2023-03-01
Meno atlantismo e flirt con Pechino. I dem a rischio isolamento nell’Ue
Lo spostamento a sinistra rende meno appetibile al Ppe il rinnovo dell’opzione Ursula.Siamo sicuri che la vittoria di Elly Schlein aiuterà il Pd sul piano internazionale? Non è detto che le cose vadano così. Anzi, a dirla tutta, è oggettivamente improbabile. Il neo segretario si sta spostando sempre più verso i 5 stelle e farà prevedibilmente crescere l’influenza della sinistra dem. Il che, sotto il profilo europeo, significherà rinsaldare l’appartenenza al Pse. Un Pse che tuttavia rischia di ritrovarsi marginalizzato. Perché? È presto detto. L’attuale governo italiano è una sorta di laboratorio politico in cui si sta lavorando a una nuova maggioranza tra Ppe e Ecr in vista delle europee del 2024. Un progetto benedetto anche dagli americani, che guardano al Pse con sospetto per le sue storiche posizioni filorusse e filocinesi. Il Pd quindi potrebbe risentire di questa situazione soprattutto ora che i suoi esponenti più atlantisti sono usciti internamente indeboliti dalla vittoria della Schlein. È del resto assai improbabile che nel 2024 possa riformarsi una «maggioranza Ursula». Un tale quadro rende assolutamente verosimile lo scenario di un Pd isolato in Europa (o comunque collocato in una posizione di scarsa rilevanza politica). D’altronde, un secondo aspetto da considerare è la posizione che la Schlein avrà sulla Cina. Il nuovo segretario dem aveva incassato parole di stima da parte di Goffredo Bettini, che non è esattamente un profilo atlantista e che è stato il grande regista del governo giallorosso (probabilmente l’esecutivo più filocinese della storia italiana). Una significativa apertura di credito alla Schlein è arrivata ieri su Repubblica anche da Romano Prodi, che è un notorio fautore del dialogo tra Occidente e Cina. Tra l’altro il nuovo segretario dem aveva ricevuto anche l’appoggio delle sardine (che certo non sono estranee agli ambienti dell’ex premier bolognese). È quindi abbastanza probabile che il nuovo capo del Pd terrà una linea soft nei confronti di Pechino. E, per capirlo, basterà attendere la sua posizione sul rinnovo del controverso memorandum sulla Nuova via della Seta. Fermo restando che, al di là della Schlein, i governi a guida Pd hanno avvicinato Roma a Pechino (soprattutto l’esecutivo presieduto da Paolo Gentiloni, il quale avviò di fatto il processo che avrebbe portato il nostro Paese nella Nuova via della Seta). Anche nei rapporti con gli Usa emergono dubbi. La posizione espressa dalla Schlein sull’invasione russa dell’Ucraina è molto ambigua. Il che potrebbe essere fonte di preoccupazione a Washington. Un altro fattore che potrebbe isolare il nuovo Pd dal punto di vista internazionale, accreditando al contempo ulteriormente Giorgia Meloni agli occhi dell’establishment politico statunitense (anche democratico). D’altronde, la benedizione americana nei confronti del progetto di un’alleanza tra Ecr e Ppe nasce proprio dall’esigenza (bipartisan) di poter contare su un blocco europeo saldamente atlantista, senza ambiguità e tentennamenti di sorta. Una posizione, questa, che la Schlein non è in grado di garantire sia per storia politica personale sia per la sua volontà di giocare di sponda con i grillini. Un elemento, lo abbiamo visto, che la porta ad essere fredda nei confronti degli Stati Uniti e potenzialmente favorevole a posizioni filocinesi. Il punto è che, dovesse imboccarla, questa strada rischierebbe di azzoppare ulteriormente il Nazareno, qualora nel 2024 arrivasse un repubblicano alla Casa Bianca. Insomma, il Pd della Schlein si prospetta come lontano dall’Occidente e marginalizzato in Europa.