2020-02-01
Mes: il pacco c’è già, il pacchetto invece no
Alessia Pierdomenico/Bloomberg/Getty Images
Una lettera dell'Eurogruppo smentisce la linea del governo italiano: per il Meccanismo di stabilità è tutto praticamente fatto. Su Bicc ed Edis, le altre due riforme che dovevano essere approvate contestualmente al trattato, l'Ue se la prende comoda.Sono passate diverse settimane da quando il tema della riforma del Meccanismo europeo di stabilità è sparito dalle prime pagine dei media nostrani. Ma quello che si sta verificando nelle ultime ore è un vero e proprio «effetto valanga». La prima minuscola pallina di neve l'abbiamo lanciata noi della Verità, con la richiesta di accesso agli atti dell'Eurogruppo del 4 dicembre e dell'Eurosummit del 13 dicembre, allo scopo di chiarire la reale posizione dell'esecutivo giallorosso in occasione dei due meeting. Come abbiamo spiegato negli scorsi giorni, il segretariato del Consiglio ha rispedito al mittente le nostre istanze, arroccandosi dietro la necessità di mantenere il segreto sul contenuto delle discussioni. Venuto a conoscenza della vicenda, il leader della Lega Matteo Salvini ha definito «inammissibile» la decisione degli euroburocrati, aggiungendo: «Guai a pensare di approvare alla chetichella niente che assomigli al Mes». E invece i timori dell'ex vicepremier sembrano essere confermati da una lettera pubblicata giovedì, con un tempismo alquanto sospetto, sul sito dell'Eurogruppo. La missiva rivolta ai ministri dell'Economia dell'eurozona reca in calce la firma del presidente Mario Centeno e illustra i risultati dell'ultima sessione del 20 gennaio. E da quel che si legge, la partita sembra chiusa. «Puntiamo a raggiungere un'intesa politica definitiva sulla revisione del Mes al nostro incontro di marzo, al quale seguirà la firma dell'accordo emendativo del trattato», scrive il ministro delle Finanze portoghese. Parole chiare, quasi inequivocabili. Ma basterebbe andare a rileggersi le dichiarazioni finali rilasciate da Centeno dieci giorni prima per capire che i giochi erano già praticamente fatti: «Non si tratta più di una questione di sostanza, dobbiamo solo definire alcuni cavilli di natura legale». Nel disperato tentativo di neutralizzare le critiche, negli ultimi mesi il premier Giuseppe Conte aveva fatto ricorso con insistenza alla leva della «logica di pacchetto»: si può discutere sul Mes solo a patto che vadano avanti anche gli altri due pilastri, vale a dire lo Strumento di bilancio della zona euro (Bicc) e il Sistema europeo di assicurazione dei depositi (Edis). Quando a giugno dello scorso anno si era trovato faccia a faccia con il Parlamento - Lega e M5s in testa - che gli chiedeva di bloccare la riforma, Giuseppi era riuscito a convincere deputati e senatori a inserire nella risoluzione di maggioranza l'impegno a valutare congiuntamente i «tre elementi del pacchetto […] riservandosi di esprimere la valutazione finale solo all'esito della dettagliata definizione di tutte le varie componenti del pacchetto». Durante la seduta della Camera del 2 dicembre, il premier aveva sottolineato con orgoglio il fatto che già nel corso del vertice euro del 29 giugno 2018, anche grazie al «sostanziale contributo dell'Italia», i partner si erano accordati per «continuare a lavorare alla riforma dell'unione economica e monetaria, purché ciò riguardasse un intero pacchetto di riforme». Parlando a margine del vertice Nato tenutosi a Londra il 4 dicembre, Conte aveva poi rassicurato tutti, spiegando che l'Italia sarebbe rimasta «vincolata alla logica di pacchetto». Infine la risoluzione approvata l'11 dicembre, alla vigilia dell'Eurosummit, con la quale il Parlamento impegnava il governo in sede europea a «a mantenere la logica di pacchetto».Nel corso dei mesi, Conte è stato chiarissimo: no pacchetto, no party. Peccato che nelle conclusioni dell'Eurogruppo pubblicate giovedì, in realtà per l'Italia si scorgano solo le tracce del «pacco». Riguardo allo Strumento di bilancio dell'eurozona, all'Eurogruppo è chiesto di «dare seguito al mandato dei leader di fornire rapidamente un contributo alla ricerca di soluzioni adeguate per il suo finanziamento», mentre per ciò che concerne l'Edis si parla genericamente di «prosieguo dei lavori», fissando per il mese di giugno il prossimo aggiornamento. Anche sul Fondo di risoluzione delle banche, salutato dal nostro premier come una conquista, c'è ancora da lavorare. Insomma, il turbo l'Eurogruppo lo ha messo solo sul Mes. Per tutto il resto c'è il tempo: l'impegno, infatti, è quello di completare l'unione bancaria entro «l'attuale ciclo istituzionale», ovvero entro il 2024.Ecco servita in Eurovisione la figuraccia per il nostro esecutivo. Le affermazioni di Centeno, infatti, smentiscono in toto la linea portata avanti da Conte. Viene da chiedersi se il pacchetto sia mai esistito realmente, oppure se si tratti semplicemente di una scusa per tenere buoni i «ribelli» e far passare la riforma in sordina. E soprattutto che atteggiamento abbia assunto il nostro governo quando si è trattato di difendere gli interessi dell'Italia. Interpellato in merito dai nostri parlamentari nel corso dell'audizione tenutasi giovedì in commissione Bilancio del Senato, il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis ha optato per il silenzio, nonostante a quelle riunioni lui fosse presente. La verità è contenuta nei verbali, e forse è proprio per questo motivo che ci vengono tenuti nascosti.
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