2020-03-15
Mentre l’Europa impiccava Atene Padoan stroncava il voto dei greci
L'ex ministro Yanis Varoufakis pubblica online le registrazioni del 2015 dell'Eurogruppo sul crollo del Paese: per la prima volta nella storia viene svelato il contenuto di alcuni incontri, sempre coperti dal segreto di Stato.Nemmeno l'epidemia di coronavirus ha fermato Yanis Varoufakis. L'ex ministro delle Finanze greco ha mantenuto la parola data qualche settimana fa e ha pubblicato ieri gli audio e le trascrizioni delle segretissime riunioni dell'Eurogruppo e del gruppo di lavoro dell'Eurogruppo alle quali ha partecipato nella prima metà del 2015. Un'iniziativa che ha attirato le ire del commissario agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici, il quale ha definito «metodi criminali» quelli utilizzati da Varoufakis. Le riunioni dell'Eurogruppo sono riservate e i verbali non possono essere divulgati.Ma la mossa ai limiti della legalità dell'ex ministro ellenico rappresenta una svolta epocale. Per la prima volta siamo in grado di sbirciare dal buco della serratura della stanza dei bottoni dell'Eurozona, quella dove si discutono e approvano le politiche che influenzano le vite di oltre 300 milioni di cittadini. Quando Varoufakis approda all'Eurogruppo, la crisi greca è ormai al culmine. Dopo anni di crisi e austerità, il neoeletto governo guidato da Alexis Tsipras si presenta alla corte della Troika. Scopo: negoziare le dolorosissime condizioni volte a scongiurare l'uscita del Paese dalla moneta unica. In quei mesi il ministro greco cercò, senza successo, di evitare che la sua nazione accedesse al terzo programma di aiuti finanziari da parte delle istituzioni europee, dopo quelli del 2010 per 110 miliardi e del 2012 per 130 miliardi. Quei soldi erano stati utilizzati in larga per ricapitalizzare le banche greche, messe in grado di rimborsare i prestiti contratti prevalentemente con le banche francesi e tedesche. Le condizioni per accedere a nuovi fondi erano durissime: avanzo primario di bilancio pari al 3,5% del Pil, riforme del mercato del lavoro, riforme dei servizi pubblici, riforme del mercato interno, taglio delle pensioni, inasprimento delle tasse.Lo scorcio offerto da Yanis Varoufakis conferma i peggiori timori della vigilia. Fa impressione ascoltare dalla viva voce di Pierre Moscovici (Eurogruppo del 24 aprile a Riga) che «abbiamo visto poca ambizione, in alcune riforme chiave come quella del mercato del lavoro, delle pensioni, o la moratoria sulle aste immobiliari», infatti il suo obiettivo era quello di accelerare le esecuzioni immobiliari per aiutare il recupero dei crediti da parte delle banche. Sulla stessa lunghezza d'onda anche il presidente della Bce Mario Draghi (Eurogruppo del 24 febbraio) che si preoccupava «che il governo greco non facesse marcia indietro sulle riforme promesse» e «non introducesse alcuna nuova moratoria sulle aste delle abitazioni». Il fronte dell'austerità è compatto e ruota intorno al ministro tedesco Wolfgang Schäuble e alla sua corte. Nella quale spicca il lituano Rimantas Sadzius che, sempre a Riga, si scatena in una durissima reprimenda: «Le pensioni greche sono insostenibili… questo Paese ha vissuto al di sopra dei propri mezzi, e quindi non ne fate una tragedia. È un naturale adeguamento dell'economia e questo nuovo sentiero di aggiustamento è sostenibile. Anche la Lituania lo ha fatto nel 2009, quando abbiamo perso un terzo delle entrate per la crisi finanziaria. Abbiamo speso ciò che ci era consentito dalle risorse disponibili e abbiamo tagliato il resto». Il 22 giugno a Bruxelles è il turno di Klaus Regling, capo del Meccanismo europeo di stabilità. Varoufakis sta proponendo una nuova ipotesi di accordo che coinvolge Bce e Mes, e il tedesco risponde che «il Mes è sprovvisto di strumenti adeguati, lo strumento che abbiamo disponibile sono i prestiti sotto condizionalità… ma non possiamo “fare" 27 miliardi in un mese, ci sono dei limiti a quanto possiamo fare in così breve tempo». Se qualcuno avesse dei dubbi sull'efficacia nulla del Mes, queste parole dovrebbero servire a dissiparli. L'unico attore in grado di intervenire nel giro di poche ore, infatti, è la Bce. Ancora Regling a Riga respinge le proposte greche sostenendo che «esse vanno a favore delle famiglie indebitate e delle imprese, ma a noi interessa rafforzare le banche». Nella stessa riunione Draghi si unisce al coro dei ministri e chiede «riforme strutturali e delle pensioni». In tutto questo il ministro italiano Pier Carlo Padoan recita un ruolo di secondo piano, attento a non urtare la suscettibilità del dominus tedesco. Interviene in due sole occasioni. «Non prendiamoci in giro» è la sua esclamazione quando diviene chiara l'ampiezza del programma di riforme che si vuole sottoporre ai greci. Poi, nell'imminenza del referendum di luglio sul pacchetto di riforme lacrime e sangue, comunica a Varoufakis la sua contrarietà all'idea di rivolgersi ai greci: «Ascoltando la discussione, aumenta la mia confusione su quale sia la strategia delle autorità greche. Siamo davanti al diritto dei greci di decidere con un referendum su una proposta. Ma quale proposta? Posso chiederti se descriverai tutte le misure e le alternative al popolo greco? E cosa accade se essi concordano su alcune e non concordano su altre? Sono ancor più perplesso dal fatto che il governo sosterrà il no, anziché il sì. E se vincesse il sì? È un voto di sfiducia per il governo? Infine, intendi illustrare ai greci le conseguenze dell'esito del referendum, quale esso sia, o pensi di dire che con il referndum si risolva tutto?».Gli stralci riportati rappresentano la punta dell'iceberg di una documentazione assai estesa, tuttavia ci sono alcuni aspetti che saltano all'occhio. La natura stessa dell'Eurogruppo, innanzitutto, che si conferma una sorta di «oggetto non identificato» al riparo da qualsiasi controllo esterno. I nostri lettori ricorderanno la battaglia condotta dalla Verità per ottenere i verbali delle riunioni nelle quali si sono decisi i termini della riforma del Mes. Nisba. Vige il segreto più assoluto. Secondo, l'atteggiamento passivo dell'Italia, che in occasione dell'Eurogruppo si è limitata a giocare un ruolo subalterno. E se domani anche noi dovessimo trovarci in una situazione del genere? Ma ciò che esce demolita dalle trascrizioni diffuse ieri è l'idea stessa di solidarietà europea. Un concetto che risulta ormai svuotato di ogni senso.
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello (Imagoeconomica)
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello: «Dopo il 2022 il settore si è rilanciato con più iscritti e rendimenti elevati, ma pesano precariato, scarsa educazione finanziaria e milioni di posizioni ferme o con montanti troppo bassi».