2022-06-01
Mentre si corre verso la quarta dose sale la rabbia per il bavaglio a scuola
Dopo il mantenimento della mascherina durante le lezioni, Roberto Speranza si porta avanti con il prossimo diktat: l’ennesima puntura in autunno. Ma tra i genitori degli alunni cresce la protesta contro l’inutile imposizione.Vincitore indiscusso della battaglia delle mascherine (con studenti e studentesse ancora imbavagliati, e senza nemmeno il «fine pena» dell’esame di maturità), Roberto Speranza prosegue la sua guerra, e già si porta avanti con il prossimo obiettivo: la quarta dose. Ragionevolezza suggerirebbe (prima) di verificare se ci saranno o no vaccini aggiornati, (poi) di capire se le ultime varianti risulteranno efficacemente affrontate o meno, (quindi) di fare i conti con i dati che attestano oggettivamente una non buona performance della terza dose per diverse fasce di età, e (infine) di eventualmente proporre (non imporre) il vaccino alle categorie di età più indicate, senza obblighi per nessuno. Ma c’è da temere che la consecutio logica e cronologica non sia rispettata, e che si possa aprire una campagna autunnale dai contorni vaghi: e infatti, a corroborare questo timore, da settimane già è partita una surreale discussione sulla quarta dose. Parlando all’ambasciata di Francia, ieri Speranza si è tenuto vago, ha auspicato «che ci possa essere un nuovo vaccino adattato alle varianti in autunno», si è riservato valutazioni future «con la comunità scientifica», e intanto ha proposto un evergreen del suo repertorio, e cioè l’appello alla vaccinazione per anziani, fragili e ospiti delle Rsa: «È importante essere protetti. Quanto all’aggiornamento del vaccino, il processo non è ancora chiuso e abbiamo bisogno che il nuovo vaccino venga formalmente acquisito dalle agenzie regolatorie e solo in quel momento potremo fare valutazioni definitive».Intanto la vicenda delle mascherine, dai contorni obiettivamente vessatori, ha conosciuto ieri un’altra pagina surreale. Uno spiacevolissimo episodio si è verificato in Abruzzo, a Pescara, dove un bimbo di quarta elementare (nove anni) si è tolto la mascherina e non l’ha rimessa. Risultato? Convocazione dei genitori per portar via il ragazzino. A dare questa versione è stato Nico Liberati, del comitato No green pass Abruzzo, secondo il quale un episodio analogo sarebbe già avvenuto il giorno precedente. Ecco la sua ricostruzione: «Il genitore è stato costretto ad andare a riprendere il bambino, visibilmente sconvolto. Questo episodio, come l’uso stesso della mascherina negli istituti scolastici e con questo caldo, ci sconcerta. Per quanto ci riguarda, ce ne occuperemo con la massima determinazione, ci auguriamo peraltro che le modalità dell’allontanamento non siano state traumatiche anche per gli altri bambini costretti ad assistere tanta inopinata insensibilità». Liberati ha inviato una Pec all’istituto, sottolineando che «sono stati allontanati coattivamente dei bambini durante lo svolgimento della attività scolastiche nel periodo dell’obbligo», diffidando «il responsabile, nella persona del dirigente scolastico, ad adottare il principio di precauzione», e chiedendo una verifica dei due episodi per capire «se le procedure di allontanamento coatto dall’istituto siano conformi alla normativa ed alle procedure vigenti». Ma, doverose verifiche a parte, resta un’osservazione di elementare buon senso: è ragionevole colpevolizzare platealmente un bimbo di nove anni per questo motivo? Sta di fatto che in giro per l’Italia la protesta cresce. A Bologna (lo riferisce l’edizione locale di Repubblica), presso la scuola elementare San Domenico Savio del quartiere Savena, 38 famiglie hanno assunto iniziative legali contro l’imposizione della mascherina perfino in cortile durante la ricreazione: «I nostri figli devono tenere la mascherina anche mentre corrono e giocano per la ricreazione, in uno spiazzo di cemento, con 30 gradi». Già il 18 maggio i genitori avevano scritto alla scuola e pure al sindaco Matteo Lepore, ma senza ricevere risposta: «Non abbiamo avuto riscontri alla nostra lettera, ma noi non molliamo. Perché se è stabilito che le mascherine non sono più obbligatorie all’aperto, questo deve valere anche per il cortile di una scuola». Altra tensione pure in provincia di Sondrio, dove, come riferisce Il Giorno, ha preso carta e penna un nutrito gruppo di genitori (500 firme): «Siamo fortemente preoccupati per il persistere dell’obbligo della mascherina a scuola. Ci sembra incredibile che in una situazione nazionale di fine emergenza pandemica, con la caduta dell’obbligo di mascherina perfino in tanti locali chiusi (dai bar ai ristoranti, ai supermercati, mentre si balla in discoteca...), a scuola si continui a richiedere l’uso della mascherina». Va ricordato che il tema dell’obbligo di mascherina a scuola è stato anche oggetto di un ricorso del Codacons al Tar del Lazio, basato sulla «manifesta sproporzione del provvedimento e l’illegittima disparità di trattamento tra luoghi pubblici».Ma sullo sfondo resta un’altra notazione di buon senso: se da oggi, primo giugno, non serve né tampone né green pass per chi - italiano o no - venga dall’estero in Italia, perché ragazze e ragazzi devono ancora rimanere imbavagliati fino alla fine dell’anno scolastico?
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