2024-11-01
Migranti, Fi si schiera con grillini e radicali
Il decreto Paesi sicuri è stato trasformato in un emendamento al dl flussi. Ora gli azzurri, con M5s e +Europa, chiedono di abrogare le nuove disposizioni in materia di ricorsi. Da Fdi traspare sorpresa, anche se la mossa in commissione potrebbe essere solo tattica.Vittima abusata in pieno centro a Perugia da straniero conosciuto su Tinder. Il legale: «Le è stato versato qualcosa nel drink».Lo speciale contiene due articoli.A che gioco gioca Forza Italia? Ieri, in commissione Affari costituzionali alla Camera, il partito di Antonio Tajani si è schierato insieme a Movimento 5 stelle e +Europa, presentando due emendamenti che demolirebbero una parte delle nuove misure del governo in tema di immigrazione. Misure con le quali gli azzurri, in Consiglio dei ministri, sembravano concordare in pieno. A quanto pare, invece, di concerto con i pentastellati, ora vorrebbero sopprimere l’articolo 16 del decreto flussi: esso consente alle sezioni specializzate dei tribunali di giudicare i ricorsi contro i provvedimenti delle autorità di pubblica sicurezza sui migranti in composizione monocratica, anziché collegiale, e introduce la possibilità di impugnare le decisioni dei giudici in Appello. Insieme ai radicali, poi, Fi e M5s propongono di eliminare l’articolo 17, che, tra le altre cose, prevede di ridurre della metà il termine ordinario per proporre ricorso nei casi in cui l’immigrato sia sottoposto a procedura accelerata per il rimpatrio, o quando il ricorrente sia oggetto di un provvedimento di trattenimento.Cosa c’entra tutto questo con il cdm di lunedì 21 ottobre, in cui era stato partorito il dl Paesi sicuri? Facile: l’esecutivo ha scelto di lasciarlo decadere, senza ritirarlo, trasferendone il contenuto all’interno del decreto flussi, che passerà all’esame di Montecitorio il 21 novembre. Secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il meloniano Luca Ciriani, la mossa rispecchia l’affinità dei due argomenti. Ma le opposizioni denunciano l’espediente per dribblare la discussione in Senato. «Un trucco tanto più grave», hanno lamentato i parlamentari di Iv, «in quanto su questo decreto è già stata devoluta alla Corte di giustizia europea la questione di legittimità rispetto alle norme comunitarie». Il riferimento è al tribunale di Bologna, che ha rivolto alle toghe di Strasburgo un quesito sull’applicabilità delle disposizioni del dl. Ieri, Benedetto Della Vedova, deputato di +Europa, ha parlato di «comportamento irrispettoso nei confronti del Parlamento», mentre i presidenti dei senatori del Pd e del gruppo misto, rispettivamente Francesco Boccia e Peppe de Cristofaro (eletto con Avs), rivendicano la facoltà di indire delle audizioni di soggetti esterni. E forse sono proprio gli attori della società civile, quelli che un tempo si chiamavano corpi intermedi, a spiegare la ratio del mini blitz di Forza Italia.Ogni formazione politica, infatti, è in contatto con organizzazioni e associazioni d’area, dalle quali raccoglie indicazioni e suggerimenti da tradurre in atti legislativi. È plausibile che, agli uomini di Tajani, sia arrivato da quegli ambienti il suggerimento di far abrogare i suddetti articoli, benché ciò contraddica la volontà del governo. Che intende, da un lato, rendere più complicati i ricorsi agli stranieri e, dall’altro, ridurre l’arbitrio dei singoli magistrati su respingimenti e rimpatri. Se così fosse, l’inattesa convergenza con M5s e +Europa sarebbe puramente circostanziale. Resta impregiudicata, in effetti, la facoltà del governo di esprimere parere negativo sugli emendamenti, neutralizzando l’incursione.D’altronde, non risulta che nella riunione del premier e dei suoi ministri, undici giorni fa, fossero emersi distinguo da parte dei rappresentanti forzisti. E nemmeno ieri mattina, quando in commissione è stato incardinato il dl, sono venuti fuori i presunti malumori azzurri. Tant’è che, da Fratelli d’Italia, è trapelata «un po’ di sorpresa» alla notizia degli emendamenti depositati.Rimane un fatto: decreto ad hoc o emendamento al decreto flussi, l’intervento potrebbe comunque lasciare la lista dei Paesi sicuri - e dunque, i trattenimenti nel Cpr in Albania - ancora esposti all’assedio dei magistrati. Ciò deriva dagli effetti della sentenza del Corte Ue, non solo laddove sostiene che uno Stato non è sicuro se non nella sua interezza. Il guaio è che essa legittima un sindacato giudiziario sugli elenchi stilati dai governi, conferendo d’ufficio ai tribunali il compito di verificarne la compatibilità col diritto comunitario, così come interpretato dagli stessi giudici del Lussemburgo. Alla fine, il nocciolo del problema sta nel preteso primato delle leggi di Bruxelles. Faccenda sulla quale la commissione Politiche dell’Unione europea di Palazzo Madama, su impulso del leghista Claudio Borghi, vuole chiarezza. Perciò ha promosso un’indagine conoscitiva sulla gerarchia delle fonti giuridiche.Non sarebbe assurdo sollevare la questione di costituzionalità, visto che nemmeno i verdetti della sacra Europa dovrebbero trasformare la nostra Carta in carta straccia. Il Titolo V assegna allo Stato, inteso come Parlamento e governo nell’esercizio delle sue prerogative legislative, la competenza esclusiva in materia di immigrazione, richieste d’asilo, sicurezza e ordine pubblico. La sentenza lussemburghese sembra consegnarla in mano alle toghe. Purtroppo, i magistrati che potrebbero brandire l’inviolabilità della Costituzione sono i medesimi che fortissimamente vogliono tenere vuoto il centro migranti di Gjadër. Il serpente si morde la coda.