La Germania: infettati come l’Italia

La Germania: infettati come l’Italia
Angela Merkel (Ansa)

Grazie al contributo fondamentale del nostro presidente del Consiglio abbiamo conquistato la palma di untori internazionali, riuscendo a superare, nella classifica dei Paesi da cui stare alla larga e di cui respingere i cittadini, perfino il focolaio principale del coronavirus, cioè la Cina. Gli italiani vengono messi in quarantena ovunque nel mondo, quando addirittura non sono respinti come persone non gradite. È di ieri la notizia di una nave da crociera che non è stata fatta attraccare a Phuket, in Thailandia, perché a bordo c'erano dei nostri connazionali, malgrado nessuno avesse sintomi riconducibili all'influenza cinese. In Spagna hanno rimandato a casa un disabile giunto da Verona perché proveniente da una immaginaria «zona rossa». A Londra un autista di Uber invece si è rifiutato di far salire quattro ventenni nonostante i giovanotti vivano da tempo nella capitale inglese e non facciano viaggi a casa da parecchio tempo. In pratica, intorno a noi è stato steso un cordone sanitario che ci impone l'isolamento.

E tuttavia, nonostante la nostra classe politica si sia data un gran da fare per pubblicizzare l'epidemia da coronavirus nel mondo, ottenendo in premio un grafico della Cnn che mostra come il contagio sia partito dall'Italia, i veri untori non siamo noi. Già, mentre da noi il primo caso rilevato risale al 20 di febbraio, quando il famoso paziente zero ha fatto il suo ingresso all'ospedale di Codogno, altri sono arrivati prima di noi e forse proprio a loro si deve la diffusione del virus nel resto d'Europa, Italia compresa. Nei giorni scorsi, nel silenzio generale, abbiamo raccontato il caso Webasto, ossia l'azienda tedesca in cui si è registrato il primo caso di contagio da coronavirus. Nella sede bavarese del colosso dell'automotive germanico un dipendente venne contaminato da una collega arrivata dalla Cina già intorno al 20 gennaio, cioè circa un mese prima che a Codogno si scoprisse che un manager dell'Unilever avesse il Covid-19. Secondo le ricostruzioni del New England journal of medicine, il dirigente dell'industria di componentistica nel settore delle auto avrebbe partecipato ad alcuni incontri di lavoro con la corrispondente giunta da Pechino e il 24 di gennaio avrebbe iniziato ad avere i primi sintomi della malattia, ma, non rendendosene conto, aveva continuato a lavorare, infettando alcuni suoi colleghi. Una volta scoperto, i tedeschi non avevano dato grande pubblicità al fatto. Né qualcuno aveva indagato per scoprire se il dirigente avesse avuto contatti con altri e con l'Italia. O se li avesse avuti qualcuno con cui lui era entrato in contatto. Certo è che, come abbiamo raccontato ieri, la Webasto nel nostro Paese ha due sedi e dalle prime analisi il ceppo virale isolato in Italia ha la stessa provenienza di quello tedesco. Ieri la Germania, attraverso il proprio ministro della Salute, è stata costretta ad ammettere di avere una situazione simile alla nostra, dichiarando che la maggior parte dei casi da coronavirus non è d'importazione, cioè del contagio non si può dare la colpa a noi, come invece all'inizio qualche crucco ha cercato di fare. In Westfalia sono stati costretti a chiudere le scuole, esattamente come si è fatto in Lombardia e Veneto e ora nel resto d'Italia.

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vannia gava
Vannia Gava (Imagoeconomica)
Il viceministro dell’Ambiente: «Siamo un Paese manifatturiero: imitare Madrid sarebbe una tragedia. La sicurezza la dà il gas».
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Invece che occuparsi dei veri problemi, il segretario della Cgil fa il leader della sinistra

Warren Buffett, l’addio dell’Oracolo: il genio che amava i giornali, McDonald’s e la pazienza
Warren Buffett (Ansa)

Alle soglie dei 95 anni, Warren Buffett si prepara a chiudere un capitolo della finanza globale. L’«Oracolo di Omaha», come è universalmente conosciuto per la sua capacità di anticipare il mercato con saggezza e semplicità, ha annunciato che lascerà la guida della Berkshire Hathaway entro la fine dell’anno, affidandola al suo braccio destro Greg Abel.

genocidio armeni
Il genocidio degli Armeni iniziato il 24 aprile 1915 (Getty Images)
  • La coscienza occidentale ha rimosso la strage del 1915. Eppure con quei perseguitati l’Italia ha un rapporto speciale, tra fede e cultura. E secondo la Bibbia l’intera umanità affonda le sue radici sulla cima dell’Ararat.
  • Lo studioso ebreo Vittorio Robiati Bendaud, autore di un libro sul massacro compiuto dai turchi: «In comune c’è il ruolo della Germania e alcuni pregiudizi tipici dell’antisemitismo. In Occidente la Chiesa non simpatizzava con i cristiani d’Oriente, a parte eccezioni come Benedetto XV».
  • La questione armena irrompe nel conclave. Può essere uno dei fattori decisivi per bloccare l’ascesa al soglio pontificio di Pietro Parolin e promuovere il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa.

Lo speciale contiene tre articoli.

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