2021-08-18
Mense nel caos e poveri alla fame
La denuncia della Federazione sindacale della Polizia: «Niente green pass, niente pranzo in mensa per gli agenti».
Non si placa la protesta per il documento obbligatorio nelle aree pranzo. È insensato per chi lavora otto ore insieme. Grossi problemi per i refettori gestiti dal volontariato.Carta verde o cartina di tornasole per smascherare il pensiero unico del virus? Il caos sulle mense e l'obbligatorietà del green pass che il governo ha ribadito con una «Faq» sta scatenando una tempesta di contraddizioni, oltre a una protesta che monta di ora in ora. Il caso più clamoroso è quello che riguarda migranti irregolari e senza tetto: le mense caritatevoli non possono più accoglierli. I metalmeccanici (Fiom, Fim, Uilm) in una nota scrivono: giù le mani dalle mense che sono regolate dai contratti di lavoro e sono luoghi di lavoro, no a scelte unilaterali. Ce l'hanno col più strenuo difensore del teorema «panino e vaccino», che è il più operaista - in teoria - dei ministri, ovvero Roberto Speranza. La nota delle tute blu sostiene che «in queste ore alcune imprese nazionali e multinazionali stanno procedendo senza confronto con iniziative unilaterali su un punto fondamentale: il diritto alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e l'accesso alle mense. Non accetteremo mai nessuna disparità di trattamento fra luoghi di lavoro e mense». Del pari, per i metalmeccanici è «inaccettabile la mancanza di chiarezza normativa, le mense sono un luogo di lavoro e sono tutelate dai contratti di lavoro». Perciò la richiesta dei sindacati è convocare i comitati Covid «in ogni azienda. Il costante tracciamento attraverso i tamponi a carico delle aziende per i lavoratori garantisce il green pass». E già il fronte si fa molto caldo: a Trieste, per dirne una, il Gruppo Arvedi richiede la carta verde per la mensa e la Uilm risponde: «Così si alimenta la guerra tra poveri». Un problema serio per il sindacato. Lo indica l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano (Pd) e consigliere dell'Inail: «Per il mondo del lavoro avrei due suggerimenti: compiere un passo avanti con la vaccinazione obbligatoria per chi svolge una attività a contatto con il pubblico; prendere decisioni razionali circa l'uso del green pass nelle aziende: cosa che non sta avvenendo. Se i Protocolli dell'aprile 2020 stipulati dalle parti sociali, che hanno assunto la forza di legge, valgono per l'intero perimetro aziendale, in esso sono comprese anche le mense. La richiesta di green pass per l'accesso ai locali mensa a lavoratori che già convivono in turni di otto ore, è una sciocchezza irrazionale. Se è così si abbia il coraggio d'imporre la vaccinazione». Sul piede di guerra contro il green pass ci sono tutti i sindacati delle forze dell'ordine; dalla Polizia ai Carabinieri fino alle rappresentanze dell'Esercito tutti dicono la stessa cosa: è insensato farci operare fianco a fianco e poi non farci usufruire delle mense. Si agitano ancora le imprese di ristorazione collettiva che nelle prossime settimane rinnoveranno gli appalti per la fornitura dei servizi. Ci sono problemi di costi, i pasti aumenteranno di prezzo, di occupazione - le imprese temono un calo di domanda e non sanno quanto personale chiamare - e normativi sui controlli. Carlo Scarsciotti, presidente Oricon, Osservatorio ristorazione collettiva, nota: «La decisione del governo rischia di scaricare sulle aziende della ristorazione una responsabilità troppo grande e frutto di una diatriba che non ci riguarda. Le mense sono adibite all'interno di spazi messi a disposizione dalle aziende, le stesse aziende dove i lavoratori accedono al proprio luogo di lavoro senza alcun obbligo di certificazione». E dunque no ai controlli. Ma la contraddizione forse più stridente è quella che si vive nel volontariato. Il Vaticano è stato il primo a imporre il green pass, ma le Caritas e le mense assistenziali d'Italia sono in rivolta. A Terni la Diocesi ha emanato un avviso per cui per accedere alla mensa della Caritas e ai dormitori è necessario il green pass: chi non ce l'ha sarà servito in un'area picnic. A Verona il caso lo pone la cosiddetta «mensa degli invisibili». Sostiene Fulvio Soave: «Qui da noi un piatto di pasta non si nega a nessuno, ma con il green pass non possono più accedere al refettorio. Ci attrezzeremo con i gazebo, ma non è possibile una tale discriminazione. E appena fa freddo che facciamo? Tra i nostro ospiti sono pochissimi i vaccinati, tanti sono stranieri irregolari e vaccinarli è complicatissimo». A Trento la Provincia ha deciso che i senzatetto sono lasciati fuori dalle strutture di accoglienza perché non hanno il green pass. La ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, che molto si vanta di controlli e repressione per il green pass, provi a rispondere se cacciare dalle mense i migranti è una buona politica dell'accoglienza.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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