2025-09-21
Meloni: «Non cadiamo nella trappola. Più destra per cambiare l’Europa»
Videomessaggio del premier per l’evento di Ecr organizzato da Marion Maréchal. Sentito omaggio a Kirk: «Ha pagato con la vita il coraggio delle sue idee, non consentiremo questa spirale di violenza».Lo sfondo è verde, rigoglioso, probabilmente un giardino o un terrazzo. Giorgia Meloni si presenta davanti alla telecamera in camicia turchese, collo alto e bottoni chiusi, orecchini azzurri coordinati. Trucco deciso sugli occhi. Parla lentamente, in francese, scandendo le parole. Marca le «r» e usa le «n» nasali, con la volontà evidente di farsi capire da chi la ascolta a Parigi. Il videomessaggio è per l’evento dell’Ecr, i Conservatori e riformisti europei, «En Europe la droite qui gagne», la destra che vince in Europa, promosso a Parigi da Marion Maréchal, presidente del partito Identité libertés. I sottotitoli scorrono in italiano sul profilo ufficiale della premier mentre lei ricorda Charlie Kirk, il fondatore di Turning point Usa, volto di punta del conservatorismo americano assassinato per odio politico il il 10 settembre scorso. Dell’omicidio è sospettato Tyler Robinson, 22 anni, arrestato poche ore dopo il delitto. A incastrarlo un messaggio inviato al suo partner e coinquilino transgender, subito dopo gli spari. Sette i capi di imputazione: omicidio aggravato, uso illecito di arma da fuoco, ostruzione della giustizia e persino corruzione di testimoni. Quest’ultima accusa nasce dalla frase che avrebbe rivolto al compagno: «Cancella i messaggi incriminanti e non parlare con la polizia». «Voglio rendere un sentito omaggio a Charlie Kirk», afferma il premier, «un giovane uomo, un padre coraggioso che ha pagato con la vita il coraggio delle sue idee e il prezzo della sua libertà». E continua: «Il suo sacrificio ci ricorda ancora una volta da che parte stanno la violenza e l’intolleranza e voglio dire forte e chiaro a tutti i seminatori di odio, quelli che passano la loro esistenza a demonizzare l’avversario politico e poi a fare distinguo ipocriti, giustificando persino i crimini più efferati, che noi non cadremo nel loro gioco sporco, non consentiremo loro di trascinare le nostre nazioni in questa spirale di odio e violenza». Poi arriva il messaggio. Fermo: «Non ci lasceremo intimidire e continueremo a lottare con la forza tranquilla delle nostre idee, è lo spirito che mi guida da quando ho assunto l’incarico più importante della mia vita, secondo solo a quello di madre, quello di guidare il governo italiano». Il video non è un saluto di circostanza. È pieno di passaggi politici: «Ho sempre pensato che fosse indispensabile lottare in prima linea per affermare la propria visione del mondo», dice la Meloni. «Ed è proprio per questo che voglio rendere un sincero omaggio a Kirk». Il discorso prende slancio. La premier allarga lo sguardo oltre l’Italia. Cambia registro e punta l’obiettivo sugli alleati. «Cara Marion e cari amici di Identité Libertés e dell’Ecr party, grazie per aver organizzato questo importante evento e per averlo intitolato “La destra che vince”». Qui la premier allarga il discorso: «Noi, a tutte le latitudini, siamo pronti ad assumerci la responsabilità del governo. In alcuni casi, come in Italia, è già capitato. In altri ci vorrà più tempo. In alcuni sarà più facile, in altri difficilissimo. Ma noi siamo sempre pronti e capaci di farlo». È la parte più identitaria del videomessaggio, quella in cui rivendica risultati e metodo: «Nel 2022 abbiamo vinto perché abbiamo rimesso la politica al centro, ci siamo presentati alle elezioni con una coalizione e un programma comune. Abbiamo rappresentato una chiara alternativa alla sinistra e messo fine a una lunga stagione di governi tecnici e di alleanze politiche tanto innaturali quanto infruttuose. In Italia abbiamo dimostrato che la destra non è solo in grado di vincere, ma è in grado di governare». Il piano si sposta sull’Europa, con un segnale diretto a Bruxelles. Qui il tono si fa programmatico: «Forti dello storico risultato ottenuto alle elezioni europee, stiamo cercando di cambiare l’Europa. Lavoriamo per promuovere un’Europa della libertà e della sussidiarietà, che faccia meno e lo faccia meglio. Che non pretenda di livellare competenze e specificità degli Stati nazionali, che non annulli le diversità ma le sublimi in una sintesi virtuosa e più grande». E lancia il suo manifesto: «Vogliamo rendere l’Europa meno burocratica e più sovrana in ambito militare, energetico e tecnologico. Ma per ottenere tutto ciò e per cambiare in profondità l’Ue abbiamo bisogno di molti più governi conservatori al nostro fianco. Immaginatevi cosa potremmo realizzare con un ulteriore spostamento a destra dei vertici europei. L’unico modo è creare alleanze, da Roma a Bruxelles passando per Parigi e Madrid. La strada è quella dell’unità delle destre e del centrodestra, come da tempo sostiene giustamente Marion». Il suo augurio alla Francia è questo: «Spero che un giorno questo possa accadere anche da voi, per offrire finalmente un’alternativa di governo forte e credibile a milioni di francesi». Chiusura da comizio, ma con tono controllato: «Dobbiamo continuare la nostra battaglia culturale, affermare con forza legami, radici e identità, come alternativa a una società liquida che cerca di annacquare tutto ciò che ci definisce. Comunità, famiglia, nazione, religione. E una volta chiamati ad assumere responsabilità di governo dobbiamo essere capaci di essere coerenti e fedeli agli impegni presi». La scena si chiude con queste parole: «Noi ce la stiamo mettendo tutta, in un periodo davvero incredibile, per tutte le sfide e le minacce che siamo chiamati ad affrontare ogni giorno. Ma, credetemi, ci stiamo togliendo molte soddisfazioni». È il colpo finale, un avvertimento più che un saluto: la destra italiana esiste e detta la linea.
Papa Leone XIV (Ansa). Nel riquadro don Nicola Bux.