2025-05-06
Microspie, infiltrati e 70 milioni. Così gli 007 hanno incastrato Afd
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La carissima operazione a suon di intercettazioni e agenti provocatori ha portato il secondo partito tedesco (ora primo nei sondaggi) sull’orlo della messa fuorilegge. L’accusa è di svalutare migranti e musulmani. La replica: «Posizioni pubbliche, vi denunciamo». I vertici di Alternative für Deutschland, Alice Weidel e Tino Chrupalla, hanno confermato l’intenzione di portare in tribunale i vertici dell’intelligence, che con un report da 1.100 pagine hanno classificato il partito come estremista e anticostituzionale. Ma la notizia bomba dello scorso 2 maggio non è arrivata dal nulla. È figlia di tre padri. Uno riguarda il precedente del 2021 quando l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (Bfv, cioè il controspionaggio) rilasciò un primo documento definendo Afd «caso di sospetto estremismo». Il secondo è la sentenza del maggio 2024 della Corte amministrativa di Münster che, di fatto, bollinò come vero il report di 3 anni prima. La Corte ha così dato l’autorizzazione a Bfv per avviare le attività di sorveglianza invasiva del partito. Il terzo genitore del maxi report reso noto pochi giorni fa è però la strategia complessiva del governo. Un tema più ampio che sta nel controllo da parte degli apparati contro le minacce ibride (Bot russi, infiltrazioni e valutazione delle idee politiche) che da un lato ha aperto una crepa nella democrazia dell’Occidente e dall’altro ha pompato risorse nei budget di chi controlla. Da un anno a questa parte le risorse complessive per l’intelligence tedesca sono arrivate alla cifra monstre di 4,3 miliardi di euro. Comprese le attività dei servizi esteri e di quelli informatici. Nuove assunzioni, nuove tecnologie. Da un lato una evoluzione sacrosanta visto che adesso si combatte anche nella quinta dimensione del cyber. Ma ciò ha portato la capacità di spesa di Bfv poco sopra i 680 milioni di euro. In buona parte per braccare agenti stranieri, complotti ed evitare attentati. Con più fondi Bfv ha però potuto così spendere quasi 200 milioni in un anno per monitorare probabili agenti stranieri, infiltrazioni nelle istituzioni e le attività considerate estremiste. Qui rientra la questione Afd. Circa un terzo di quest’ultima somma, valore confermato dagli analisti di Debuglies, è andato all’ultima voce. Tradotto più o meno 70 milioni sono serviti per controllare Afd, monitorarlo e redigere il report. La cifra non stupirà gli addetti ai lavori, perché le autorizzazioni legali del 2024 hanno permesso intercettazioni telefoniche e digitali di membri e affiliati, ma anche l’utilizzo di informatori e agenti infiltrati. Il rapporto del Bfv sostiene che la retorica dell’Afd violi la dignità umana svalutando segmenti della popolazione, in particolare migranti e musulmani, un’affermazione corroborata dalle dichiarazioni pubbliche e dalle proposte politiche del partito, come i piani di «reimmigrazione» discussi in un incontro di Potsdam del 2023. Ora, il ricorso presentato ieri dalla Weidel mira proprio a entrare nel merito e dimostrare che le parole, anche qualora fossero ardite, non hanno mai generato attività al di fuori dell’ordine democratico. Non hanno mai prodotto azioni sanzionabili dal codice penale. Un dettaglio non da poco. Che ci porta a valutare con attenzione la strada intrapresa dalla Germania. Tanto più che il tema, come abbiamo visto dalle cronache dei giornali, si pone anche in Francia e in Romania. La capacità del Bfv di schierare agenti provocatori - agenti che si infiltrano nel partito per incitare comportamenti radicali o seminare discordia - potrebbe manipolare la traiettoria dell’Afd. L’apparato di intelligence tedesco, composto da 19 agenzie federali e statali, è tra i più grandi d’Europa, con un bilancio di 4,3 miliardi, stando ai dati forniti dal ministero dell’Interno. Questa capacità consente operazioni sofisticate. Compreso quella di moderare la piattaforma politica di un partito per allinearla alle norme dell’establishment, erodendone il carattere distintivo. O al contrario alimentare le divergenze e le spaccature interne con la possibile conseguente spaccatura in micropartiti. Non è un caso che anche a Berlino si discuta del tema. In fondo, è difficile tracciare la linea sottile che divide il controllo dell’intelligence dalla repressione politica. È chiaro quindi che anche se la Corte costituzionale dovesse abbracciare l’ultimo report dei servizi tedeschi contro Afd, nessuno adesso è in grado di prevederne le conseguenze. Salvo quelle tecniche. Ad esempio, in caso di certificazione di estremismo, il partito della Weidel si troverebbe senza fondi pubblici (riceve circa 12 milioni l’anno visto che ha superato il 20% di gradimento). L’incognita sta nelle reazioni dei sostenitori e dei partiti gemellati all’estero, a cominciare dalla coalizione dei Conservatori e riformisti europei. Nel secondo caso -l’ambito geopolitico - ci basta ricordare le parole del segretario di Stato Marco Rubio e del vicepresidente Usa JD Vance. I quali hanno puntato il dito sul rischio antidemocratico. Nel primo caso la reazione alla repressione dell’establishment potrebbe portare altro sostegno alla destra. Soprattutto in Turingia e Sassonia dove Afd è vicino al 40% dei consensi. Länder che sono più colpiti dalla disoccupazione e più ostili alle politiche del governo federale che indubbiamente hanno contribuito alla attuale crisi economica. Un esempio su tutti? Il modello socialista della transizione green. Criminalizzando le idee di un partito si può così ottenere non solo l’effetto opposto, ma anche si può contribuire alla spaccatura della società. Chi lo spiega ai tedeschi che mentre il budget per l’intelligence è cresciuto del 7% (pesando oltre il 9% sul totale) i fondi per il Lavoro e gli Affari sociali sono scesi di 2 miliardi? Un conto è usare i soldi contro potenze straniere che si infiltrano, un altro per controllare i propri cittadini.
Sandro Mazzola (Getty Images)
Una foto di scena del fantasy «Snowpiercer» con Chris Evans e Tilda Swinton firmato dal coreano Bong Joon. Nel riquadro una tavola del fumetto