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/migranti-fi-schiera-grillini-radicali-2669562730.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="perugia-studentessa-violentata-da-straniero-conosciuto-su-tinder" data-post-id="2669562730" data-published-at="1730448018" data-use-pagination="False"> Perugia, studentessa violentata da straniero conosciuto su Tinder Una ragazza ha denunciato di essere stata drogata e stuprata per strada, nel cuore pulsante di Perugia, da uno straniero incontrato su Tinder, l’app diventata una porta d’accesso per incontri al buio, ma che in questo caso si è rivelata l’ingresso di un tunnel di paura e violenza. La vittima, una ventenne di Perugia, studentessa universitaria, ha raccontato di aver trascorso alcuni giorni fa una serata che all’inizio le era sembrata innocente. I due si erano dati appuntamento in un bar del centro, dove lei ha sorseggiato un drink, ignara di quello che di lì a poco le sarebbe accaduto. Dopo una breve conversazione la coppia ha deciso di passeggiare in corso Garibaldi, una strada sulla quale si concentra la movida della città. Ma intorno alla mezzanotte, secondo il drammatico racconto della ragazza, il giovane l’avrebbe spinta in un vicolo oscuro e qui l’avrebbe violentata. Le urla, disperate, non hanno sortito alcun effetto. Dopo la violenza la ragazza ha tentato di sopportare in silenzio. Per un giorno intero ha cercato una via d’uscita ma il peso di ciò che era accaduto deve essere diventato insopportabile e si è confidata con le amiche. Sostenuta da queste e dai familiari, è stata portata al Pronto soccorso, dove i segni della violenza sono stati riscontrati e dal posto di polizia dell’ospedale è partita la segnalazione alle forze dell’ordine. La ragazza è assistita dall’avvocato Pietro Giovannini, che ha fornito per sommi capi i dettagli della ricostruzione: «Lui, con la scusa di andare a prendere le cannucce, è andato al bancone del bar e potrebbe essere in quel frangente che ha aggiunto qualche droga nel gin tonic della ragazza». Al momento però non sono stati resi noti i risultati degli accertamenti medici, pertanto non si ha notizia di eventuali riscontri positivi rispetto all’assunzione di droghe. Il racconto dell’avvocato continua: «Dopo aver bevuto e conversato per circa mezz’ora, il giovane l’ha condotta in corso Garibaldi, una strada adiacente all’università per stranieri». E a quel punto le sarebbe saltato addosso. Lei ha riferito di essersi sentita poco lucida, ma nonostante ciò avrebbe tentato di opporre resistenza. «Anche la polizia postale è intervenuta», precisa ancora l’avvocato, «avviando ricerche tecnologiche e sperando in una collaborazione del sito in questione per identificare l’autore della violenza». Probabilmente il giovane ha utilizzato un avatar per la connessione e potrebbe essersi presentato alla vittima con un falso nome. Stando alla ricostruzione della vittima, il presunto violentatore, di origini straniere, le avrebbe detto di avere 25 anni. Dopo la serata fatale avrebbe cancellato il suo account. Le indagini, condotte dagli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal vicequestore aggiunto Maria Assunta Ghizzoni, sono ora concentrate sulle immagini delle telecamere di sicurezza presenti nella zona. Solo pochi giorni fa il procuratore della Repubblica Raffaele Cantone aveva lanciato l’allarme: «Sono in crescita i fascicoli per violenze sessuali». Nell’ultimo anno sarebbero passati da 65 a 70 (prendendo in considerazione il periodo 30 giugno 2023-1 luglio 2024). E in molti casi gli indagati sono stranieri. Il trend, però, non riguarda solo Perugia. Ieri a Trento l’avvocato Nicola Nettis ha incontrato in carcere un pakistano arrestato a Bolzano con l’accusa di violenza sessuale aggravata nei confronti di una ragazza di 14 anni. Durante l’incontro, il cliente gli avrebbe riferito di non ricordare cosa fosse accaduto. L’uomo ha riferito al suo legale di aver subito un trauma cranico in un incidente stradale in Pakistan nel 2008 che potrebbe aver influito sulle sue capacità cognitive. Nettis quindi sta considerando di richiedere un accertamento specialistico.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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