I fondi pensione azionari sono senza dubbio i prodotti che rendono di più e sono stati quelli che hanno attutito meglio il contraccolpo sui mercati del 2022, annus horribilis dei mercati finanziari. Tra i prodotti migliori si segnalano il Reale Mutua Teseo (6,12%), il Bim Vita (2,81%), il CredemVita CredemPrevidenza (2,21%) e lo Zurich Life Zed Omnifund (1,52%).
I fondi pensione azionari sono senza dubbio i prodotti che rendono di più e sono stati quelli che hanno attutito meglio il contraccolpo sui mercati del 2022, annus horribilis dei mercati finanziari. Tra i prodotti migliori si segnalano il Reale Mutua Teseo (6,12%), il Bim Vita (2,81%), il CredemVita CredemPrevidenza (2,21%) e lo Zurich Life Zed Omnifund (1,52%).Il 2022 è stato l’annus horribilis dei mercati finanziari e i fondi non hanno fatto eccezione. I comparti azionari hanno registrato perdite in media pari all’11,7% nei fondi negoziali, al 12,5% nei fondi aperti e al 13,2% nei Pip (piani individuali pensionistici); mentre nei comparti bilanciati le perdite sono state di poco inferiori.Con il rapido aumento dei tassi di interesse, anche i comparti obbligazionari hanno registrato nell’anno perdite. Gli obbligazionari misti hanno perso il 10,3% nei fondi negoziali e il 7,6% nei fondi aperti; risultati negativi si sono registrati anche nei comparti obbligazionari puri.In realtà, però, non bisogna preoccuparsi. Chi si affida a questo genere di investimenti lo fa a lungo termine e un solo anno non deve far dubitare della validità della previdenza complementare. Non è un caso se, su un intervallo decennale (da fine 2012 a fine 2022), i rendimenti medi annui composti delle linee azionarie si collocano, per tutte le tipologie di forme pensionistiche, tra il 4,7 e il 4,9%. Le linee bilanciate mostrano rendimenti medi che vanno dall’1,7% dei Pip di tipo unit linked al 2,7% dei fondi negoziali e al 2,9% dei fondi aperti. Nel periodo considerato, quasi tutte le linee azionarie delle diverse forme pensionistiche hanno registrato rendimenti superiori a quelli delle linee obbligazionarie. Le linee azionarie hanno offerto quasi tutte rendimenti superiori anche al tasso di rivalutazione del Tfr, pari nel decennio considerato al 2,4% medio annuo composto; ciò non accade per le altre linee di investimento.Oltre all’asset allocation adottata, alle differenze di rendimento tra le forme contribuiscono anche i divari nei livelli di costo. Per i fondi pensione negoziali, su un orizzonte temporale di dieci anni, l’Indicatore Sintetico dei Costi (Isc) è pari allo 0,47%. Per i fondi pensione aperti, ci si attesta intorno all’1,35%. Per i Pip, lo stesso indicatore è in media del 2,17%.Più in generale si può affermare che per le forme negoziali, il livello dei costi dipende anche dalla dimensione dei fondi per effetto delle economie di scala generate dalla ripartizione degli oneri amministrativi. Per le forme di mercato, invece, incide presumibilmente la remunerazione delle reti di vendita. «A un anno, il Tfr batte tutte le linee dei fondi pensione», spiega alla Verità Paola Ferrari, analista ufficio studi di Consultique Scf. «Il Trattamento di fine rapporto si rivaluta in una misura fissa dell’1,50% + 75% dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (senza tabacchi)», spiega. «I fondi pensione invece si rivalutano in base all’andamento della gestione finanziaria in cui si è scelto di aderire. L’alta inflazione dell’ultimo anno ha premiato sicuramente chi ha lasciato il Tfr in azienda. Aumentando l’orizzonte di investimento, diversi fondi pensione hanno fatto meglio del Tfr, soprattutto se guardiamo a dieci anni”. Inoltre, “un aspetto da considerare è che chi versa, oltre al Tfr, il contributo minimo volontario in un fondo pensione di categoria ha diritto al contributo datoriale, che incrementa l’accantonamento annuo e può anche compensare l’eventuale minor performance. È opportuno sottolineare, inoltre, che il Tfr versato nei fondi pensione è soggetto ad una tassazione