2023-02-11
Con i medici in pensione a 72 anni non si riparano i danni di Speranza
Dottori di base e pediatri potranno scegliere di ritirarsi più tardi. Ma l’idea della maggioranza è insufficiente ad arginare la carenza di sanitari. Proposta da Fdi la proroga degli incarichi provvisori agli specializzandi.Tra gli emendamenti al decreto mille proroghe approvati in commissione Bilancio in Senato spunta una novità per i medici di base e i pediatri di libera scelta. Entrambe le categorie, se lo vorranno, potranno decidere di rimanere a lavorare fino a 72 anni di età. La proposta arriva dalla maggioranza con l’obiettivo di tamponare una situazione completamente fuori controllo ereditata dall’ex ministro della Salute Roberto Speranza. Sia il numero dei medici di famiglia che quello dei pediatri di libera scelta è completamente insufficiente a coprire le necessità del territorio. Per i pediatri la media nazionale è di 1.000 pazienti per medico: a Torino ce ne sono addirittura 1.320, a Brescia 1.482, a Caserta 1.157. La situazione non migliora per i medici di base: il record in questo caso lo detiene Bolzano, con più di 1.500 pazienti per medico. E ancora Bergamo viaggia sulle stesse cifre, così come Brescia e subito sotto Caserta e Perugia. Non mancano poi i casi di cronaca che riportano di mancanza vera e propria. Nelle Marche a fine 2022 mancavano 147 medici di medicina generale. Nel territorio dell’Ulss 7 Pedemontana, nell’alto Vicentino, ne mancano 34. In Salento anche 2.000 pazienti si sono ritrovati senza medico che li seguisse. Insomma, il problema tocca tutti i territori d’Italia e si potrebbe andare avanti per righe e righe facendo l’elenco dei territori in difficoltà. Senza dubbio l’innalzamento dell’età pensionabile servirà a prendere un po’ di tempo, ma è stato fortemente criticato. Inizialmente il provvedimento voleva comprendere tutti i medici, ma era stato giudicato «improponibile» dalle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato. Alla fine il via libera c’è stato solo per queste due categorie, ma la reazioni delle associazioni e dei sindacati non si sono fatte attendere. «L’ossessione di riproporre una norma inaccettabile - denuncia l’Intersindacale della dirigenza medica, Anaao assomed - aaroi-emac - fassid (aipac-aupi-simet-sinafo-snr) - fp Cgil medici e dirigenti Ssn - Fvm federazione veterinari e medici - Cisl medici - la dice lunga anche sull’incapacità a trovare soluzioni strutturali alle criticità del nostro Sistema sanitario, che vive ormai nella totale assenza di programmazione». La reazione dei diretti coinvolti, invece, sembra essere positiva. Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) ha detto: «Così si riesce guadagnare un po' di tempo rispetto alla carenza di professionisti nelle zone disagiate. In secondo luogo, se questo accade in maniera più allargata, si può avere un effetto positivo sui prossimi anni, in relazione agli equilibri previdenziali». È chiaro infatti che dal loro punta di vista la preoccupazione maggiore è sul piano delle pensioni: «Lo sbilanciamento attuale tra medici di famiglia in entrata e in uscita» - conclude - «è di 10.000 professionisti. Sul piano previdenziale è difficile da sostenere se le cose restano così come stanno».L’innalzamento dell’età pensionabile insomma è utile, ma non convince. Più lungimirante invece l’emendamento proposto da Lavinia Mennuni, senatrice di Fratelli d’Italia sulla proroga dei laureati in medicina abilitati ad assumere incarichi provvisori o di sostituzione di medici in medicina generale. Nonché la possibilità per i medici iscritti al corso di specializzazione in pediatria, durante il percorso formativo, di assumere incarichi provvisori o di sostituzione dei pediatri di libera scelta convenzionati con il Servizio sanitario nazionale. Una risposta che sì, tampona il problema della carenza di professionisti, ma che allo stesso tempo inserisce giovani medici a cui viene anche fornita un’opportunità formativa e di crescita. La differenza è sostanziale, perché se da un lato si tengono a lavorare medici anziani e stanchi, dall’altra invece si immettono nel mondo del lavoro giovani forze. I giovani medici per altro sono i meno rappresentati nel loro settore. Attualmente, infatti, non sono in grado di fornire un riscontro circa la corretta pianificazione futura dei sistemi sanitari, né di difendere i loro diritti per una corretta formazione specialistica. Per legge, un certo numero di rappresentanti dei medici junior dovrebbe partecipare a un comitato (l’Osservatorio nazionale) che supervisiona e controlla i programmi di specializzazione in tutto il Paese. Eppure l’osservatorio si è riunito più volte senza nessuna rappresentanza. Il problema della carenza dei medici, non solo quelli di base o pediatri di libera scelta, non è un problema solo italiano. In tutta Europa si assiste a questo fenomeno da tempo. Altri Paesi però, come la Spagna hanno già agito. Lì il deficit di medici continuerà a peggiorare fino al 2027, da quell’anno in poi è previsto l’aumento di laureati a seguito della revisione del numero chiuso. Quindi dal 2027 al 2035 il deficit si ridurrà e si prevede un piccolo surplus/equilibrio. Insomma, per cambiare le cose anche in Italia ci vogliono scelte di ampio respiro e vanno fatte subito, perché gli effetti, purtroppo, si cominceranno a vedere non prima di alcuni anni.