franco Sacco, invocava la giusta attenzione di Palazzo Marino per quanti effettuano vendita di merci al dettaglio su aree pubbliche. «Non ci fu data risposta, vennero promessi incentivi per l’acquisto di veicoli a basse emissioni che si ridussero a una manciata di spiccioli», ricorda Sacco. Aggiunge: «Senza poter lavorare, non dimentichiamo che molti di noi sono potuti tornare nelle piazze solo dalla seconda metà del 2021, figuriamoci se avevamo e abbiamo soldi da spendere per furgoni e furgoncini elettrici o Euro diesel di ultima generazione». Quel bando di gara del Comune di Milano, tanto strombazzato, in realtà mise a disposizione appena 1 milione di euro, riducendo a un centinaio di persone i destinatari di contributi con scadenza «che a esaurimento della dotazione finanziaria» veniva chiusa pure anticipatamente, rispetto al termine fissato del 30 novembre 2020», avvisava l’amministrazione meneghina. Oggi, i 4.000 ambulanti che si recano ogni giorno nelle piazze dell’area B di Milano, sono trattati ancora una volta a pesci in faccia dal «sindaco calzetta arcobaleno» che toglie loro la possibilità di lavorare. «Almeno l’80% di noi operatori possiede Euro 3 o Euro 4 diesel, il restante 20% ha Euro 5, quindi non siamo in regola con le emissioni che spaventano il sindaco», ammette Sacco, «ma che cosa ci possiamo fare? Siamo imprese, e siamo famiglie. Fatichiamo a far quadrare i conti, dopo i blocchi dovuti all’emergenza Covid e in questo autunno di enormi incertezze economiche». Con i prezzi di abbigliamento e prodotti alimentari cresciuti vertiginosamente, la presenza dei mercati di quartiere toglie un po’ di affanno ai cittadini. Se gli ambulanti non possono più lavorare, fette sempre più grandi della popolazione meneghina devono subire le conseguenze delle scelte green imposte da Beppe Sala.«La mattina ci alziamo presto e raggiungiamo le nostre aree scoperte di mercato verso le 6, 6.30 al massimo», spiega il referente degli ambulanti milanesi. «L’attività di vendita termina alle 14, nel frattempo il nostro automezzo rimane fermo, non circola né inquina. Quando liberiamo le postazioni riportiamo i furgoni in magazzino, non andiamo a fare shopping in centro, eppure ci viene proibito di lasciare l’area fino alle 19.30. C’è una logica in tutto questo?». Sacco vende abbigliamento nelle periferie di Milano, vive a Sesto San Giovanni, dove tra l’altro si sta scaricando il traffico e l’inquinamento tra le proteste del sindaco, Roberto Di Stefano che ha minacciato di realizzare un’area S, a pagamento per i milanesi che l’attraversano. «Ho un Euro 4 diesel», precisa, «registrato a MoVe-In e che perciò può circolare liberamente in area B per 2.000 chilometri l’anno, conteggiati dal dispositivo satellitare che abbiamo dovuto installare sul veicolo. Una fesseria, provi a pensare quanto tempo impiego a esaurire la percorrenza a disposizione muovendomi sei giorni su sette dall’hinterland. Tempo quattro mesi, se non cambio l’auto non posso più fare i mercati a Milano». Oppure, per chi non ha installato l’apparecchio, il Comune di Milano garantisce «50 giornate di accesso e circolazione al suo interno», fruibili fino al 30 settembre 2023 come dichiara sulla piattaforma istituzionale. «Ma chi fa mercato sei giorni alla settimana, con una simile miseria di deroghe ha meno di due mesi di ossigeno per poter lavorare», fa presente Sacco. Una farsa, l’ulteriore conferma che il ceto medio, cioè la maggior parte dei lavoratori, non interessa al sindaco Sala.La richiesta che fanno gli ambulanti è semplice e di buon senso. «In area B entriamo molto prima che scatti l’ora del divieto, però abbiamo bisogno di una “finestra” di novanta minuti per poterci allontanare a mercato concluso. Non otteniamo risposte. Dubito che il sindaco Sala e l’assessore alla Mobilità, Arianna Censi, presi dal loro integralismo ci ascoltino». Gli ambulanti nemmeno potrebbero, per assurdo, restare in area perché una volta tolti i banchi questa deve essere ripulita dai netturbini. «Già siamo senza concessione in mano, sono tutte scadute, e ci impongono di comprare automezzi nuovi? Chi non la vuole la salute pubblica, ma ci sono dei momenti storici nei quali bisogna derogare», protesta il portavoce degli ambulanti di Milano. Fa due conti, li ha già fatti centinaia di volte: «Acquistare un Euro diesel 6 sarebbe un investimento privo di senso, visto che entro il 2028 dovremmo buttare via il furgone. La disponibilità di automezzi elettrici allo stato attuale è molto bassa e per le consegne bisogna aspettare un anno. Oltretutto, i nostri sono veicoli commerciali leggeri di categoria N1, destinati al trasporto merci e persone, per i quali si dovrebbe spendere tra i 50.000 e i 70.000 euro. Gli automezzi elettrici non hanno la corrente con il wi fi, le colonnine sono ancora pochissime e i tempi di ricarica molto lunghi. Bella l’idea dell’ambiente ecologico, ma prima facciamo sistema». Palazzo Marino ha fatto «anche la furbata», dice Sacco, perché il blocco del trasporto merci con mezzi a gasolio doveva entrare in vigore il 1 ottobre 2024, «ma il trasporto persone rientra nelle limitazioni dal 3 ottobre di quest’anno. È ovvio che chi lavora nei mercati ambulanti si muove sullo stesso furgone dove trova posto la mercanzia, quindi siamo assurdamente penalizzati».
Eugenia Roccella (Getty Images)
Carlotta Vagnoli (Getty Images)