2023-09-17
I media in tilt su Vannacci: «Parla da vecchio Dc». «No, è solo un estremista»
Roberto Vannacci (Imagoeconomica)
Il generale, autore del bestseller «Il mondo al contrario», è un alieno per la stampa che lo attacca senza riuscire però a cogliere il segreto del suo successo: il buonsenso.A proposito del generale Roberto Vannacci in Italia sta succedendo un fenomeno strano. Infatti, da una parte c’è chi sostiene che ormai è stato rovinato da se stesso diventando nella peggiore delle ipotesi una comare e, nella migliore, uno che ormai non sa più cosa dire perché ha esaurito con quello che ha scritto nel libro il suo pensiero. Dunque: non vale più nulla. È quello che da diversi punti di vista hanno scritto autorevoli colleghi come Antonio Padellaro del Fatto Quotidiano che, appunto, ha scritto a proposito di Vannacci che è passato da essere un potenziale Arcangelo Michele che, con lo spadone, «ricaccia mascalzoni, zozzoni e ricchioni all’inferno», è passato da un mesto e inglorioso tramonto, nel quale «ormai parla come un vecchio democristiano pronto per essere candidato alle prossime Europee». Un altro autorevole collega, Carmelo Caruso del Foglio Quotidiano: «i giornali, le televisioni, hanno già prosciugato Roberto Vannacci, il Generale fenomeno che si veste come Gianfranco Fini… chi credeva di aver trovato e giustamente denunciato uno squinternato Generale, omofobo, ha in realtà mandato in combustione un militare che si era spurgato con la penna».Fermiamoci un attimo su queste affermazioni che hanno molto in comune di Padellaro e Caruso. Secondo loro, quindi, il generale Vannacci, interpretando in molti casi quello che è il senso comune di molti italiani, e ripetendo le sue tesi con continuità (come del resto fa ogni autore quando è invitato a parlare del proprio libro, quindi un fenomeno del tutto normale: non ci si può aspettare da Vannacci che ci parli di Giacomo Leopardi), e anche legittima fierezza delle proprie tesi, perciò stesso sarebbe spompato. Ma perché se è già spompato, o bollito che dir si voglia, ovunque vada riempie sale, teatri, auditorium e il suo libro viene venduto in modo forsennato tanto da essere, ormai da tempo, primo nelle classifiche? Forse perché tutti vogliono leggere le Memorie di uno spompato sul tipo Le mie prigioni di Silvio Pellico? Possibile mai che gli indici di vendita del libro, che la partecipazione del popolo alle presentazioni del libro stesso e che le audience registrate durante le sue presenze in tv e radio siano così alte, sarebbe da istituire un premio nazionale intitolato «Lo spompato di successo dell’anno». E allora la spiegazione è semplice. Gli autorevoli colleghi non colgono un fatto che molti altri colleghi non colsero durante il periodo berlusconiano e cioè che Vannacci, come Berlusconi, interpretava il sentimento popolare che, ovviamente e lecitamente, può essere ritenuto sbagliato, fuorviante, banale ma popolare comunque rimane e in quanto tale, al pari di chi lo critica, ha eguale diritto al rispetto. Dovrebbe avere insegnato qualcosa l’esperienza del ventennio berlusconiano nella quale il Cavaliere è stato dato per morto un’infinità di volte (politicamente parlando) e, ciò non ostante, crescevano i consensi e ha mantenuto uno zoccolo duro non al di sotto del 10% fino in fondo.Non si può valutare il senso comune popolare primariamente rifacendosi a delle categorie intellettuali o a delle coppie di concetti del tipo: giusto -sbagliato, vero - falso, sgrammaticato - linguisticamente corretto. Il cosiddetto sentimento popolare va anzitutto descritto (per questo c’è la sociologia e ci sono le società demoscopiche), analizzato e poi valutato. Non si può valutarlo schifandolo, cioè facendo precedere il giudizio su questo fenomeno all’analisi del fenomeno stesso. Ho personalmente l’impressione che con Vannacci stiano facendo lo stesso errore che hanno fatto con Berlusconi. Ma c’è un secondo aspetto che viene fuori dalla sottoscrizione di un manifesto che ieri pubblicava Il Domani a firma di un noto linguista italiano, Massimo Arcangeli. Questo lungo manifesto - non a caso frutto del lavoro di molti sia stato guidato da un linguista -, infatti l’oggetto di questo manifesto sono le parole usate da Vannacci nel libro stesso e che hanno fatto molto discutere, tipo i nomi con i quali chiamare i gay, ancora tipo quelle relative alla normalità o meno degli omosessuali e tutto quanto la lettrice o il lettore sa perfettamente perché ne ha sentito parlare forse sin troppo. Questo appello, questo manifesto anzi, questa vera e propria petizione contro il generale Vannacci è stata inviata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E qui sta l’errore per un fatto molto semplice ma che sta alla radice, meglio, che esprime la filosofia dello Stato di diritto. Se questi intellettuali che hanno firmato questa petizione ritengono che nel libro di Vannacci ci siano delle espressioni - io stesso , con tutta franchezza avrei difeso le tesi di Vannacci, se fossi stato in Vannacci, con termini diversi -, ebbene se questi intellettuali ritengono che il libro contenga espressioni che vadano contro le leggi o ledano i diritti sottostanti alle leggi allora sulla busta che contiene l’indirizzo della petizione l’indirizzo è sbagliato: non doveva essere presidenza del Consiglio ma Procura della Repubblica. Una cosa infatti è il giudizio di opportunità su qualcosa di scritto, una cosa è l’opinione che quanto scritto sia illecito e illegale, altra cosa è il pronunciamento di un tribunale che è delegato, nelle controversie, a stabilire chi ha agito contro la legge e chi non ha agito contro la legge.Altrimenti si fa tutto un pastrocchio nel quale si mescolano giudizi etici che dovrebbero essere espressi dalle massime cariche politiche (pur legittime) opinioni comuni, opinioni di singoli intellettuali, o, come in questo caso di gruppi di intellettuali, legge, legittimità e rispetto di ambedue. È sempre pericoloso confondere il giudizio etico con una sentenza legale, a uno il libro di Vannacci può fare ribrezzo, ad un altro il libro di Vannacci può essere l’espressione delle sue convinzioni. Legittime tutte e due le posizioni perché si rimane nell’ambito delle opinioni ma se si ha il minimo dubbio che certe opinioni non siano sostenibili nell’ambito delle regole del nostro Stato, allora occorre andare innanzi a un giudice perché il giudice è l’unico legittimato a dire se quella cosa, quella espressione, quel fatto, quelle parole sono al di fuori della legge e ledono i diritti costituzionali e internazionali ormai largamente acquisiti.È ovvio che molte persone che vivono una situazione omosessuale con difficoltà e anche con sofferenza (non per incertezza sulla scelta, ma per il clima, l’ambiente nel quale sono inseriti e che li stigmatizza anche con violenza), possano essere state ferite da quanto ha scritto il generale Vannacci in questo caso occorre usare due termini sensibilità e opportunità e di questo farà i conti Vannacci con la sua coscienza. Il mio ragionamento non è su questo cioè non è giustificazionista nei confronti di Vannacci ma è un voler rimettere al suo posto la libertà di giudizio di tutti ma anche il dovere di giudizio che appartiene solo alla magistratura.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.