agevolata che varia da un massimo del 15% a un minimo del 9% (in base al numero di anni di iscrizione alla previdenza integrativa). Invece il Tfr lasciato in azienda è soggetto al regime di tassazione separata: entrano in gioco quindi gli scaglioni Irpef che attualmente vanno dal 23% al 43% e la tassazione è calcolata considerando l’aliquota media di tassazione dei 5 anni precedenti a quella in cui si percepisce il Tfr. Il vantaggio fiscale è quindi rilevante».Più in dettaglio, secondo i dati forniti alla Verità da Consultique, il Tfr a un anno ha reso il 6,61% contro perdite che vanno dal -7,77% dei prodotti obbligazionari puri a un -2,81% di quelli azionari. Non solo, dunque, i fondi pensione azionari sono stati quelli che hanno attutito meglio il contraccolpo sui mercati del 2022, ma sono senza dubbio i prodotti che rendono di più. Tra i prodotti migliori in un anno tanto complicato si segnalano il Reale Mutua Teseo (6,12%), il Bim Vita (2,81%), il CredemVita CredemPrevidenza (2,21%) e lo Zurich Life Zed Omnifund (1,52%). Per trovare un prodotto obbligazionario (misto, non totalmente a reddito fisso) c’è l’Intesa Sanpaolo Vita Il mio domani, che però nell’ultimo anno ha ceduto oltre l’1%.
Jannik Sinner (Ansa)
Il campione italiano si impone a Torino sullo spagnolo in due set: «È stato più bello dello scorso anno». E guadagna cinque milioni.
«Olé olé olé Sinner Sinner». Sarà pure «un carrarmato», un caterpillar, come l’ha definito Massimo Cacciari, ma dopo le Finals che assegnano il titolo di Maestro della stagione, forse non vanno trascurate le doti tattiche e la forza mentale che lo ha fatto reagire nella difficoltà come quelle che ieri hanno consentito a Jannik Sinner di spuntarla al termine di un match combattuto e a tratti spettacolare su Carlos Alcaraz, protagonista di un tennis «di sinistra», sempre secondo l’esegesi del tenebroso filosofo. Il risultato finale è 7-6 7-5. «Senza il team non siamo niente. È stata una partita durissima», ha commentato a caldo il nostro campione. «Per me vuol dire tanto finire così questa stagione. Vincere davanti al pubblico italiano è qualcosa di incredibile».
Giuseppe Caschetto (Ansa)
Giuseppe Caschetto è il sommo agente delle star (radical) nonché regista invisibile della tv, capace di colonizzare un format con «pacchetti» di celebrità. Fazio e Gruber sono suoi clienti. Ha dato uno smacco al rivale Presta soffiandogli De Martino. «Guadagno fino al 15% sui compensi».
Dal 2000 le quotazioni fondiarie valgono oltre il 20% in meno, depurate dall’inflazione. Pac più magra, Green deal e frontiere aperte hanno fatto sparire 1,2 milioni di aziende.
«Compra la terra, non si svaluta mai», dicevano i nonni. E non solo. A livello nominale in effetti è vero: i prezzi dei terreni salgono. Se però guardiamo le quotazioni togliendo l’inflazione si nota che dal 2000 i valori sono crollati di oltre il 20%.
Bill Emmott (Ansa)
Giannini su «Rep» favoleggia di un mondo parallelo di complotti neri, mentre sulla «Stampa» Emmott minimizza il video manipolato di The Donald. Quando giova ai loro obiettivi, indulgono su bavagli e odio.
S’avanza la Cosa Nera. Un orrore primordiale simile all’It evocato da Stephen King, entità oscura che stringe la città di Derry nelle sue maligne grinfie. Allo stesso modo agiscono le «tenebre della destra mondiale» descritte ieri su Repubblica da Massimo Giannini, che si è preso una vacanza dal giornalismo per dedicarsi alla narrativa horror. E ci è riuscito molto bene, sceneggiando una nuova serie televisiva: dopo Stranger Things ecco Populist Things. Una narrazione ambientata in un mondo parallelo e totalmente immaginario in cui «populisti e estremisti deridono le istituzioni democratiche, avvelenano i nostri dibattiti, traggono profitto dalla paura». Un universo alternativo e contorto in cui «gli autocrati possono spacciare le loro verità alternative a community scientemente addestrate a un analfabetismo funzionale coerente con lo spirito del tempo».





