2019-03-25
Mentre il Pd si danna per lo ius soli, clandestino violenta una diciottenne
Guineano irregolare e pregiudicato abusa di una ragazza appena fuori dalla discoteca nel parco di Torino. I dem fingono di non vedere il problema, Beppe Sala tifa per il passaporto agli stranieri: «Ne discuta il Parlamento». Una serata alla discoteca Life, nel centro a Torino. E poi quella brutta idea di non andare subito a casa, ma di fermarsi con un amico su una panchina del parco Valentino. Dovrebbe essere normale e sicuro potersi attardare lungo le rive del Po per fare due chiacchiere. Ma così non è, come raccontano i fatti accaduti nella notte tra sabato e domenica.La ragazza, italiana, 18 anni appena compiuti, era seduta in compagnia di un conoscente, quando dal buio è spuntato un uomo. Un uomo robusto, di colore. Non voleva spacciare droga né rapinarli. Peggio. In mano brandiva un collo di bottiglia: ha minacciato i due e poi allungato le mani sulla giovane. Non è riuscito ad andare fino in fondo per mancanza di tempo: il buttafuori del Life ha notato la scena e chiamato la polizia che, essendo di pattuglia in zona, è intervenuta istantaneamente scongiurando conseguenze ancor più gravi. Ma sono stati attimi orrendi, il bruto ha abusato di lei: la diciottenne è stata trovata dagli agenti ferita, piangente, senza scarpe e con il vestito strappato. Quindi è stata ricoverata in stato di choc al pronto soccorso dell'ospedale Cto, dove ai medici continuava a ripetere: «Ero al Valentino, mi hanno violentata».E l'aggressore? Lo hanno scovato i poliziotti della volante, si era nascosto dietro un cespuglio lungo gli argini del fiume. Sperava di sfuggire, ma è stato arrestato con l'accusa di violenza sessuale: è un delinquente venuto dalla Guinea, irregolare e con precedenti penali. Ci si domanda come mai fosse libero di aggirarsi per la città a caccia di vittime.Come ci si domanda come mai l'autista senegalese di Crema, questo con la fedina macchiata da abusi su minore e guida in stato di ebbrezza, si trovasse al volante di uno scuolabus carico di 51 bambini che desiderava ardere vivi. Domande che non possono restare senza risposta.Episodi diversi, in quello di Torino non c'è matrice terroristica né vendetta contro le politiche migratorie del governo, però hanno un comune denominatore: i protagonisti sono entrambi stranieri. Per la precisione africani. Un dato di fatto che nulla ha a che vedere con la barbarie razzista. Che qualcosa non funziona è chiaro anche ai sostenitori d'accoglienza e integrazione. Non cambia nulla che l'autista dello scuolabus abbia o meno la cittadinanza. Non basta un passaporto a fare un buon italiano, non è sufficiente farsi chiamare da tutti Paolo anziché Ousseynou.Mentre la cronaca della vita reale racconta di una violenza al Valentino e di una tentata strage di ragazzini sulla Paullese, il dibattito impazza proprio sullo ius soli. Che la sinistra non fece e che ora pretenderebbe fosse approvato dal governo Lega-M5s. Il motivo lo ha spiegato nel suo editoriale Maurizio Belpietro: il Partito democratico, stremato e terrorizzato dalla continua erosione di consensi, spera di recuperare voti puntando sugli stranieri. Che sono tanti.Così nel mirino è finito ancora una volta il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Reo di aver risposto a Rami, il ragazzino eroe di origine egiziana che ha chiesto la cittadinanza per sé, i suoi compagni coinvolti nel dirottamento del bus e tutti i nati sul suolo italiano. Queste le parole del vicepremier: «Vorrebbe avere lo ius soli? È una scelta che potrà fare quando verrà eletto parlamentare». Ieri il leghista ha aggiunto: «Spero di incontrare il ragazzo», ma ha ribadito: «Lo ius soli non è un biglietto del luna park».Concetto che non piace a Beppe Sala, sindaco di Milano, dove - per fornire una nota di cronaca- qualche giorno fa una baby gang di latinos ha compiuto cinque violente rapine in due ore. «Io non voglio mettere il cappello su questi fatti, perché i temi sono complessi», commenta il primo cittadino, «certo la battuta di Salvini mi sembra una risposta che non ha senso. È un modo per sfuggire al dibattito. Adesso si riparlerà dello ius soli che è una questione significativa. Giusto che ne discuta il Parlamento, quindi io voglio evitare di cavarmela con delle battute, ma certamente c'è un tema di tanti ragazzi che sono nati in Italia e vivono la nostra cultura. l destino di Milano è di essere una città aperta», conclude il sindaco, «una volta eravamo aperti verso gli altri italiani, oggi abbiamo allargato l'orizzonte». A rincarare la dose su Facebook è il suo assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino: «Salvini che dice a Rami di farsi eleggere, è veramente un penoso poveraccio, ancora una volta protagonista di un comportamento degno di un bullo», attacca Majorino, «fa bene il Pd a rimettere al centro, con Nicola Zingaretti, la battaglia dello ius soli, che abbiamo sciaguratamente abbandonato quando governavamo. Credo che a Milano e nelle altre città servano attribuzioni simboliche di cittadinanze ai nostri piccoli e giovani concittadini». A cospargersi il capo di cenere, sulla mancata realizzazione dello ius soli, si aggiunge via social anche il deputato dem Matteo Orfini: «Allora il reggente del Pd ero io. Ed evidentemente non ebbi la forza politica d'imporre al governo la scelta giusta», scrive in un post, «provai, ma non fu abbastanza. E di questo non finirò mai di chiedere scusa a tutti quegli italiani che oggi vedono il loro diritto alla piena cittadinanza negato». Scuse che sarebbero da estendere a una diciottenne di Torino, che ha visto negato il suo diritto a sedere su una panchina senza essere violentata.